Interview – Forse Danzica

Esce giovedì 13 gennaio 2022 in distribuzione Believe Digital il nuovo singolo di Forse Danzica dal titolo Noir. Un nuovo capitolo electro-pop dalle venature post-punk del progetto di Matteo Rizzi dedicato a tutti quelli che, almeno una volta, si sono sentiti immersi nel sentimento dello spleen. Noir è la nuova colonna sonora dell’isolamento milanese e Matteo Rizzi lo racconta così: 

La cosa che mi è sempre piaciuta dell’immaginario noir è che in un certo senso i protagonisti di quei film sono le vittime. Questa canzone è stata scritta in un momento in cui mi facevo molta tenerezza, quasi pena, che è una cosa che detesto, in cui quindi mi sentivo una vittima per varie ragioni. Parla in ogni caso di spleen, noia, nevrosi, angoscia, ma anche di richiesta di comprensione e di compassione, a partire dall’idea claustrofobica di una stanza opprimente e angosciante, da dove vorresti scappare, ma oltre alla quale non hai nulla, perché quella stanza è in realtà tutt’uno con i tuoi pensieri

Ecco cosa ci ha raccontato!

  1. Quali sono le tue influenze? Qualcosa che proprio non ci aspetteremmo mai?
    Mi piacciono tante cose e sono molto curioso. Ultimamente sono in fissa con Iglooghost, Qual e i Molchat Doma, e mi sono ripreso una super sbandata per i Sigur Ros. I gruppi che mi porto dietro da più anni sono Joy Division, The Cure e The Smiths, da adolescente ascoltavo tanta new wave e tutto sommato quella cosa mi è rimasta. Negli ultimi anni i miei preferiti sono stati James Blake e Frank Ocean. Non so chi mi influenzi di più e in che modo. La cosa che non vi aspettereste mai è che ho imparato a suonare la chitarra da autodidatta tra la fine delle elementari e l’inizio delle medie suonando le canzoni di Ligabue: alle medie ero impazzito per lui e tra una cosa e l’altra credo di aver imparato tutti i suoi pezzi usciti tra il 1990 e il 2010. Ho pure imparato a imitarlo abbastanza bene. Ho ancora zie convinte che mi piaccia ancora e che mi regalano gadget suoi: io sto al gioco per amore del trash parentale. 
  2. Cosa volevi comunicare con Noir e perchè proprio adesso?
    In realtà Noir è un pezzo che è stato scritto ad aprile del 2021, ma è la fotografia di un sentimento che processo da un sacco di tempo. Più che comunicare qualcosa in senso stretto volevo scattare questa specie di fotografia a un sentimento che mi accompagna da tanti anni, che è da un lato la sensazione di essere ipersensibile alla noia e all’isolamento, che sono cose che cerco anche se mi fanno soffrire, dall’altro la paura di essere sempre alla ricerca di compassione per questa ipersensibilità. Da piccolo mi piaceva l’idea di far pena. Mi eccitava la sconfitta, l’idea che qualcuno mi vedesse soffrire e provasse pena per me. Negli anni ci ho lavorato e credo che in realtà quello che cerco sia tendenzialmente amore.
  3. Come hai preso la nuova interruzione degli eventi in Italia? Causa di spleen?
    In realtà noi siamo tra quei fortunati che stanno riuscendo a ritagliarsi qualche piccolo spazio. Comunque la mia parte preferita della musica è quella creativa in studio o a casa, quindi sopporto.
  4. Cosa sono le paranoie new romantiche?
    Credo che i primi a usare l’espressione “new romantic” siano stati i Duran Duran. L’idea è quella dell’iperestetizzazione di introspezione, malinconia, disagio e angoscia, che è un’idea che mi affascina tantissimo. 
  5. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e non ti ho fatto? Quale invece la risposta?
    Se mi avessi chiesto quanto è bello il mio gatto ti avrei risposto che è inquantificabilmente bello.

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