Miriam: l’esordio a suqarciagola

Giovanissima Miriam, nuova penna italiana che esplora un pop d’autore denso di personalità nonostante siano tanti i cliché che dal classicismo de gregoriano di un certo modo di pensare alle liriche e ai loro suoni, fin dentro le modaiole soluzioni dell’indie pop. Però “A squarciagola” sembra davvero possedere qualcosa in più che ci da l’idea di una prova decisamente diversa dal solito. Anche l’intervista che segue ne da prova… chissà cosa ne penserete voi…

Un esordio tutto italiano nel senso che tanto spazio dai a radici classiche della canzone d’autore. Come ti rapporti a questo glorioso passato?
Sono estremamente grata all’educazione musicale con cui sono cresciuta, i mostri sacri del cantautorato italiano sono sempre stato il mio pane quotidiano. Oggi nella mia musica cerco di riprodurre quella magia che provo quando ascolto un brano in uno dei miei tanti vinili collezionati. La musica cambia e cambia anche il suo posto nella società in cui entra però io amo credere che ci sia della musica senza tempo ovvero quella che sa occupare un posto nella nostra vita al di là delle correnti musicali del momento. Ecco per me le mie radici cantautorali rappresentano questo, sono il porto calmo in cui approdare sempre per un po di riposo. Spero con la mia musica di trovare anche io quello spazio che possa essere senza tempo nelle vite di chi mi ascolta.  

Che poi in realtà ad un ascolto attento non sono così tanto sfacciate. Trovo invece che ci sia molta libera codifica di quel che sei e di quel che ti piace… cosa ne pensi?
Inevitabilmente ciò che scrivo e che canto è la rappresentazione di ciò che sono e che  sento ma la bellezza della musica è questa: leggerla ognuno con le proprie lenti. Questa caratteristica è una delle cose che più mi affascina dell’arte, molto spesso dopo un concerto parlando con chi mi ferma per salutarmi mi rendo conto di quante vite si intreccino alla mia attraverso alle mie canzoni. E ti dirò di più molte volte cantare e scrivere è un’autoterapia che trova un po il suo compimento nella lettura degli altri, magari scrivo qualcosa attrerso un flusso di coscienza che poi diventa più chiaro solo quando chi mi ascolta lo legge con i propri occhi e con la propria vita. È bellissimo potersi donare e donare la propria storia alla musica e a chi l’ascolta e veder tornare indietro storie trasformate. 

Mi piace molto il modo che hai di cantare la voce. Studi e direzioni scelte con cognizione di causa o anche qui, libera espressione?
Ho studiato diversi anni canto, lavorando sull’intenzionalità di ciò che volevo trasmettere nei miei pezzi. Oggi non prendo più lezioni ma continuo a lavorare molto sulla voce. Credo che studiare la voce in un brano non guidi l’espressività ma la aiuti a muoversi libera. Spesso quando lavoro su un brano appena scritto mi rendo conto di come non conoscere cosa la mia voce possa dare in quel pezzo mi renda meno sicura. Studio per potermi divertire a dare mille forme a ciò che faccio, per poter imparare ad usare gli strumenti che ho affinché ciò che sento possa essere raccontato al meglio.

Perché questo titolo? A proposito di libera espressione… siamo in un tempo dentro cui si ha bisogno di urlare?
Il titolo riprende dal brano, contenuto nell’EP, che per me rappresenta il faro del mio progetto musicale in questo ultimo anno. Il brano è “Squarciagola” ed è la canzone scritta dopo la morte di mio padre. Cantare forte affinchè la mia voce potesse arrivare anche a lui è quello che mi ha tenuta in piedi mentre attraversavo il dolore più grande della mia vita. Non amo cantare urlando ma amo cantare mettendo tutto ciò che sento nelle parole che pronuncio, e quando le persone intorno a me mi seguono nel farlo, cantare insieme “A Squarciagola” rende la musica ancora più densa e potente. 
A volte si entra dentro ciò che ci attraversa in punta di piedi per paura di rompere qualcosa di fragile, invece con me la musica ha fatto l’opposto. È entrata nella mia vita con una forza che non avevo mai provato prima e questo mi ha permesso di reagire ad ogni cosa trasformando quel senso di indistruttibilità in ogni nota che scrivevo, suonavo e cantavo. 

Un Ep che poi darà il via libera ad altro?
L’EP mi ha permesso di vivere un sogno ovvero quello di vivere la settimana di Sanremo proprio lì nella città dei sogni di ogni cantante italiano. È stata un’esperienza pazzesca che mi ha anche permesso di apprendere qualcosa in più su questo mondo a parte che è il mondo artistico nel nostro paese. Si è appena concluso un breve tour che mi ha vista suonare a Firenze, Milano e Torino ed inoltre molto presto, vorrei già fare degli spoiler ma non posso, uscirà un brano estivo che non vedo l’ora di ballare insieme a chi condividerà con me questo meraviglioso viaggio. I progetti sono tantissimi e sono entusiasta del lavoro che sto facendo, stiamo crescendo piano piano ogni giorno sempre di più ed ogni traguardo che raggiungo mi permette di sognare sempre più in grande. 

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