Intervista: Elisa Zoot
Elisa Zoot è un’artista versatile e con Clever Crow, primo lavoro solista, ha creato un album che fonde alternative rock, elettronica e contaminazioni anni ’60.
Ci ha parlato delle sue influenze musicali e di come la sua esperienza nella composizione di colonne sonore per cinema e TV abbia influenzato il suo lavoro solista.
Clever Crow è un album che racconta il bisogno di ritrovarsi e superare le proprie paure, lasciando aperta la possibilità di portarlo dal vivo, cosa che le auguriamo!
IR: Clever Crow è un titolo molto evocative: come è nato l’omonimo brano e perchè l’hai scelto come titolo del disco?
EZ: Clever Crow è nato proprio dalla strofa, innanzitutto dallo strumentale: la ritmica col groove un po’ nervoso, la parte armonica scura, con synth ed effetti.
Una volta apparecchiato qualcosa che fosse per me abbastanza evocativo, ho iniziato a improvvisarci sopra con la voce ed immediatamente mi si è palesata la frase:
“I’m a clever crow, I’m gonna solve this, I’m gonna let you out”.
È stato un dialogo interiore che mi ha subito agganciata, perchè mi sembrava una sorta di promessa, ma anche un po’ una maledizione.
Il resto del pezzo si è rivelato gradualmente, e una volta completati songwriting e arrangiamento, il tutto è stato impreziosito dalle energie alla batteria di Alex Reeves, alle chitarre di Ariel Lerner, e agli archi di Alexander Nantschev.
È un brano che parla di lotta, di lealtà, di gabbie, desiderio e paura… per me title track perfetta per fotografare il momento raccontato nell’album.

IR: I brani erano già abbozzati in passato o sono nati appositamente per l’album?
EZ: I brani sono nati tutti nel corso degli ultimi anni, con l’idea di un progetto solista.
IR: L’album spazia tra diversi generi musicali. Quali sono le tue principali influenze musicali?
EZ: Le influenze musicali sul disco spaziano dall’alternative rock anni 90 di Clever Crow e Fool You All a certa dub e elettronica su Macullopatia, un po’ di vibes 60s (Margo Guryan, Beatles, Doris, Melanie…), poi un po’ di Eels, di Broadcast, di Roy Orbison, Cocteau Twins, Sonic Youth… e tanto amore per le dissonanze, che tramite classica (Debussy, Messiaen, Ravel) e musica per cinema mi porto dietro da sempre.
Sin da bambina, quando sento una nota “storta” godo tantissimo, la cosa paradossalmente mi dà un estremo senso di comfort e familiarità.
Forse perché sono cresciuta bilingue, da sempre con “cose audio che non tornano” ? Chissà!
IR: Hai collaborato, oltre che in questo album anche in passato con Massimo Martellotta dei Calibro 35: come vi siete conosciuti e come è il vostro metodo di lavoro?
EZ: Ci siamo conosciuti anni fa tramite altri componenti della band con cui avevo già collaborato in passato (Fabio(Rondanini ndr) per primo, poi Tommaso(Colliva ndr)) e negli anni abbiamo lavorato spesso insieme, dalle colonne sonore alla musica per pubblicità/media, al brano Travelers Explorers fino a quest’ultima collaborazione chitarristica sul mio brano How To Feel Safe.
Vivendo in due città separate lavoriamo sempre in remoto, ognuno dal proprio studio, ma con uno scambio e un confronto per me sempre molto preziosi, sia sul piano musicale che umano.
IR: La tua attività principale è la composizione di musiche per cinema e serie TV. In che modo questa esperienza ha influenzato la creazione di Clever Crow?
EZ: Negli ultimi anni la mia attività principale è stata la musica per media ma anche tante, tantissime ore in studio come session singer per terzi. Un lavoro di empatia e ascolto che forse mi ha resa più elastica ed allenata a fidarmi del mio istinto, nel momento in cui quell’ascolto è tornato a rivolgersi verso l’interno.

IR: Qual è il processo creativo che segui quando componi musica per immagini e quando crei un album solista?
EZ: Sono per me due processi radicalmente diversi.
Comporre per immagini fin’ora mi è sembrato più assimilabile a camminare in equilibrio su una corda tesa (meno l’ansia!)
Ascoltare innanzitutto, ascoltare tantissimo. Poi calibrare, dosare, centellinare, distillare, sfumare, non invadere lo spazio che deve essere altrui. Lavorare a servizio di una visione, di storia, dialoghi e immagini ma mantenere sempre la pancia ingaggiata…
Una bella sfida che amo tantissimo!
Scrivere un disco invece per me è proprio andare il più possibile “up to eleven”, brutale, senza guardare in faccia a nessuno.
In fase di scrittura lasciarsi andare completamente a passione ed emozioni… e in fase di produzione e mix pure! Aggrapparsi a quelle scintille e soffiarci sopra, cercando di creare un bel fuocherello.
Dopo anni di band, collaborazioni e lavoro per terzi, qui ho lavorato interamente in isolamento, suonando scrivendo e producendo tutto in solitudine.
Alla fine, come accennavo prima, ho avuto l’onore di poter impreziosire alcuni brani con degli ospiti:
Max Martellotta, Ariel Lerner e Steve Ouimette alle chitarre, Alex Reeves su un paio di batterie, Alexander Nantschev agli archi.
Ho poi missato i brani nuovamente in solitaria, eccetto Clever Crow, Tsunami e Fool You All che sono stati missati da Ariel Lerner (l’altro founding member di Black Casino and The Ghost, con cui ho scritto molte delle soundtrack per film e TV, e che ha anche poi fatto un super mastering dell’intero album)
IR: Ci sono temi specifici che esplori nei testi delle tue canzoni?
EZ: Nel caso di questo album, molto ruota intorno al bisogno di ritrovarsi. Tutto torna 🙂
IR: Fino a qualche anno fa facevi parte dei Black Casino and the Ghost. Esistono ancora?
EZ: Esistono ancora. Come dicevo più su, io e Ariel abbiamo sempre continuato a lavorare insieme anche sui progetti di soundtrack. Black Casino è sempre lì, al momento riposa ai nostri piedi e fa le fusa.
IR: Pensi di portare Clever Crow dal vivo?
EZ: Onestamente non lo so. Se le circostanze lo consentiranno, volentieri. Altrimenti rimarrà un momento, fotografato in studio, a cui voglio molto bene.