Interview – Luca Gemma
Esce oggi martedì 26 aprile 2022 per Adesivadiscografica “Sul precipizio“, il nuovo singolo di Luca Gemma. Un nuovo capitolo per il cantautore di origini romane, ma di stanza a Milano, che ci avvicina ad un album in uscita a settembre. “Sul precipizio” è un brano rotolante in quattro quarti in cui la chitarra acustica accentua il backbeat e trascina tutto dall’inizio alla fine. Le voci, una bassa e una alta, e il kazoo fanno il canto. Il piano elettrico e gli archi il controcanto.
Volevamo assolutamente saperne qualcosa in più.
– Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che davvero non ci aspetteremmo?
‘Come Modugno suonato da Paul Weller al compleanno di David Byrne’ è il mio modo di pensare la musica e le canzoni. Le mie fonti d’ispirazione sono i cantautori italiani dagli anni 60 in poi, il pop rock d’autore britannico, pieno di soul e rhythm’n’blues, da Paul Weller e Joe Jackson fino a Fink e Damon Albarn, il folk acustico e la black music, Beatles, Stones e Dylan che sono la bibbia, quei cantautori irregolari del blues che sono Tom Waits, Nick Cave e Mark Lanegan, quelli sbilenchi e dediti al groove come David Byrne e Beck! Ma io sono un ascoltatore onnivoro da sempre e potrei andare avanti per cento pagine a parlarti di Elvis e Clash, di Chet Baker e Morricone, di Lucio Dalla e degli Smiths. Subisco il fascino di tutte queste cose e molte altre ancora.
– In quale periodo hai scritto “Sul precipizio”? Ti senti ancora così?
Ho iniziato a scrivere le canzoni per il nuovo album nel 2018, subito dopo l’uscita di quello precedente ‘La felicità di tutti’. Come sempre ho scritto un sacco di materiale per poi arrivare in fondo con dieci pezzi che stanno bene insieme. Ci ho messo cinque anni, ma le canzoni hanno preso la loro forma definitiva in questi ultimi due in cui tutto si è fermato, soprattutto nella musica, e mi hanno aiutato a superare la mancanza di contatto umano all’esterno. ‘Sul precipizio’ parla di solitudine, del bisogno di cose vere e di qualcuno in cui riconoscersi mentre si sta in quell’equilibrio precario che
dovremmo aver capito tutti ormai, tra pandemia e guerrafondai della porta accanto, ma credo che non sia così. Stare in bilico ha anche un lato positivo perché ci tiene svegli e attenti, a patto di capire che è sempre più chiaro che non ci si salva da soli dalla caduta! Poi c’è un lato più strettamente personale perché in questi ultimi tempi malattia e morte hanno riguardato persone che amo e a me molto vicine. C’est la vie e siamo forgiati, noi esseri umani, per adattarci anche ai cambiamenti più stronzi, ma questo non vuol dire che non si provi dolore.
– Milano è ancora una città favorevole per fare musica? Quali sono i luoghi significativi della scena?
Milano è ancora la sede di case discografiche, case editrici, studi di registrazione e media anche se la musica si fa ormai ovunque e con mezzi molto meno ufficiali di un tempo. Resta un luogo privilegiato e fortunato perché da qui passano quasi tutti i concerti e gli spettacoli, ma negli ultimi anni si è impoverita con la costante chiusura di club medi e piccoli che fino a qualche tempo fa erano punti di incontro fondamentali per chi suona e per chi ascolta. Io però non mi arrendo e per esempio curo da due anni una serie di concerti in cui cantautori, cantautrici, band e musicisti mettono in scena la loro idea di canzoni, suoni e parole. Si chiama We Love Live, si svolge al Rock’n’Roll Milano ed è nata dopo la sbornia di dirette da casa per il Covid che a me non piacevano per niente. In ogni caso per valutare Milano e la musica, la devi mettere a confronto con le grandi città europee e non con la provincia italiana. È in quel confronto che scopri pregi e difetti.
– Il Covid ha influito in qualche modo sul tuo percorso discografico?
Il covid ha influito pesantemente prima di tutto sulla vita quotidiana che ha perso tutta una fetta di socialità, di contatto umano e di spensieratezza nell’approccio agli altri. La musica non fa eccezione perché, pur avendo una componente solitaria e appartata che a me piace molto, poi ha bisogno di aprirsi al mondo. In compenso mi sono preso un tempo più lungo per scrivere e comporre, per mettere a fuoco meglio quello che volevo raccontare e, lavorando alle canzoni interamente da solo, mi sono divertito a sperimentare strade per me inedite e nuove. Insomma ho cercato di sfruttare al meglio le possibilità ma anche e soprattutto le impossibilità!
– Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti, e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta? Quando esce l’album? A settembre!
Bellissima la canzone e grazie per l’intervista. Volevo sapere di piu’. Luca sei bravissimo.