Le note della consapevolezza: Marta Tenaglia
“Amo Milano, è la mia città. Ci sto bene anche se è complessa. È una città non semplice, non è immediata. Bisogna darle tempo perché ha tanti aspetti. Non è solo il Duomo e i Navigli. È una città da conoscere con calma, da vivere. Cambia continuamente. Io mi sento proprio come Milano”
È così che Marta Tenaglia, cantautrice della squadra di Costello’s Records, descrive la sua città e, in gran parte, descrive anche se stessa.
Di origini liguri e abruzzesi, lei considera Milano il suo posto del cuore, quello in cui si sente se stessa e ha costruito la sua intera vita, riuscendo a trasformare la voglia di trasmettere ciò che è sottoforma di parole e musica nel suo lavoro.
Ho deciso di intervistarla per poter analizzare insieme a lei il suo percorso musicale e i suoi testi, cercando di capire quanto sia importante avere la forza di amarsi, accettarsi e decidere di volersi capire fino in fondo.

L’INIZIO DEL SUO AMORE PER LA MUSICA
Marta inizia a scrivere e cantare da piccolissima. Ha preso in mano la chitarra per la prima volta in quarta elementare. Mi racconta che faceva disperare i suoi insegnati perché invece di studiare, di fare i compiti, portava a scuola le sue canzoni. Per lei scrivere è una necessità, un gesto che le serve per superare i momenti difficili, che la fanno stare male.
La carriera musicale non era mai stata il suo sogno, forse perché lo vedeva un obiettivo grande, troppo difficile e inarrivabile. È per questo motivo che nessuno dei suoi percorsi accademici ha mai avuto a che fare con la musica.
“Non ho mai studiato musica veramente. Ogni volta che potevo scegliere ho preso una strada diversa dalla musica. Sono autodidatta. Solo adesso ho iniziato a studiarla seriamente”
Marta finisce il liceo classico, si iscrive al corso per Truccatori e Parrucchieri teatrali all’Accademia del Teatro alla Scala (per cui poi lavorerà fino allo scoppio della pandemia) e decide di prendere la laurea in scienze politiche. Non studia musica, ma nonostante le mille altre strade che percorre non abbandona la scrittura.
Quando mi parla delle prime volte in cui ha suonato dal vivo mi sorride timidamente, e mi racconta che i suoi primi passi nel mondo della musica li considera come un evento fortunato. Inizia a suonare e cantare con un gruppo di amici musicisti. È proprio in quel momento – quando inizia a cantare davanti a qualcuno – che si rende conto che le canzoni acquisiscono veramente senso nel momento in cui si smette di farle ascoltare al muro, al proprio cane. È necessario avere un dialogo con le persone che ascoltano, persone a cui può arrivare il messaggio che si è deciso di trasmettere.
Da quel momento Marta acquisisce sicurezza e inizia con i primi concerti. Inizialmente con un gruppo formato insieme a sua sorella e una sua amica, poi ci prova da sola. Il primo concerto da solista lo fa alla Buca di San Vincenzo, e per la prima volta si rende conto di quanto le sue parole arrivino al pubblico, nonostante lei sia soddisfatta di se stessa o meno.
Da quel momento inizia per lei un vero e proprio percorso di consapevolezza. Marta capisce che la musica per lei non è un hobby, una cosa le che piace fare e basta.
“Solo l’anno scorso ho finalmente capito che questo è quello che voglio fare nella vita. È quello che fa per me. Io sono questa cosa qui. Lo so fare e lo voglio fare. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che credono in me e che sono stati in grado di darmi la giusta spinta. Questo per me è importante, credo non basti credere in se stessi”
L’INCONTRO CON COSTELLO’S
Marta mi racconta di aver conosciuto Simone Castello in un momento in cui non pensava a cercare un’etichetta che la rappresentasse. Lei voleva cantare, esibirsi, far conoscere la sua musica e la sua voce a più persone possibili.
“Ho iniziato a mandare mail a dei locali per propormi ad alcune serate. Erano delle mail molto buffe, in cui non dicevo nulla di me: “Ciao sono Marta una cantautrice, vorrei suonare“”
Tutto cambia proprio grazie a quella fortunata, generica mail mandata al Ohibò, il locale in cui Simone Castello lavorava come direttore artistico. Simone legge la mail e le propone di cantare a una serata al Tambourine.
