Intervista – svegliaginevra

In occasione dell’uscita del suo disco d’esordio per La Clinica Dischi, “Le tasche bucate di felicità”, abbiamo fatto qualche chiacchiera con svegliaginevra sulla sua musica, la sua storia e i suoi progetti. Eccone qui il risultato:

Ciao Ginevra, e benvenuta su Indie Roccia. Un esordio, il tuo, che aspettavamo da tempo; un anno e quattro mesi dalla tua prima pubblicazione, “Senza di me”, e oggi “Le tasche bucate di felicità”: cos’è cambiato, in questo tempo, e cosa invece è rimasto esattamente come pensavi sarebbe stato. 

E’ cambiato tutto. Non avrei mai potuto immaginare di arrivare a questo disco con un percorso così intenso e pieno di traguardi raggiunti inaspettatamente. Ho scritto canzone dopo canzone, cercando di migliorarmi e di mettermi in discussione ogni volta. Il risultato è che di questo disco  sono veramente fiera, non potevo desiderare esordio più bello.

Il tuo è un disco denso, dal titolo emblematico. Ce lo spieghi? 

Le tasche bucate di felicità rappresenta la difficoltà di accogliere la felicità nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose, nelle relazioni con le persone, nei posti, nei momenti no. Il paradosso per chi non è abituato ad essere felice è che risulta molto difficile esserlo. Siamo abituati male, ad essere sempre di corsa, proiettati in queste ambizioni così grandi, in questo futuro che ci spaventa e che non possiamo controllare. E’ questo senso di appartenenza a dinamiche sbagliate del passato che rende più complicato vivere il presente e raccogliere le cose belle che abbiamo davanti.

Una poetica decisa, che sembra fotografare con coerenza un periodo intenso della tua vita. Ci pensi mai ai destinatari dei tuoi brani, te li immagini mentre ascoltano la tua musica per la prima volta? E soprattutto, scrivere un disco così ti aiutato a sentirti meglio?

Provo sempre ad immaginarmi queste persone che sono lì magari a casa, in un parco, al mare, in macchina ad ascoltare per la prima volta le mie canzoni. Vorrei tanto essere loro, sbirciare nei loro pensieri e sensazioni e sapere se provano le stesse emozioni che ho provato io. Assolutamente sì, scrivere da sempre mi fa sentire meglio. Analizzare i momenti di vita vissuti mi permette di accettare che le cose sono andate in un certo modo, che ho provato determinati sentimenti come se fossero pagine e pagine di diari segreti.

La sensazione d’abbandono pervade tutto il disco: in diverse tracce, parli di distanze e di occasioni mancate, e in un certo senso di solitudine. Abbiamo colto?

Pervade la mia vita. Ho perso mio padre nell’età più complessa della vita di ognuno di noi, ovvero a 15 anni, nel bel mezzo dell’adolescenza. Questo ha sicuramente influito nel corso degli anni sul modo in cui vedo le cose e i rapporti con le persone. Poi si cresce, si cambia e impariamo ad accettare di essere quello che abbiamo vissuto. In questo disco ci sono tante mancanze ma anche tanti vuoti colmati. La solitudine è importante quanto l’essere in compagnia. Sono una persona solitaria che ama stare con le persone, ho soltanto bisogno dei miei spazi come tutti.

Diversi brani del disco, tra l’altro, erano di certo già conosciuti ai tuoi fan: “Come fanno le onde”, “Punto” e “Due” hanno segnato l’ascesa del progetto verso un’attenzione più concreta da parte di pubblico e addetti al settore. La domanda, qui, è duplice: il successo di determinati pezzi, in qualche modo, ti porta a ricalibrare i “dosaggi” dei brani? E dall’altra parte, cosa serve secondo te per scrivere un pezzo “giusto”? Almeno tre ingredienti per te necessari. 

Non so esattamente di cosa abbia bisogno una canzone per essere giusta, so che la sincerità dei sentimenti è importante quanto la necessità di avere qualcosa da dire e di dirlo nel modo che conosciamo meglio e che è soltanto nostro.

Se dovessi individuare tre parole del tuo disco che ti piacciono tanto, quali sceglieresti? E’ complicato, lo sappiamo: tre key-words!

1) scusa 2) dimenticare 3) settembre

Si spera, naturalmente, di vederti presto sopra qualche palco. Tra l’altro, qualche mese BPM Concerti ha annunciato il tuo ingresso nella propria scuderia… come vedi questi mesi a venire?

Si, finalmente. A breve con La Clinica Dischi e BPM ufficializzeremo qualche data del tour per la promozione del disco. Intanto con la band abbiamo cominciato a fare le prove per il live, non vediamo l’ora. 

Dacci un consiglio per ascoltare “Le tasche bucate di felicità” nel modo migliore.

Io, se posso, consiglio di ascoltarlo la sera, in compagnia e con un buon bicchiere di vino rosso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *