Intervista: Francesca Lonardelli Premio Buscaglione

Giunto alla settima edizione il premio Buscaglione è diventato un ‘incubatore di talenti’.
Negli anni ha lanciato artisti come La Municipal, Lo Stato Sociale e gli Eugenio in Via di Gioia.
Incuriositi dall’originalità della proposta abbiamo sentito Francesca Lonardelli che è a capo dell’associazione FEA che ci ha spiegato molti aspetti, anche curiosi, che si nascondono dietro all’organizzazione del premio.

IR: Come mai il premio avete scelto di dedicarlo a Fred Buscaglione?

FL: L’idea di dedicare un festival a Buscaglione è venuta perché Torino era la sua città e quando ho scritto il progetto la prima volta, nel 2009, mi sono resa conto che non c’era mai stato nulla di organizzato in suo nome nonostante Torino fosse la sua città Natale, ci avesse lavorato e suonato tantissimo e soltanto negli ultimi anni si era spostato su Roma più che altro per fare cinema.
Avevo letto una sua biografia, mi aveva molto colpito sia lui come personaggio che la Torino in cui lui si muoveva, quella degli anni 50, soprattutto la vita notturna.
L’avevo letta più o meno nel 2007 e stavo pensando di fare un premio per cantautori emergenti. Ai tempi già seguivo qualche artista e mi chiedevo come poter dare loro un pubblico diverso da quello che già avevano o a non avevano (ridiamo ndi).
Volevo creare un progetto per valorizzare il personaggio di Buscaglione attraverso la musica e allo stesso tempo mettere su un premio per artisti emergenti. Il minimo comun denominatore era il fatto che Buscaglione era un innovatore per gli anni 50 e allo stesso tempo noi con il premio cercavamo degli innovatori nella scena musicale “odierna”.
Il fatto che poi in quell’anno cadesse il cinquantenario della scomparsa ci ha dato l’occasione per mettere in piedi la prima edizione in modo che fosse una vera manifestazione in suo ricordo. Infatti facemmo una mostra, una rassegna cinematografica e delle conferenze a cui parteciparono i componenti viventi della sua orchestra gli Asternovas.

Riuscimmo anche a creare, collaterale al concorso, la “Notte Rossa Barbera” con lo scopo di far rivivere le atmosfere degli anni degli anni 50 nelle vie della città. Per farlo abbiamo coinvolto diversi ristoranti di Torino in modo che proponessero un menu ispirato alla “Merenda Sinoira”, una vecchia usanza piemontese, una specie di “apericena” dove vengono serviti quelli che adesso sono diventati gli antipasti piemontesi. In queste serate nei ristoranti, detti Piole, si possono mangiare delizie tipo acciughe al Verde e peperoni con bagna cauda accompagnati dai musicisti che si sono iscritti al premio ma che non vengono selezionati per le semifinali o le finali.
Parlo di 15/16 concerti a sera, dove gli artisti si esibiscono davanti ad un pubblico non loro e che viene attratto sia dall’offerta gastronomica che da quella musicale.

Negli anni successivi al primo abbiamo mantenuto soltanto il premio Buscaglione e la Notte rossa Barbera perché la mostra e le conferenze sarebbero state ripetitive.

L’unico riferimento musicale diretto a Fred è che gli artisti che arrivano in semifinale devono proporre un suo brano.

IR: gli eredi di Buscaglione vi hanno sempre appoggiato?

FL: Sì la prima edizione l’abbiamo fatta con loro, abbiamo coinvolto tutta la famiglia. All’epoca era ancora viva la moglie che fu molto entusiasta del progetto. In generale sono sempre rimasti contenti del lavoro che facciamo.

IR: i gruppi, i ragazzi che partecipano, sanno chi era Buscaglione oppure si iscrivono solo attratti dal premio?

FL: in generale all’inizio non sanno chi è stato Fred. Chi partecipa è attratto dal premio, quello che poi succede e ne sono molto orgogliosa, è che obbligando i semifinalisti ad eseguirne un pezzo e a doverlo studiare in tempi stretti (il festival si svolge in tre serate ndi) sono costretti a capire chi fosse e che cosa facesse e molti ne rimangono affascinati tanto da inserire la cover nelle loro setlist.