“Simone ha avuto pazienza e molto intuito. Ha percepito qualcosa in me e ha iniziato a farmi delle domande per capire chi fossi. Mi è stato molto dietro”
Così dopo l’esibizione al Tambourine è iniziata l’avventura di Marta. Mi racconta di come sia lei a scrivere sia la musica che i testi, di come suoni chitarra e voce avendo sempre lavorato da sola. Con l’arrivo in Costello’s, però, i suoni si sono arricchiti moltissimo.
Marta continua confidandomi di essere molto pigra, ma che la collaborazione con Federico Carillo l’ha aiutata tantissimo in questo senso. L’ha massacrata, ma le ha tirato fuori cose che stavano dentro di lei e aspettavano solo di essere ascoltate.
“Ci abbiamo messo un po’ a ingranare, ma appena ho incontrato Federico Carillo, il mio produttore, siamo partiti. Lui e Simone sono riusciti a vedere cose che io non vedevo. Hanno intuito del potenziale. Loro mi seguono molto e investono tantissime energie su di me”
La sua etichetta è il suo carburante, ciò che la spinge a coltivare il suo talento e a osare sempre di più.

LE COVER E L’IDEA DEI PODCAST COME LAVORO SU SE STESSA
L’uscita di Bonsai – il primo singolo di Marta – viene rimandato a causa della pandemia.
In una situazione come quella però, lei si rende conto che ha l’esigenza di dire qualcosa, che non può fermarsi proprio in quel momento.
Nasce così Prospettiva, un progetto che unisce cover e podcast e che permette all’ascoltatore di entrare in sintonia con l’universo di Marta. Mi racconta, poi, che essendo sempre stata una scrittrice di testi non si è mai considerata una tipa da cover, una che studia la musica di altri. È proprio per questo che le cover inserite all’interno di Prospettiva si possono considerare importanti: sono brani che l’hanno colpita a tal punto da aver bisogno di cantarle.
Anche Cuore di Vetro è un progetto che prende la forma del podcast. Questo nasce proprio dal suo percorso personale, dalla ricerca della consapevolezza di se stessa.
“Cuore di Vetro nasce da questo, dal mio percorso. Io ho litigato con me stessa tutta la vita, per poi capire che io sono questo, un cuore di vetro che si ricostruisce ogni volta. L’idea era quella di creare un progetto che partisse dal mio percorso di consapevolezza della sensibilità per poi aprirsi verso l’esterno”
Ed è proprio questo quello che fa: in Cuore di Vetro possiamo vedere Marta suona e intervista le persone. Le ascolta, assimila qualcosa del loro vissuto. Mi spiega che ha deciso di concentrarsi sugli altri perché sentiva il bisogno di un confronto con l’esterno.
“Credo che il problema di lavorare tanto su se stessi sia il concentrarsi tanto su di sé e di dimenticare poi gli altri. Sono sempre stata una che ascolta, ma a un certo punto diventi così consapevole delle tue fragilità che in ogni relazione un po’ ti blocchi. Cuore di Vetro per me è un “Ok. Sono così, però apriamoci. Relazioniamoci””
BONSAI E VENTILATORE: MANIFESTI DI RESISTENZA E CONSAPEVOLEZZA
Sono due i pezzi che Marta produce tra il 2020 e il 2021: Bonsai e Ventilatore. I due brani sono diversi tra loro, ma possiedono la stessa potenza comunicativa e un tema che li lega con un filo indissolubile: la ricerca della consapevolezza di ciò che si è.
Bonsai nasce per primo, ed è anche il primo pezzo su cui Marta lavora insieme a Federico Carillo. Mi racconta che questo brano ha avuto una genesi infinita: uno studio per trovare la giusta direzione, il giusto stile per poter esprimere al meglio tutto quello che Bonsai aveva da dire.
