Interview: Grill Boys
Grill Boys è un trio milanese composto da Cony Valentino, Fredperry Ruben e Giovane Giovanni. Fanno musica dal 2018, ma solo recentemente sono stati portati alla nostra attenzione, precisamente da quando l’etichetta peermusic li ha accolti nel proprio roster, occupandosi della pubblicazione dell’ultimo album La Crisi Dell’Uomo, che ha visto anche l’arrivo di un’edizione deluxe lo scorso 15 maggio con quattro brani in più. Questo è il capitolo finale di una trilogia di dischi nei quali ognuno dei tre, a turno, ha lavorato come autore. Avendo apprezzato molto la proposta autentica, genuina e fuori dagli schemi del trio, sono stato molto contento di potermi recare nel loro studio milanese per una chiacchierata. Tra la modalità di scrittura delle canzoni, il modo in cui è nata la fanbase e la voglia di alzare il livello musicale, Cony e Giovanni, assieme al loro collaboratore Santiago “Ago” Rivas e a un’incursione di Ruben proprio sul finale, hanno aperto, con le loro risposte, una finestra sul mondo di questo interessante progetto.
Visto che su Indie-Roccia non abbiamo ancora mai parlato di voi, mi tocca farvi una domanda scontata: com’è nato il progetto? Come vi siete incontrati e come avete iniziato a fare musica assieme?
Cony: Ci siamo conosciuti al liceo e abbiamo iniziato a sperimentare un po’ in casa per non stare sempre in giro a cazzeggiare, abbiamo iniziato a spippolare un po’ col computer, ci siamo trovati anche con Ago e abbiamo iniziato a suonare, campionando, provando, siamo partiti dalla trap…
… quindi, parlandovi, avete capito di avere gusti musicali in comune.
Cony: con Ago mica tanto… Però pian piano ci siamo venuti incontro, come dicevo siamo partiti dalla trap per poi spostarci verso tutt’altra roba perché della trap ci eravamo rotti le palle.
Gli ultimi tre dischi vostri vengono presentati come dischi solisti di ognuno di voi tre, anche se in realtà ho visto che alcune canzoni sono scritte con qualcun altro. In ogni caso, ogni canzone ha un autore unico o principale. Invece prima, cosa succedeva? Era sempre così o c’era più collaborazione anche nella scrittura dei singoli brani?
Cony: Se parliamo dei primi album, ognuno scriveva una propria strofa, quindi in ogni canzone c’eravamo dentro tutti e tre a livello di scrittura. Invece gli ultimi tre dischi sono stati fatti da ognuno di noi come solisti, ma c’è sempre la partecipazione di tutti e tre.
Io mi sono fatto una specie di visione per cui i tre dischi rappresentano altrettanti momenti che arrivano uno dopo l’altro, nel senso che Rodolfo rappresenta quando si esce di casa per andare a una serata e si è tranquilli e spensierati, Blob è il momento della serata in cui si balla e La Crisi Dell’Uomo è il momento chill-out…
Cony: … torni a casa coi postumi e non riesci a dormire. Come visione non è male!
Giovanni: si potrebbe organizzare una bella routine per i fan.
Cony: sì, del tipo ci becchiamo, aperitivo con Rodolfo, ci spostiamo e andiamo a ballare con Blob e poi alle quattro del mattino si torna a casa e si va a dormire con La Crisi Dell’Uomo, magari proprio in crisi perché non hai cuccato e vai a dormire da solo.
Il fatto che ogni disco ha uno stile musicale abbastanza riconoscibile rispetto agli altri è una cosa che vi siete dovuti dire o tanto sapevate che sarebbe venuto così?
Cony: ognuno ha la propria personalità, quindi ci è venuto naturale.
Giovanni: anzi, questa scelta partiva proprio dal fatto che ognuno potesse essere un po’ più libero sulle proprie scelte. Se fossero venuti tre dischi uguali, saremmo stati tre cretini e potevamo evitare di fare tutta questa cosa.
Anche nei testi, mi sembra che ognuno metta in campo determinate storie, determinate tematiche. Però, rispetto alla musica, trovo un po’ più di affinità fra i tre dischi, perché comunque si parla sempre di dubbi, di situazioni non risolte.
Cony: è vero, perché noi siamo prima di tutto tre amici che vivono sulla stessa barca. Abbiamo tutti crisi lavorative, crisi relazionali, per cui è normale che gli argomenti siano quelli.
Giovanni: soprattutto ricorre molto il tema romantico, che purtroppo è spesso vissuto in negativo. Sono d’accordo anche io che i testi siano più vicini rispetto alla musica.
Cony: scriviamo semplicemente ciò che ci rappresenta nel corso delle giornate.
In una proposta come la vostra, al di là dello scrivere le canzoni, contano molto aspetti come il suono e il ritmo. A che punto arrivano questi elementi quando realizzate le canzoni?
Giovanni: in realtà, la maggior parte delle volte la prima cosa che abbiamo è una base, e partendo da quella si scrive. Il nostro approccio è più vicino a ciò che succede nel rap. Io vedo Ago che si mette lì e fa la canzone, sempre vista questa cosa, invece noi non abbiamo quell’approccio lì, di suonare e fare la canzone. Il nostro approccio è che prima si fa la base e poi si canta, in stile rap. Io, sinceramente, ammiro Ago che sta lì con la chitarra, fa l’accordo e ha la canzone, per me è impensabile.
Ago: però ultimamente stai anche tu facendo un po’ così.
Giovanni: però non è che mi riesca tanto. Per quanto io sia l’unico tra noi che strimpella un po’, questo approccio qua non ce l’ho ancora.
Invece, per quanto riguarda i concerti, come vi ponete? So che ci sono gruppi che preferiscono avere un suono più dal vivo e altri che hanno delle basi che lanciano e gestiscono al momento con frequenze e altre cose.
Giovanni: si ricollega alla domanda di prima. Noi adesso vorremmo alzare il livello suonando, ma se tu hai composto un pezzo facendo prima la base e poi cantandoci sopra, poi suonare una canzone composta così è molto più difficile. Se, invece, tu già hai composto un pezzo suonando, sai che poi ti viene bene anche dal vivo. Adesso i nostri live da un lato sono divertenti perché facciamo un sacco di macello, facciamo un po’ le rockstar punk perché va la base sotto, noi cantiamo, cantiamo tra virgolette, ma dall’altro l’aspetto del suonato non è ancora entrato.
Cony: a volte Ago ci accompagna con la sua chitarra, ma per il resto il nostro live è principalmente una festa, stare con la gente, far divertire la gente.
Ago: per quanto mi riguarda, è la cosa più punk che io abbiam mai visto, loro e il pubblico sono praticamente una cosa sola.
Cony: infatti, ultimamente, sono quasi più contento quando non c’è un palco.
Parlando di riscontri da parte della stampa alla vostra musica, io mi sono messo un po’ a cercare, ma dei dischi prima di quest’ultimo non ho trovato praticamente niente. Voi come prendevate questa cosa di avere un seguito, visto che ai concerti la gente veniva e faceva casino, ma essere ignorati dalla stampa?
Cony: certamente avere un’etichetta ci ha dato più sicurezza e fatto credere in noi stessi. Prima era una cosa del tipo: “mi ha lasciato la ragazza, devo scrivere per sfogarmi”. Non avevamo grandi obiettivi, se non fare un live per le nostre ex e per i nostri amici, non abbiamo mai ambito a avere un grosso pubblico. Adesso, invece, la stiamo prendendo con più serietà, stiamo più attenti a tutto, ai suoni, ai testi, all’aspetto grafico e di immagine.
Questo disco era già pronto, comunque, prima che finiste sotto la vostra etichetta.
Giovanni: sì, l’abbiamo mandato in giro e loro ci hanno risposto.
Cony: con loro ci stiamo trovano benissimo, è una famiglia. Ci siamo visti poco di persona, ma ci siamo sentiti molto.
Anche il fatto che ora esce la versione del disco con quattro canzoni in più è un’idea dell’etichetta?
Giovanni: sì, io non vedevo l’ora di farlo uscire, invece loro ci hanno detto “lo prendiamo, ma aspettate un attimo” e l’hanno spalmato, quindi prima sono usciti tre singoli, poi l’album, poi un altro singolo e ora la deluxe. Noi l’avremmo fatto uscire tutto a novembre.