Negli anni ho visto che se non lo conoscevano prima, poi rimangono colpiti dopo, sia per l’aspetto musicale che per il personaggio.

IR: È quanti demo ricevete?

FL: In realtà non ci vengono mandati i demo fisici ma fin dalla prima edizione abbiamo prima lavorato con i file mp3 e ora con i video di youtube.

In questo siamo stati i primi in Italia a non richiedere supporti fisici ma solo file mp3 e video tramite il nostro portale. Tutti i file ricevuti venivano messi in una grande playlist che è arrivata ad avere 30 mila visite. Tutto questo prima che esistesse Spotify!
In questa maniera il concorso diventa utile a tutti i livelli anche per chi si iscrive e poi non verrà selezionato per le serate finali.
La possibilità di essere su una piattaforma visualizzata da migliaia di persone può essere veicolo di promozione, anche questa è una via per aiutare le giovani band ad uscire allo scoperto.

Chiaramente adesso spostandoci su Youtube, non possiamo fare il discorso delle playlist.

IR: spiegaci questa scelta da file musicale a video live

FL: La scelta di Youtube l’abbiamo fatta perché dopo la seconda edizione, quella in cui abbiamo premiato Lo Stato Sociale, allora sconosciuti, ci siamo trovati con seicento artisti iscritti, un numero veramente ingestibile per un piccolo festival come il nostro, quindi abbiamo voluto lavorare sulla qualità e abbiamo richiesto di mandare un video live, dove si vedesse la band suonare in modo da poter salire di livello e poter proporre dei premi legati a tour in 15 Festival, non secondari e in apertura ad artisti di un certo livello, quindi non aveva senso avere persone improvvisate che non sarebbero state in grado di maneggiare uno strumento su un palco.

In parole povere abbiamo dovuto scremare gli “amatoriali”, se vuoi possiamo definire il festival come un incubatore verso il professionismo musicale.
Negli anni ha funzionato: gli “Eugenio in via di gioia” quando vinsero il premio della critica nel 2014, vinsero 10 date molte delle quali erano in apertura di artisti importanti come ad esempio Vinicio Capossela. Ti puoi rendere conto che ci non puoi mandare un gruppo che non sa neanche tenere in mano una chitarra o che sa misurarsi con un palco, anche se anche alle prime esperienze in una situazione come quella.

IR: In quanti siete a selezionare i video che arrivano?

FL: negli anni abbiamo sempre coinvolto tantissimi giurati, ma quest’anno abbiamo voluto fare un cambio e siamo soltanto noi dell’associazione, in particolare io e altre due persone. Questo perché abbiamo visto che in tanti concorsi questa fase non la si affida ai giurati ma la si fa internamente e poi per questioni di tempo. Essendo la prima edizione dopo Covid non avevamo solo sei mesi per organizzare tutto quando di solito ce ne impieghiamo il triplo! Quindi non potevamo permetterci di coinvolgere una giuria a cui bisognava mandare i materiali e aspettare le risposte.
Quest’anno avremo un mese per farle selezioni, comunque la competenza l’abbiamo acquisita in dieci e più anni di lavoro.

IR: di solito vi limitate ad ascoltare quello che vi mandano o cercate di fare una ricerca più ampia?

FL: dipende. C’è una prima fase, un primo ascolto, e ci si basa su quello. Se c’è un qualcuno su cui abbiamo dei dubbi, andiamo a guardare qualcosa su altri canali come Spotify o ancora su YouTube. Di solito dalla prima scrematura porta via il 50% dei candidati.

IR: quest’anno a quanti artisti siete arrivati?

FL: anche se c’è tempo fino al 28 febbraio ad oggi siamo sui 200 iscritti che sono già un bel numero. Devi toglierne subito la metà prima di poterti confrontare con gli altri e proporne un set per un’ulteriore scrematura, altrimenti non hai il tempo fisico per riuscire a fare una selezione attenta. Ad oggi sarebbero 400 brani, se fai per una media di 5 minuti a brano, serve molto tempo.

Se ci pensi questo fa anche parte del partecipare ad un concorso: gli artisti devono scegliere bene i due brani da presentare, poi in realtà non siamo così netti, alcuni non ci piacciono subito e altri, su cui abbiamo dei dubbi, per quanto possibile, approfondiamo.

Per facilitare questo lavoro dalla prossima edizione stavamo pensando di rendere obbligatorio anche un link a Spotify oltre i video live, ma vedremo.

Lo stato sociale – 2012

IR: vi è successo di avere delle discussioni interne su chi scegliere o è sempre andato tutto liscio?

FL: ma no, soprattutto perché con i giurati che facevano le scelte era tutto molto oggettivo. I giurati spedivano i vari voti e compilavamo un Excel. In un paio di casi abbiamo dovuto fare rivotare per i musicisti a cavallo degli ultimi posti disponibili ma mai niente di drammatico. La volta in cui ha partecipato lo Stato sociale abbiamo fatto una riunione supplementare perché alcuni giurati erano in completo disaccordo nel farli andare in semifinale e invece altri, fra cui anche me, all’epoca dissero: “questi sono particolarissimi, mandiamoli almeno alle semifinali poi sarà il pubblico a giudicare se piacciono o meno”. E poi fu una standing ovation del pubblico e arrivarono a vincere.

IR: ci deve essere qualche caratteristica che li deve colpire per poter ambire alle semifinali o siete aperti a qualsiasi sonorità?

FL: siamo abbastanza aperti. Sicuramente non cerchiamo copie di Buscaglione, come detto questo non è lo scopo del premio. È un premio per nuovi progetti innovativi, quindi essere una sua copia è sicuramente un elemento di scarto. Sia chiaro che lo swing a noi piace ma dovrebbe essere proposto in modo innovativo e interessante, come tutto il resto.

Non abbiamo delle esclusioni nette, magari la musica sinfonica, la musica classica non c’entrerebbero molto, invece ad esempio artisti Trap o hip hop o rap, andrebbero benissimo, ripeto: l’importante è che il progetto abbia elementi innovativi, una buona qualità musicale e che denoti un minimo di ricerca sia nel testo che nella musica.

Questi sono i tre perni su cui si basa la selezione.

IR: ho visto che avete tanti partner che vi appoggiano

FL: Sul sito li puoi vedere in fondo alla pagina. Principalmente sono i festival e le realtà che partecipano ai premi. Se vedi i premi che abbiamo quest’anno il primo premio è di 3.000 euro e la partecipazione a dei tour in 10 Festival partner, il secondo di 1.500 euro e il tour in 5 al Festival partner.

Diversi di questi sono con noi dall’inizio altri si sono aggiunti dopo. Ovviamente sono tutti all’interno del nostro target e molti di loro vedendo la serietà dietro la proposta hanno accettato volentieri di ospitare i vincitori.

Altri partner si occupano di altri aspetti come il premio Booster che consiste in un’audizione a porte chiuse con Locusta e Woodworm o il premio Sold Out che consiste in un’apertura per un artista del roster di Panico concerti o di Dischi sotterranei.

Un’altra possibilità è vincere 5 interviste per diverse testate partner.

Come vedi è tutto pensato per dare la possibilità a dei nuovi talenti di farsi notare.

La creazione dei premi cerca di dare quello che ti dicevo prima: un contributo alla crescita nel percorso di professionismo musicale delle band.

IR: dicevi che a fine mese chiudono le iscrizioni

FL: sì la scadenza è il 28 Febbraio e quest’anno abbiamo dovuto mettere una quota di iscrizione di 20 €, è  la prima volta che facciamo. Quei pochi soldi pubblici che avevamo non ci sono più e non abbiamo sponsor quindi l’abbiamo dovuto inserire, ma per quello che offriamo non mi sembra sia una richiesta troppo esosa.

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