Luca Di Martino: le radici dei piccoli luoghi
Indaghiamo da vicino “Spaisati” il nuovo singolo di Luca Di Martino che rilascia dentro tutti i canali di streaming service. Secondo “antipasto” prima del disco di inediti di prossima uscita. Una canzone delicatissima, di suoni acustici, che arriva dal cuore delle sua Sicilia fin dentro le trame di tutti i nostri piccoli borghi che pian piano vivono lo spopolamento. E si fa tenera la vista e il sentire, si misura a grandi solcate il peso della solitudine. Eppure resiste, qualcosa o qualcuno resiste, fosse solo per non cedere il passo definitivo. Un video a pastello girato Giacomo Bennardo a Racalmuto in provincia di Agrigento.
Si torna alla sintesi? Si torna all’uomo?
Si, da parte mia è necessario. Viviamo in un’epoca di profondi cambiamenti; credo che si percepisca sempre più negli uomini l’esigenza di un ritorno al “contatto umano”; i social, i progressi tecnologici, utilissimi in certi casi, ci hanno allontanato tantissimo dalla dimensione di umanità. Bisognerebbe ritornare ai sani principi, a quelli che fanno comunità vera e non virtuale. Forse è auspicabile ripartire…dai bambini, dalle nuove generazioni, bisogna metterli al corrente e invitarli alla conoscenza di quel “mondo antico”, sicuramente più povero di quello di oggi ma più ricco di valori e di fondamenta. Ecco l’uomo e la sua essenza vanno rimessi al primo posto.
Hai scelto il dialetto perché anche questa è una dimensione storica da preservare?
Si, sicuramente l’approccio è corretto. Il dialetto indubbiamente va preservato, è ricchezza, è identità. Come recitano alcuni versi della poesia di Buttita: “Un populo diventa poviru e servu quannu ci arrubbano a lingua addutata di patri: è persu pi sempri”. La scelta del dialetto, non è stata una priorità, ma una scelta istintiva, necessaria, una forma naturale e sincera per comunicare in un modo più diretto e familiare con il pubblico.
Il disco di Luca Di Martino? Terrà a mente questa tematica dello spopolamento?
Il disco dal titolo “U PISU DI NENTI” è un viaggio sonoro, poetico e affascinante nella magica Sicilia, un racconto della propria terra attraverso la lingua madre, appunto il dialetto. Un lavoro che mantiene viva la tradizione della canzone d’autore, fondendo sonorità pop con influenze world mescolandoli sapientemente ad ambientazioni classiche, elettroniche e contemporanee. … è un album che riflette sul dare la giusta importanza, il giusto peso al susseguirsi degli eventi. Dieci tracce da me composte e musicate, affiancato nella cura degli arrangiamenti dal musicista Aldo Giordano; un album che vanta diversi featuring con alcuni importanti artisti siciliani, tra questi le voci del Maestro Carlo Muratori, di Patrizia Capizzi, di Daniele Guastella e il violoncello di Mauro Cottone. In realtà la tematica dello “spopolamento” , è legata anche a quel filo conduttore “del peso del niente”, un ossimoro che racchiude ironicamente un insieme di situazione che vanno attenzionate. Quel “niente”, che nasconde e racchiude diverse preoccupazioni, ha un suo peso.
E con il suono? Tornerai al passato o il futuro delle macchine sarà in qualche modo presente?
Dal punto di vista musicale sono sempre rimasto fedele al mio stile. Tuttavia, è un album più versatile e contaminato nei suoni anche da modernità. Parto sempre dalla chitarra classica, che mi accompagna da sempre, fino ad arrivare all’inserimento dell’elettronica in alcuni brani, grazie anche agli arrangiamenti di Aldo Giordano…Ho voluto farmi guidare dall’istinto, ne è venuto fuori un mondo dove passato e futuro, si ritrovano a dialogare e sostenere uno stesso pensiero musicale a sostegno della narrazione testuale.
Bello questo video… direi che il disco potrebbe somigliargli molto… che ne pensi?
Il disco ha dieci tracce, diverse, ognuna ha la sua storia e la sua importanza. “Spaisati”, forse come approccio col pubblico è stato più immediato, il tema è attuale e forse anche ben rappresentato nel videoclip. Il resto delle canzoni potrebbe somigliarsi per il loro fascino, ogni volta nuovo e diverso, mai lasciato al caso.