Interview – Geller

Sono in due, da Centocelle (Roma) e fanno it-pop. Sì, un altro gruppo it-pop con richiami anni Ottanta, voce, autotune e tastierine se non fosse che, questa volta, il risultato e la proposta musicale finale non sono la classica musica da ragazzini, ma un prodotto maturo che affronta i temi dell’alcolismo, delle mancanze, tutte le mancanze, passeggiate notturne e scleri notturni. Sono la nuova scommessa di Giungla Dischi (Katres, I Giocattoli…), e ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere, in particolare sul loro primo singolo, in questa nuova intervista.

Perchè e chi sono i “Geller”?
Il nome viene da Ross Geller, il personaggio della serie Friends che amiamo di più. Ma più semplicemente siamo Valerio e Dario, viviamo a Roma nello stesso palazzo a Centocelle, scriviamo canzoni pop. In più Dario produce e arrangia altre cose e io scrivo di musica su La Stampa. Prima dei Geller suonavamo tutti e due in contesti diversi. Dario ha suonato in due band, Your Hero e Astral Week, io in altre prima di finire a scrivere insieme. Abbiamo fatto strade completamente diverse che poi si sono congiunte.

Pausa“, il vostro primo singolo è molto particolare. Ha delle sonorità molto allegre, quasi estive, ma un testo struggente.
È vero, il testo è drammatico: pensa che la frase che apre il ritornello “il mio unico amico è riflesso in questo bicchiere” è una citazione de La Sconosciuta, una poesia meravigliosa di Aleksandr Blok, poeta russo morto alcolizzato e depresso a quarant’anni. Di autobiografico, a parte questo, c’è praticamente tutto. L’alcol e la ragazza del brano sono i veri protagonisti, entrambi hanno la stessa identica importanza. Sono co-protagonisti in questa storia. Lei c’era, adesso non c’è più. É rimasto l’alcol. Speriamo che il tema dell’alcolismo non sia poi così evidente altrimenti i nostri amici e familiari ci mandano in clinica.

Son fatto di sangue e orgoglio” è un verso molto forte.
Questa è originale. Viene da alcune considerazioni che fai su te stesso. Sei disposto anche a sbagliare tutto, a rinunciare a delle cose pur di difendere questa cosa che chiamo orgoglio che non si capisce se equivale a difendere l’immagine che hai di te stesso o l’immagine che gli altri hanno di te.

Non lasciarmi con me” è altrettanto forte e distruttivo.
Pausa è stata ispirata da uno stato d’animo preciso. Quello in cui ripensi a storie e cose passate e pensi che avresti potuto essere 100 volte migliore di quanto sei stato. E allora tutto quello che è passato ti sembra qualcosa di perso e che non tornerà più perché tu sei un coglione. Il fatto di restare soli con se stessi, in momenti del genere, non è poi così gradevole.

Come siete entrati in contatto con Giungla Dischi?
Ho conosciuto Andrea Rapino di Giungla per progetti precedenti. Lui me li rifiutò, ma mi aveva fatto una bella impressione, cioè era una di quelle persone con cui mi sarebbe piaciuto lavorare. E infatti poi, appena avevamo il primo provino dei Geller, gliel’ho mandato, a lui è piaciuto, e da lì è partito tutto.

Tre aggettivi e tra alcolici che descrivono il vostro progetto?
Popolare, emotivo, sincero. Whisky Sour, Negroni, Campari Spritz.

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