Roccia Ruvida: BRANDO

Posso tradire uno scetticismo da parte mia sulla buona resa di questa intervista? Ed il problema è stato solo mio e dei miei stupidi pregiudizi, segno anche di un provincialismo acuto che ho radicato nelle ossa. E questo rap targato da un giovanissimo esponente di questa nuova era tutta liquida di cose digitali, dimostra quanto ci sia oltre al mero apparire estetico spesso troppo chiudo dentro i cliché. “Selfmade” è un’autoproduzione che dal basso parte e dal bassi costruisce con le proprie mani ogni tassello di futuro. Lui è BRANDO e questo disco, credetemi se mi sono ricreduto, ha davvero tanto da regalarci… la fatica “fotonica” per noi vecchi di andare oltre gli stereotipi concetti di stile, noi che siamo legati al rap che significava degrado e periferia… la fatica “fotonica”, dicevo, significa anche un premio alla vita per il tempo che arriverà poco dopo. E la sua umiltà ripaga anche solo lo sforzo di averci provato…

Beh ci sono stili così ferrei dentro i loro cliché che sfoggiano solo contraddizioni. Parlate di farcela, di personalità, di indipendenza e di tanto altro… ma poi fate dischi tutti uguali, con lo stesso modo di dare forma al flow, con gli stessi suoni, con le stesse parole scomode alle orecchie pulite delle mamme… insomma, timbrica di voce a parte, dove sta la personalità di un disco come “Selfmade”?

Fare dischi tutti uguali non è il mio caso, anche perché in quest’ultimo ogni base è molto diversa da tutte le altre, il mio flow pure si adatta ad ogni canzone e per ogni argomento, se generalizzi ti capisco, anche io intorno a me non vedo Rapper di grande spessore 😉

Se parli di parolacce sono stato abbastanza pulito e composto nello scrivere, in “MARIA ” non ne dico nemmeno una di parolaccia, nelle altre servono per dare colore ed enfasi, poi facciamo tanto i buonisti in Italia quando ascoltiamo canzoni inglesi che dicono le cose più sconce ma nessuno ne parla perché non conoscendo (voi) l’inglese ne siete all’oscuro.

La personalità di un disco come “Selfmade” è gia solo il fatto di fare un disco del genere, senza aiuti o sostegno, mi son messo in gioco e ho creato da zero il mio prodotto, il mio disco, il mio biglietto da visita, ho variegato con le basi e quindi anche i generi, mi sono immerso in ogni singolo concetto e argomento e l’ho espresso nel migliore dei modi. Ogni mio progetto nuovo può solo essere meglio di quello passato.

E poi, domande che mi piace fare sempre, tanto denunciate il sistema però poi tutti dentro al sistema state… spotify in primis… o sbaglio?

Spotify aiuta molto a farsi conoscere, Youtube ormai è sparito, se hai delle soluzioni alternative o altri modi per farsi conoscere sarò felice di provarli.

È giusto criticare ma bisogna anche rendersi conto di come girano le cose, io sto cercando di emergere in ogni modo possibile, appunto per questo ho deciso di appoggiarmi a un ufficio stampa, le promozioni da fare per ogni singolo brano sarebbero spropositate per un artista indipendente come me che tra si mantiene da solo.

E qui la domanda canonica che faccio sempre sperando di raccogliere risposte altamente intelligenti: ma perché uccidersi di lavoro (perché fare un disco non è uno scherzo) e poi regalarlo a tutti? Ecco la denuncia che fare: la musica come lavoro… quindi? La regaliamo?

Sono d’accordo con te, ma come sappiamo quando la musica è diventata online e scaricabile, l’abbiamo resa più accessibile a tutti ma abbiamo anche tolto valore alla musica in se e soprattutto all’artista… io continuo a credere nelle copie fisiche e nell’acquisto del CD. A parte questo io vengo pagato per esibirmi in live, non sarà uno stipendio ma almeno sono soldi che ritornano dalle sponsorizzazioni. Ad ogni modo sono sempre pochi rispetto a quelli che un artista spende per la propria arte.

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E prima di chiudere levami un’alta curiosità: se non esistesse l’elettronica oggi che permette con un click di fare suoni pazzeschi e facilissimi da mixare, la nuova generazione del rap esisterebbe?

Se non ci fosse l’elettronica penso che tanti generi oggi non esisterebbero, la nuova generazione del rap inclusa. Il rap rimane comunque un genere povero e che si adatta molto facilmente ad ogni situazione, basta campionare un vinile per ottenere una melodia, aggiungere la batteria e la base è pronta per essere rappata.

E opra chiudiamo e come al solito abbassiamo l’ascia di guerra. Brando si costruisce da solo e questo disco lo testimonia. Ora al di la dello stile e delle liriche, penso che sia un messaggio davvero importante quello che coccola “Selfmade”. Costruirsi il proprio percorso lontano dalle scorciatoie. Oggi è tutto facile, liquido, gratuito per davvero… tu come ti rapporti e come vivi le ovvie scorciatoie che la vita ci regala sempre?

Sono d’accordo a pieno con questa definizione, le scorciatoie durano il tempo che trovano, il mio percorso è sempre stato lungo e faticoso ma solo perché una volta arrivato sarò davvero in alto e con un background che mi permette di reggermi in piedi da solo. Il successo come arriva velocemente così se ne andrà. Penso che bisogna faticare e sbatterci la testa per le cose che vuoi veramente. Grazie a voi!

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