Mi descrive il pezzo come un testo in cui si intrecciano tre piani diversi:
“C’è il piano dei valori in cui credo, di femminismo, di uguaglianza. Il piano di storie famigliari, delle donne della mia famiglia che sento molto vicine, presenti, anche quelle che non ci sono più, e poi c’è il piano di Marta. Il mio vissuto. Tutto questo nel testo si interseca continuamente”
Il testo nasce da una sensazione corporea: un senso di compressione.Marta mi racconta di essersi sentita un corpo vitale compresso da una forza fatta di canoni e di aspettative da rispettare. Ed è proprio così che si definisce Bonsai:
Vite strette come Bonsai, ma siamo Querce.
È un inno alla forza vitale, alle donne della mia famiglia, a un certo tipo di resistenza, che però non vale solo per le donne: il messaggio che Marta vuole trasmettere con Bonsai è universale, un riscatto per tutti quelli che si sentono oppressi, stretti in canoni o idee non conformi a ciò che uno sente.
Alla mia richiesta di scegliere una frase del testo a cui lei è più legata, lei decide per la prima strofa:
Cicatrici solo sulle ginocchia, distratta
Potrei girare ad occhi chiusi tanto nulla cambia la mia mente viaggia
Alcune cose non le vedo, altre non le ho volute vedere
Tipo a me piace ridere forte, a te fare finta di niente
Mi dice che forse questo non è il pezzo che porta il vero tema di Bonsai, ma lo considera il più importante perché è da queste parole che è nato tutto.

Anche Ventilatore porta con sé un messaggio importante: imparare a dirsi sempre la verità senza giudicarla.
“Ventilatore è nato così. Una sera d’estate mi hanno chiesto se volessi un ventilatore e io ho risposto di no. Non avrei dovuto fare nessuno sforzo, me lo avrebbero portato e basta, ma io ho deciso che non mi sarebbe servito. Quella notte ho fatto dieci docce gelate. La mattina dopo ho riso molto perché io sono così nella vita. Il concetto è: ascoltati e cerca di non giudicare i tuoi bisogni, le tue fragilità. Verranno sempre fuori. Se uno non presta attenzione si fa casino. Se ti dici la verità la vita è più facile, anche nelle relazioni”
Mi racconta che essere sincera con se stessa è uno degli esercizi che si impegna a fare con più costanza, perché in passato si è resa conto di essersi spesso complicata la vita proprio perché cercava di essere una persona diversa da quella che è, ignorando i suoi bisogni emotivi.
È la seconda strofa quella che meglio esemplifica il messaggio:
Si potrebbe anche alludere al fatto che non so dar tregua alla mia super-me
Vorrei sempre mirare più in alto, sempre essere altro
Da quello che sono che faccio che parlo
Di calma un capolavoro quando mi innamoro
Come quella cosa che m’hai detto d’un fiato, che ho scordato
Ma per sei secondi non ho respirato.
L’IMPORTANZA DELLE PAROLE
Chiudiamo poi la nostra chiacchierata con una riflessione più ampia sulla musica, ma soprattutto sull’importanza delle parole e dei messaggi che si trasmettono a chi ascolta.
Parlando degli ultimi avvenimenti riguardanti il palco del 1° Maggio, Marta mi confida di non essere una scrittrice di testi che possono definirsi impegnati, ma pensa che sia importante parlare il più possibile delle cose che ci stanno attorno e che viviamo.
“Non mi viene da parlare di politica in una canzone. Credo però che chiunque debba parlare di politica. La politica è ovunque, e anche non schierarsi è, a tutti gli effetti, un atto politico. Il fatto che si dica che un cantante non ne possa parlare è una cavolata. Io cerco nel mio piccolo di farlo. Se hai il privilegio di poter avere un microfono, la decisione di portare messaggi importanti, di usarlo per qualcosa di utile è giustissima. Siamo responsabili della nostra visibilità e dobbiamo usarla nel modo giusto”
Quando ci salutiamo mi soffermo a pensare a quello che mi ha raccontato e mi rendo conto che, aldilà del talento e dell’impegno, qualsiasi obiettivo, per essere raggiunto, deve partire dalla ricerca costante della verità, della consapevolezza di ciò che si è e di quello che vogliamo e possiamo fare con le nostre risorse.
Io credo che Marta Tenaglia sia un ottimo esempio di tutto questo.