Intervista a Florilegio, canzoni per poterci comprendere

Un cantautore introverso disperso per i portici di Bologna, così si presenta Florilegio, alterego del marchigiano Matteo Polonara. Il suo nuovo singolo “Non ci capiamo più” ci porta in un mondo onirico in cui ogni incomprensione è superata. Ci è sembrato un bellissimo messaggio (oltre che è un’ottima canzone) e abbiamo deciso di incontrarlo!

Ciao Florilegio, come stai? Benvenuto su Indie Roccia!

Ciao amicə di Indie Roccia, grazie per avermi invitato.

Mi sembra che “Non ci capiamo più” abbia per certi versi un suono stratificato: suona contemporanea ma rimanda sicuramente a musica del passato. Quali sono gli artisti e i generi che hanno ispirato il tuo progetto?

Giusta osservazione, è proprio questo il concetto con cui abbiamo costruito il “suono Florilegio”. Un suono vintage, che rimandasse agli anni’70 ma che fosse fresco, non una parodia o un revival di qualcosa che non esiste più, fatto e rifatto. Posso dire che non mascheriamo l’amore per la psichedelia, il progressive, la fusion e il jazz, ma li mescoliamo con temini orecchiabili, tramite l’uso di strumenti come organi Farfisa DX7 Yamaha, sequencer, elementi di Sound Design e chitarre acide, liquide. 

“Non Ci Capiamo Più” è stata scritta da me e prodotta insieme a Pierpaolo Ovarini, Davide Ballanti e Alessandro Della Lunga: ognuno di noi ha messo dentro le sue influenze, il suo stile, ciò che ascolta. Dentro questo brano sicuramente ci sono echi a progetti come i BadBadNotGood, Mac deMarco, Luis Cole fino ad arrivare a Bob Dylan, La Femme o i VIDEOCLUB. 

Ho visto che nel 2018 è uscito un album a tuo nome (Matteo Polonara) da cui poi è nato poi il progetto Florilegio. Cosa distingue i due percorsi? Perché hai voluto “dividerli”?

Il mio disco d’esordio “Nella Vasca o Nel Giardino di Fianco?”, autoprodotto e uscito nel 2019, a posteriori posso dire che è stato un po’ la conclusione di un ciclo. Infatti, le nove canzoni che lo compongono sono state scelte da me e dai miei musicisti tra tutte quelle che ho scritto e che ci hanno accompagnato in giro per l’Italia dal 2015 (anno di fondazione del progetto) al 2019. Con questo disco, registrato da Andrea Rigoni (Derozer) allo Studio Produzioni Fantasma di Vicenza, ci siamo presi sicuramente una serie di soddisfazioni, come quella di aprire ai Fast Animals and Slow Kids o ai 99 Posse. Sicuramente sotto alcuni punti di vista è un disco immaturo, concepito in modalità “rock band” senza produttori, senza suoni aggiunti, semplicemente quello che usciva d’istinto dai nostri strumenti. È un disco caratterizzato da sfumature rock/funk, canzoni molto lunghe, testi complessi (a volte pure troppo), soli virtuosistici. In seguito, ho deciso di mettere un punto, chiudere il cerchio e riiniziare da capo. Non volevo più pubblicare musica o fare concerti con il mio nome di battesimo per diversi motivi, soprattutto non volevo che si creassero sovrapposizioni con gli altri progetti, legati alla musica ma non solo, in cui mi firmo con il mio nome di battesimo. Volevo invece che il mio progetto musicale avesse un’identità molto precisa, definita, che non potesse essere confusa. Avevo bisogno di un personaggio dietro cui nascondere tutte le mie insicurezze e fragilità, la mia natura timida e introversa. Ecco così che nel 2021 risorgo come Florilegio. Al mio fianco rimangono sempre Davide Ballanti (chitarre e aiuto produzione) e Alessandro Della Lunga (batteria), miei storici musicisti fin dalla nascita del progetto, ma vengo anche affiancato per la prima volta da un producer, Pierpaolo Ovarini, incontro che avviene grazie a Stefano Luciani della NuFabric Basement, studio di registrazione dove abbiamo appena ultimato il nostro nuovo disco. Le differenze sono tante rispetto al vecchio lavoro, da come è stato concepito a come è stato realizzato. Il sound è molto diverso, meno rock, meno jazz, meno funk e molto più psichedelico. Brani più brevi e più freschi, puliti, prodotti ma senza far mai mancare i riff di chitarra. E’ un disco molto ragionato, ci abbiamo messo due anni a realizzarlo. Al momento sono molto soddisfatto: è come se avessi chiuso una fase più immatura e adolescenziale della mia vita e ne avessi aperta un’altra tutta nuova, più cosciente e matura.

Faccio un ragionamento strano: le cover dei tuoi scorsi singoli rimandano all’immaginario dei tarocchi, quella di “Non ci capiamo più” non del tutto ma l’immaginario è comunque quello (fra l’altro molto bella) mentre nell’ultimo video vediamo una cartomante all’opera. Che rapporto c’è fra la tua musica e un certo misticismo?

Non è un ragionamento strano, anzi sono contento che te ne sei accortə e me l’hai chiesto! Dopo aver fatto uscire i miei primi tre singoli Tende, Gonna ed Ortica, e quindi aver estratto tre carte magiche, volevo che anche questo artwork mantenesse un’atmosfera onirica e mistica, ma uscendo dai confini della carta dei tarocchi per esplodere in tutto lo spazio della copertina. 

Ho sempre avuto un’attrazione molto forte versione le simbologie e l’esoterismo, direi che sono modi e mondi in grado di dare versioni più interessanti della vita e di quello che accade ogni giorno. La mia scrittura è piena di immagini e simboli, infatti non sempre è comprensibile al primo ascolto. Anche dal punto di vista grafico desideravo che i miei brani avessero dei vestiti magici. L’incontro chiave che ha generato questa idea è stato con Reg Mastice, che ha saputo tradurre visivamente le suggestioni tratte dalle immagini che evoco con le mie canzoni.

Ti ringraziamo per le risposte e ti salutiamo chiedendoti cosa dobbiamo aspettarci dall’album in arrivo? 

Un viaggio magico, mistico e profondo. Grazie a voi 🙂 

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