Interview: Piro
Piro, nome d’arte del cantautore romano Alberto Piromallo Capece Piscicelli, è un progetto al suo debutto assoluto. Il suo primo singolo si chiama “La Donna Del Futuro” e consiste in una dicotomia: da una parte la canzone dal sound variopinto e piuttosto brioso, dall’altra un video musicale cupo, pieno di suspence e ispirato ai film dell’orrore, con tanto di protagonista che deve scappare da un mostro. Ecco cosa ci ha raccontato Piro a proposito del singolo!
Ciao Piro! Benvenuto su Indie-Roccia. Come ti presenteresti in una frase a un ascoltatore che non ti conosce?
Ciao! Scrivo canzoni usando immagini, cambiando tonalità, ascoltando i cantautori e vivendo nel presente.
Ti ricordi quale è stato il primo concerto a cui hai assistito nella tua vita?
Convinsi mio padre a portarmi a vedere gli 883 al Festival dei Presidi di Orbetello. Era il 2000, avevo 9 anni e la loro bandana sulla fronte.
E da piccolo quali poster avevi appesi alle pareti della camera?
Il Bacio di Klimt, Matrix, le T.A.T.U. (regalavano il poster col CD singolo di All the Things She Said) e ovviamente la lingua dei Rolling Stones.
Hai appena pubblicato il nuovo singolo “La Donna Del Futuro”. Ci puoi parlare del significato della canzone per te?
Mi piace attingere da qualsiasi cosa: storie che mi raccontano, che mi succedono, che leggo… anche se nei brani ogni frase mi ricorda una cosa diversa, insieme prendono un significato a sé stante. Questa è una canzone che esorcizza la classica “storiella estiva”, alla quale lui dava troppo peso, mentre lei gliene dava troppo poco.
La canzone ha un video molto particolare. Ci spiegheresti che significato aggiuntivo dà alla canzone vista la sua ambientazione da film dell’orrore?
Ci piaceva il contrasto che creava con la canzone. Alla fine del video la creatura si rivela essere una donna. Qui c’è il collegamento con il significato del testo, perché il protagonista della canzone cerca di scappare da lei. Ma il merito di questa resa così particolare è del regista Alessandro Codina e della sua troupe.
Tu sei di Roma. Che rapporto hai con la scena musicale della Capitale?
La seguo da quando si andava al circolo degli artisti e ogni tanto trovo qualcosa che mi piace, sempre osservando dal buco della serratura. Perciò spesso vado a cercare realtà più intime, come la domenica da Marmo o il Pierrot Le Fou, locale dove passo molte serate.
Nella tua bio si legge che hai lavorato anche come cuoco. Quali sono i tuoi piatti preferiti da preparare?
Mi piacciono le cose agrodolci e i soffritti. E in primis tutto ciò che riguarda la pasta: secca, fresca, ripiena. Se c’è di mezzo anche il guanciale o il tartufo nero, meglio.
Il mondo della musica è fermo per la pandemia da Covid 19. Hai subito anche tu conseguenze e danni diretti da questa situazione di emergenza?
Questo era un singolo d’esordio, perciò purtroppo non ne ho altri usciti in tempi migliori con cui fare un raffronto dei risultati. Però il fatto di non essermi potuto esibire dal vivo mi fa sentire come se il progetto non fosse ancora venuto del tutto allo scoperto. Ho dovuto anche rimandare di un po’ le prossime uscite perché non possiamo uscire a girare i videoclip. Ma a maggio ci sarà qualcosa…