Intervista – Scaramuzza

Scaramuzza è un talento che abbiamo avuto modo, negli anni, di apprezzare nella crescita e nell’intensità poetica di una scrittura che sa farsi valere in mezzo a tante soluzioni accomodanti, e a tanti nomi che passano senza però riuscire poi a lasciar traccia. Ecco perché oggi, all’alba del suo disco d’esordio “Misericordia” (prodotto magistralmente da Novecento) torniamo a fare qualche domanda al cantautore veneto.

Scaramuzza, ti ritroviamo dopo la pubblicazione dei tuoi due singoli, “Gli angeli” e “Sono fatto così”, con un disco che sembra chiudere un percorso di sperimentazione personale. E’ così? Quanto credi di esserti spinto oltre, con questo tuo ultimo lavoro, rispetto alle precedenti pubblicazioni?

Ciao ragazzi! Personalmente penso che il mio sia un percorso di consapevolezza e di apprendimento, sto cercando di mettere in comunicazione la il testo com l’universo musicale e questo passa sicuramente per una grande sperimentazione. 

Penso di essere soltanto all’inizio di questo viaggio e ho moltissima voglia di continuare a sperimentare.

I tuoi brani respirano un aria particolare, che in qualche modo sembra non abbandonare quello slancio acustico del primo Scaramuzza sublimandolo però in una chiave più internazionale, avvicinandoti ad un’idea di folk che rimanda ad artisti come Andy Shauf o Bon Iver. Ci abbiamo preso?

Esatto! Il mondo musicale che sentivamo più autentico è proprio quello del folk internazionale, Bon Iver è passato sotto le nostre orecchie in quel periodo. Penso che Novecento sia stato fantastico nella produzione di questo mio primo disco.

Ci piacciono molto le immagini che scegli, e sembra che in qualche modo ci sia qualcosa di “mistico” in questo disco… pensiamo alle copertine, sopratutto a quella di “Gli angeli”. Insomma si avverte una forte componente spirituale… abbiamo colto nel segno?

Grazie per i complimenti! Si, nella mia vita la componente spirituale e il lavoro su sé stessi è fondamentale. Questo approccio deriva sicuramente anche dal percorso teatrale che mi ha accompagnato per molti anni. Se ora ho il coraggio di comunicare con la musica, questo lo devo principalmente al teatro.

“Vagabondo” e “La Luna” sono forse i tuoi brani più intimi e delicati… ci racconti come nascono? Sembrano nascondere delle “situazioni” ben precise dalle quali pare tu sia partito per raccontare…

L’immagine di “Vagabondo” nasce da un’improvvisazione teatrale fatta sul palco quasi 3 anni fa. Successivamente durante la pandemia ho riscoperto il testo che avevo scritto, parlava del giudizio e del rapporto tra le persone “invisibili” che vivono nelle nostre strade. Ho provato ad immaginare il loro vivere durante il Covid, quando le strade erano praticamente vuote.

“La Luna” invece è la prima canzone che ho scritto quando durante un’attraversata in barca a vela ho preso in mano per la prima volta la chitarra. Un amico mi ha consigliato la posizione di due accordi, così è nato il brano. Vuole essere un inno di speranza.

Siamo anche curiosi, naturalmente, di ascoltarti dal vivo. E’ previsto qualche tour promozionale in supporto alla pubblicazione di “Misericordia”?

Si, sabato 3 dicembre suonerò ad Argo16 di Venezia, mentre da gennaio inizierà il tour promozionale. Tutte le date saranno pubblicate sui social.

Sei arrivato alla tua seconda pubblicazione nel giro di qualche manciata di mesi. Quali pensi siano le più grandi difficoltà, oggi, dell’essere un’artista emergente?

Penso che il problema più difficile sia far arrivare la musica alle persone poiché tutto il mercato è comandato da playlist e algoritmi che premiano solo chi ormai è già un “pesce grosso”. Penso che la soluzione sia suonare live il più possibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *