Interview: Leva
Mura domestiche è l’EP di Leva -progetto solista di Leonardo Cannatella – membro dei Bestrass, uscito lo scorso aprile. L’ep è stato recensito sulle nostre pagine e ci è piaciuto tanto, quindi, abbiamo pensato di contattare via mail Leonardo per saperne di più. Buona lettura!
Mura domestiche è il titolo del tuo ultimo lavoro. Non un titolo a caso, verrebbe da pensare…
Sì, esatto.. L’idea di fare uscire un disco così, domestico appunto, nasce nel periodo pre-Covid. A dicembre mi sono fratturato la caviglia e mi sono ritrovato a casa, immobilizzato per tre mesi, con tanto di quel tempo a disposizione che ho potuto fare veramente di tutto.
Tra le varie cose di quel periodo, c’è stata questa full immersion nelle registrazioni di un tempo; ho quindi ripescato brani rimasti da parte per anni che non ero riuscito nemmeno a proporre ai Bestrass.
Mura Domestiche mi sembrava il titolo più adatto, in primis perché oltre ai tre mesi di convalescenza per la frattura, ne sono stati aggiunti altri due per la quarantena da covid; un secondo motivo è che, un po’ per tutti la diffusione del virus ha reso le mura di casa una seconda pelle.
L’ep è stato anticipato da Rimpianti. Il singolo racconta di chi si è trovato in prima persona davanti alla malattia, da paziente e da operatore sanitario. Ti va di dirci di più?
Rimpianti è il primo singolo dell’Ep perché è l’unico brano scritto in riferimento alla pandemia. A dispetto dell’indifferenza di molti, il brano richiama l’attenzione sulle emozioni di chi si è ritrovato, senza rendersene conto, in un letto d’ospedale, lontano dagli affetti e in fin di vita.
Anche se nel testo c’è un chiaro riferimento ai sintomi (soffocamento) del covid …”tra vita e aldilà è un attimo….sì, ma al prezzo di un respiro”… ciò non toglie che sostanzialmente il brano sollevi l’argomento del ‘peso dei rimpianti’, di un qualsiasi essere umano poco prima di morire, per un qualsiasi motivo in una qualsiasi parte del mondo.
Questo momento molto particolare, caratterizzato dall’elevata contagiosità, dall’inadeguatezza delle cure, inefficienza delle strutture ospedaliere e dall’isolamento forzato, mi ha semplicemente dato più ispirazione rispetto ad altre circostanze. Difatti, il brano è riferibile a chiunque si sia trovato o si trovi vicino alla morte, anche per cause non legate al Covid.
L’emergenza ha sicuramente toccato tutti a livello umano. Inevitabilmente. Non ti chiedo se “saremo migliori?” (la mia risposta sarebbe no). Nick Cave ha dichiarato “la mia risposta alle crisi è sempre stata creare”. Sei d’accordo? Come si comporta un artista davanti a una situazione eccezionale e senza precedenti? Credi che ci sia una spinta verso una maggiore creatività oppure, al contrario, ci si chiude perchè incapaci di esprimersi davanti a questa tragedia?
Per quel che ne sappiamo, è proprio dopo grandi crisi che l’essere umano (evolve, cresce e) si reinventa. Non so se questo abbia a che fare con il progresso o miglioramento, però. Credo che sotto molti aspetti, l’artista usi l’opera d’arte per arrivare ad (un’inutile) auto-celebrazione. Vedo, e soprattutto sento, una costante vena egoistica che attraversa (tutti) gli artisti.
È solo il mio parere. Forse non è così per tutti. Anzi, spero di sbagliarmi.
Concerti annullati o rinviati. Ora ci sono dirette social, performance streaming… cosa ne pensi?
A pelle, (ti direi che) non è il mio linguaggio (come per tanti altri).
Ci sono aspetti positivi e negativi, come in tutte le cose.
Da una parte, fai vedere che ci sei ancora, attivo e presente su tutte le piattaforme, pronto a divertire (cit. Conte), condividere e comunicare con il pubblico; dall’altra, ti rendi conto che suoni (lavori) gratuitamente, abituando il pubblico a guardare le performance live da casa.
Ho paura che le persone si abituino a questa lontananza/distacco sociale; sempre tutto filtrato da uno schermo. Queste sono le prime cose che mi vengono in mente..
Il mondo della musica è stato particolarmente colpito da questa crisi. Credi che ci siano delle soluzioni per aiutare artisti, operatori del settore?
Nel caso di realtà piccole, come quelle underground, penso si tratti solo di riorganizzare tutto appena ce ne daranno l’occasione. Siam pur sempre una nicchia; di soldi, ne giravano pochi anche prima del lockdown.
Ci sono comunque alcune iniziative (all’attivo) per sostenere gli artisti ed i gestori dei locali. Forse, c’è chi si sta dando da fare, nel suo piccolo, attraverso donazioni ai locali oppure mediante l’acquisto del merchandising delle varie band; e chi sul web ha dato vita a nuovi format per dare voce/visibilità agli artisti.
Torniamo nuovamente all’ep. Rimpianti e Incapace sono brani nuovi, gli altri invece, esistevano già, erano custoditi nel cassetto. Come mai hai deciso di ripescarli? Non hai pensato di andare avanti a realizzarne dei nuovi?
Beh, in realtà non si tratta di aver smesso di realizzare brani di nuovi, ma di riuscire a pubblicarli piano piano tutti. Negli ultimi dieci anni non ho mai smesso di scrivere testi e musiche, solo che ad un certo punto è diventata un’impresa ardua registrarli e pubblicarli tutti.
Con l’opportunità della quarantena ho fatto un mix, prendendo tre brani scritti negli ultimi anni (Berlin, Ararat e Tamìm) e aggiungendone altri due nuovi (Rimpianti e Incapace).
Leva è il tuo progetto solista. Tuoi i testi, tua la musica. Come è lavorare da solo? Cosa cambia rispetto a suonare in un gruppo? E’ meglio, peggio, o semplicemente diverso?
Senza dubbio diverso. Ci sono pro e contro come per tante altre cose.
Aver meno teste da mettere d’accordo ti permette di seguire il lavoro senza alcun tipo di tensione. Le tempistiche si accorciano e tutto prende una piega più fedele all’idea iniziale che si aveva del brano o del disco.
Nei lavori precendenti mi sono sempre scontrato con questo tipo di situazione.
Sempre soddisfatto al 50% a lavoro finito, quel che veniva stampato nel disco non l’ho mai trovato troppo aderente alla composizione iniziale. Detto questo, penso sia giusto e del tutto normale, che ad un brano vengano apportate delle modifiche, una volta che si sia deciso di condividerlo con la band.
Tre aggettivi per descrivere Mura domestiche.
Penso sia un lavoro molto essenziale.
I testi e le melodie lo rendono molto romantico e introspettivo
Concludiamo con una canzone. Vai!
HAVAH – PILENAI
Grazie e in bocca al lupo!
Grazie a te Gilda e a Indie Roccia!