Roccia Ruvida: Boavista

Va subito detto che la favella, scritta soprattutto, è ottimamente gestita per cadere in piedi. Ma come sempre non si fanno i conti con l’oste… e l’oste sono io che di favella, a torto o a ragione, ne sono obeso. “Power Up” degli AC/DC certamente suona figlio del loro tempo. Non mi sognerei mai di dirgli che sono retrò. Ma è anche vero che loro il tempo lo hanno scritto. Un disco degli AC/DC lo riconosco. Può piacere o meno, ma si RICONOSCE. Anche loro avranno le loro radici, ancora più vecchie ovviamente… ma gli AC/DC sono loro e non altri.

Un disco del pop di oggi no. Sono tutti uguali, citazioni o meno, non hanno personalità. E certamente Dante si cita per uscire dalla superficie di tutte le cose. Ma troppo spesso le citazioni suonano come mode e come ennesima ancora per distaccarsi dal piattume quotidiano. Un po’ come comprare mille vinile per far “vedere” di conoscere la musica e poi non aver tempo di ascoltarli o ascoltare in modo superficiale.

Di base, un titolo come “Li dove ci sono le stelle”, tutto fa pensare tranne che a Dante. E su questo dovremmo esser sinceri…

I Boavista fanno un esordio pop, rock, ancorato agli anni ’90 e i cliché sono tutti riproposti e rispettati. Niente di nuovo sul fronte occidentale – altra citazione di stile (forse).

Suonato bene… suonato soprattutto, visto che oggi spesso e volentieri si fa suonare i computer. Cliché o meno che siano, la partita la sanno giocare e un disco come questo non pare esser un esordio vista la consapevolezza e la credibilità che sa mettere in campo. Non sindachiamo sulle estetiche e, nel citarmi da solo, non sono neanche d’accordo con chi sosteneva che l’arte dev’essere foriera di futuro e di innovazione. Un bel disco pop rock snello, limpido e ricco di romantica semplicità come questo, senza presunzione e con umani limiti quotidiani, resta fuori da ogni tempo… passato o futuro che sia!!!

Di nuovo un disco pop. Ma siete coscienti che il cestone delle proposte pop ormai è al collasso? E il vostro disco dove pensa di posizionarsi?

Sul bordo…Speriamo di essere la goccia che fa traboccare il vaso, d’altronde il POP deriva dal rock&roll e lo sappiamo tutti il rock&roll è immortale…il cestone di tante cose è al collasso, bisogna solo essere bravi a fare “cherry picking” e non omologarsi troppo per evitare l’effetto camouflage

Altre impressioni acide: le canzoni oggi non hanno personalità. Posso ben scambiare i ruoli, le voci… tanto suonano tutte uguali, tutte aderenti a cliché, tutte con la stessa forma. Ma perché?

“Il fine è solo l’utile” come direbbe Frankie. Fortunatamente non è la regola ma una grossa eccezione. Quando sei un cantautore le tue canzoni sono piene di significato, sono messaggi di speranza sono una sorta di Horcrux – oggetti dove si nasconde un frammento della propria anima. Se riesci a rimanere vero ed empaticamente a coinvolgere il tuo pubblico nessuno potrà mai sostituirti

Chi diceva che l’artista dovrebbe sempre cercare l’innovazione? Invece i Boavista sembrano ancorati agli anni ’90… – A forza di ripeterci è vero che solo al passato possiamo guardare per avere stimoli. Ho come l’impressione che il linguaggio sia più libero e trasgressivo prima che oggi… nonostante le immense tecnologie… che ne dite?

Ma noi siamo anni 90, noi siamo il risultato della musica che abbiamo ascoltato è vissuto in quegli anni dobbiamo parlare con l’adolescente che è dentro di noi è lui che ci suggerisce musica e parole. Oggi è tutto un po’ più semplice forse si un po’ meno trasgressivo ma ogni età ha una stagione. La tecnologia? Beh ho appena finito di ascoltare “POWER UP” degli AC/DC (2020), ho sentito chitarroni da brivido un groove pazzesco e un intramontabile Brian Johnson, te la sentiresti di dirgli che sono troppo anni ’80?

E poi questi titoli alla Moccia – che ricordo essere un nome che ricorreva spesso quando si doveva prendere in giro qualcuno per la sua eccessiva dedizione al pop. “Li dove ci sono le stelle”… non pensate di aver esagerato?

Ma veramente non c’entra niente Moccia (che è molto bravo a fare quello che fa), quando abbiamo pensato a “li dove ci sono le stelle” lo abbiamo legato al pensiero di Dante “e quindi uscimmo a riveder le stelle” – Dante – che ricordo essere un nome che ricorre spesso quando si deve parlare di cose di livello.

Ma come sempre abbassiamo l’ascia di guerra… i Boavista fanno il loro esordio con un disco certamente pop, certamente rock nelle sfumature, certamente ingenuo come si deve per un esordio… certamente sicuro nella personalità che mostra al suo pubblico. Ma è anche un disco di semplicità umana nonostante la massiccia produzione che sfoggia. Secondo voi oggi, conta di più il contenuto o l’estetica del messaggio? Perché sento forte la ricerca di questo equilibrio nelle vostre canzoni…

Entrambe… vorrei dirti solo contenuto, ma senza una bella scatola probabilmente non saresti così invogliato a vedere quello che c’è dentro. Siamo molto critici in quello che facciamo, non è mai “bene alla prima” cerchiamo di bilanciare tutto al meglio. Una buona estetica e un contenuto sufficientemente profondo da perdertici.

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