Cony: loro sono stati bravi perché così facendo hanno dato valore a dei pezzi che, forse, se il disco fosse uscito tutto assieme, la gente avrebbe notato di meno, e invece era giusto che venissero messi in evidenza.
Blob e Rodolfo, invece, sono usciti tutti assieme.
Cony: sì, alla cazzo.
Giovanni: c’erano sempre i singoli, però non così.
Cony: infatti io e Ruben ci diciamo “a saperlo prima…”, però ora siamo pronti per portare nuove sorprese.

Se non ho visto male, non avete una pagina Facebook, invece postate attivamente su instagram.
Giovanni: in realtà abbiamo anche la pagina Facebook, però si chiama Grill Music, forse è per questo che non l’hai trovata. Però in realtà noi pubblichiamo su Instagram e i post vengono automaticamente trasferiti nella pagina Facebook. Però noi privatamente su Facebook siamo abbastanza attivi, forse siamo gli unici della nostra generazione.
Cony: in realtà non abbiamo alcun tipo di nozione nemmeno su come usare Instagram, siamo un po’ dei cani in questo aspetto.
Giovanni: comunque adesso cambio nome alla pagina Facebook e la chiamo Grill Boys (a oggi, però, il nome è ancora Grill Music nda).
Possiamo, quindi, dire che il vostro seguito ve lo siete guadagnato col classico passaparola, una cosa del tipo “veniteci a vedere”, magari la prima volta erano in pochi, poi ne hanno parlato in giro e le volte dopo erano sempre di più.
Cony: in realtà, anche la prima volta sono venuti in tanti! Il nostro primo live è stato al Barrio’s pochi mesi dopo l’uscita del primo album, lì sicuramente c’erano molti nostri amici, che hanno a loro volta portato loro amici e c’era un bel pienone. Da lì in poi è sempre andato tutto bene e la cosa che ci ha stupiti di più è che, anche quando abbiamo fatto i dischi fisici, ce li hanno comprati in tutta Italia.
Giovanni: adesso ho visto che alcuni li stanno rivendendo su Vinted a un prezzo elevato.
Cony: Allora siamo famosi!
Avete fatto solo CD o anche vinili?
Giovanni: un CD molto semplice, sembra quasi pirata, su Pixart.
Però questo dimostra che si può ancora fare così, ormai sembra che se non riesci a fare marketing su Internet non ti fai vedere, invece voi siete la dimostrazione del contrario.
Giovanni: secondo me, comunque, qualcosa da Internet è arrivato, tu dici di non aver trovato recensioni, ma secondo me qualcosa c’era. Poi penso che ci abbia aiutato molto Spotify, perché anche prima dell’etichetta le nostre canzoni entravano nelle playlist più ascoltate.
Cony: noi abbiamo dei follower su Instagram molto presenti. Anche dopo che siamo stati noi molto assenti nel periodo del Covid, abbiamo ritrovato dei follower che non solo ci seguono, ma interagiscono con noi in modo attivo, mettiamo una story e tutti ci rispondono.
I concerti dove li avete fatti? In giro per tutta Italia o principalmente qui nel Nord?
Cony: principalmente a Milano, poi mi vengono in mentre tre live molto belli fatti a Roma, nel periodo in cui c’era tutto il gruppone con la Garage Gang, i Kinder Garden, European Vampire. A Milano abbiamo suonato ormai ovunque, comunque ci piacerebbe fare dei live in nuovi posti, per scoprire nuove città e conoscere nuove persone.
I prossimi appuntamenti live quali sono?
Cony: avremo un tour estivo, ancora non sappiamo quante date, ma sappiamo che la prima è il 14 giugno a Parma.
Vi faccio una domanda da persona che osserva sempre ciò che accade nel mondo musicale a qualunque livello. Ho letto che avete iniziato a fare musica anche perché vi piaceva molto la Dark Polo Gang. Secondo voi, perché Tony Effe ha avuto un grande successo, mentre degli altri non si sente praticamente mai parlare?
Cony: adesso, in realtà, non ci seguiamo più come prima, per cui, non lo so. Probabilmente, Tony era semplicemente quello più vendibile.
Giovanni: in realtà ai tempi ci piacevano più tutti gli altri, ad alcuni piaceva molto Side, che però è quello che è uscito prima.
