Interview: Ottavia Brown

Lei è Ottavia Brown, cantautrice di Brescia che ha di recente pubblicato un nuovo album dal titolo Signora Nessuno, un nuovo capitolo che si muove tra cantautorato, swing e soul. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei.

Partendo dalle basi. Da dove arriva il tuo nome d’arte? E quanto dice di te?
Sono molto affezionata al mio nome d’arte perché mi ricorda, ogni giorno, l’inizio del mio percorso musicale, le mie sonorità vintage che conservo tuttora; attraverso il mio primo progetto musicale, basato su sonorità vintage: blues, jazz e western-swing d’oltreoceano, creai, con poetica ironia, il nome d’arte “Ottavia Brown” proprio per imitare i nomi americanizzati degli artisti italiani squattrinati che approdavano nella tanto sognata America agli inizi del ‘900 per realizzare sogni e speranze.

Parlaci di Mary Shelley, in che modo un personaggio come lei ti influenza?
Mary Shelley è stata una scrittrice illuminante nella storia della letteratura del 1800; è uscita dal ruolo ed è riuscita a costruirsi uno spazio artistico nel mondo editoriale, (non senza sacrifici e problemi, anzi…) al tempo prettamente maschile. Mary è stata pioniera e rappresentante del romanzo gotico che, con le sue ambientazioni e personaggi inquietanti, mirava a parlare della paura per innanzitutto indagarla e combatterla un po’ come, tempo prima, le fiabe dei fratelli Grimm; mi ha molto influenzato, come concezione del pensiero creativo, proprio per questa curiosità nel lato ombroso del pensiero umano, nell’andare a scandagliare e comprendere le paure.

Questo disco sembra destinato in particolare alle donne, è così? Come mai?
Sì, oggi più che mai, la condizione femminile va tutelata e protetta, vedo ancora tanti limiti nel pensiero generale: c’è ancora lo spauracchio che l’aspetto esteriore (fisico, anagrafico, etnico) arriva sempre prima del pensiero, della creatività e delle competenze. Signora Nessuno è un messaggio di libertà di espressione e di emancipazione, ogni donna delle mie canzoni aggiunge la sua storia personale a questo messaggio: una donna vittima di violenza di genere, una ragazzina adolescente in preda alla crisi giovanile esistenziale, la storia delle operaie chiamate “Radium Girls” le quali furono avvelenate dal Radio durante i turni di lavoro in fabbrica e che vinsero dopo anni e per la prima volta nella storia, una causa nei confronti dei loro datori di lavoro, la storia di una statua che aspetta di essere completata da uno scultore del quale s’innamora, una donna che chiamano strega la quale celebra la bellezza della libertà e dell’emancipazione femminile, una schiava che progetta e attua un fuga di libertà e amore, Moby Dick la balena che racconta dell’ossessione che il capitano Achab aveva per lei e Frankenstein che dedica una canzone d’amore alla sua creatrice Mary Shelley.

Se proprio dovessimo definire con genere la tua musica, quale sarebbe, perchè?
La definirei cantautorale. Anche se contaminata da molti stili (blues, rock e folk) si basa assolutamente sul testo e sulle parole della storia. Di base sono cresciuta con il cantautorato italiano e le parole e il significato della storia sono al primo posto quando compongo una canzone, tuttavia in questo disco credo che testi e musica siano ben bilanciati. Abbiamo composto le canzoni liberi da vincoli o preconcetti concedendoci lunghe parti strumentali.

In che modo i tuoi disegni raccontano i tuoi brani (o è viceversa)?
Da illustratrice il disegno si lascia modellare dal testo e il testo cambia luce e si lascia influenzare dal disegno. I miei disegni sono degli sketch che abbozzano la canzone; una volta finiti e finita la melodia, la loro funzione è di aggiungere dettagli di colore e forma alla canzone, non la spiegano come un fumetto o una graphic novel, ma la affiancano come in un albo illustrato.

Quando potremo vederti in tour (Coronavirus permettendo)?
Si spera per l’estate, ma purtroppo nessuno sa prevedere quando ne usciremo e anche chi organizza eventi e concerti, si trova in un momento di grossa difficoltà e incertezza. Come molti anche a noi sono saltate delle date già in programma, ma in questo momento è secondario perché la necessità più importante è che tutto possa rientrare nella normalità, oggi più che mai sono le piccole cose che ci mancano. L’arte per fortuna non si ferma e non si fermerà, anzi tornerà più forte di prima.

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