Cony: io ero più fan di Side, Ruben di Pyrex e tu di Wayne.
Giovanni: insomma, nessuno puntava su Tony Effe, ma qualcosa c’è per forza, avrà trovato le canzoni giuste, sarà più personaggio, non lo so ma qualcosa c’è.
Cony: certo non ha successo per le sue capacità da musicista, non è certo Bob Dylan… però il personaggio fa tanto.
Giovanni: poi lui si è rivelato un buon imprenditore, ha saputo dove andare. Io non ho una risposta precisa, ma certamente non ha avuto successo pe caso.
Ora, visto che su Indie-Roccia trattiamo principalmente di musica un po’ diversa dalla vostra, però sono stato contento di avervi scoperti e di essere venuto qui a intervistarvi, vi chiedo di suggerirmi altri nomi di progetti che fanno musica simile alla vostra, così me li vado a ascoltare e spero di scoprire altre cose che mi piacciono.
Cony: ovviamene il primo nome che suggeriamo è quello di Santiago Rivas, c’è un EP pronto che dovrebbe uscire a breve. Poi certamente siamo contenti di poter lavorare con tanti ragazzi qui nel nostro studio, quindi venite allo Studio 66! Giovanni produce e io faccio mix e master. Secondo me ci sono tanti ragazzi che hanno talento e siamo contenti di poter lavorare con loro. Uno di essi è Sonic Lord che è praticamente il quarto Grill Boys, lui sta su quella wave-edm un po’ 2010; poi c’è la Coco 24H che è più hip-hop ed è molto brava, infine un gruppo che stiamo producendo assieme a Ago che si chiama Generazione, le stiamo portando un po’ sulla nostra strada e comunque sono brave.

Insomma, forse non è poi così vero che non esistono più le cosiddette scene, esistono ancora i gruppi che lavorano assieme.
Cony: noi siamo strapieni di collaborazioni.
Giovanni: però forse è vero che c’è meno di prima questa cosa, mi viene in mente quel periodo coi ragazzi romani di cui stavamo parlando, lì ci sentivamo parte di una scena che ci sembrava qualcosa di definito, facevamo tutti un certo genere, i testi erano simili, invece adesso è un po’ più vago, lui ti faceva quei nomi, ma musicalmente non c’è quell’affinità che c’era in quel momento con gli altri. Forse sono tempi più difficili, anche perché c’è sempre più di tutto, ma questo può essere anche un problema.
Adesso avete già pronta nuova musica o quando poi dovrete ripartire lo farete da zero? O invece, come si dice oggi, state già cucinando qualcosa?
Cony: noi giornalmente lavoriamo a nuova musica, Gio produce, io scrivo, Ruben sta facendo dei pezzi a casa, per cui qualcosa stiamo cucinando, non c’è niente di definito ma ci tenevamo a concludere al top il ciclo di questo album.
Giovanni: eccolo Ruben, è arrivato adesso, gli devi fare una domanda, per forza!
OK, visto che, in generale, una delle canzoni che più mi hanno colpito è Politecnico Poliamore, che è nel suo disco, gli chiedo semplicemente di dirmi tutto quello che vuole sulla canzone.
Ruben: è nata perché non sono stato ammesso al Politecnico e quindi volevo fare una sorta di dissing contro il Politecnico, e contro le ragazze perché ho voluto mettere dentro anche loro. L’ho buttata giù come flusso di coscienza, e anche io, come loro, parto da una base per scrivere le mie canzoni.
Giovanni: tornando al periodo con i musicisti romani, quello, nelle intenzioni, doveva proprio essere il disco che rappresentasse in pieno quella scena, e infatti è l’unico con una produzione esterna rispetto a noi.
Cony: tornando, invece, al modo di scrivere canzoni, facciamo parte di coloro che hanno iniziato coi type beat, siamo cresciuti così, trovando le tracce su YouTube e registrandoci sopra.
Comunque è un modo che non è certo meno rispettabile dell’altro, recentemente ho intervistato i Gazebo Penguins e Sollo mi diceva di essere anche lui abituato a scrivere dai beat, per cui anche un gruppo rock può avere questo come modo di scrivere musica.
Giovanni: c’è solo il problema di adattarlo al live, come ti dicevo prima.