Interview: Before Bacon Burns

Loro sono i Before Bacon Burns, band di Monza che piacerà a tutti voi, fan della scena rock italiana, sempre in prima fila ai concerti dei Fast Animals, cresciuti a pane e Zen Circus e che ora sapete a memoria le canzoni di Motta e vi siete innamorati di quel primo disco di Giorgieness. I Before Bacon Burns hanno pubblicato da pochissimo un nuovo singolo dal titolo Ipnosi Regressiva che anticipa un nuovo album in arrivo questa primavera.

Chi sono i Before Bacon Burns quando non suonano?
Quattro amici alla soglia dei trent’anni.
Andrea è nato a Milano ma ha passato la maggior parte della sua vita in Brianza, lavora in un’azienda di cosmesi (ecco perchè è così bellino nonostante sia il più vecchio di tutti), ama la sua moto. Davide ama le montagne, lavora in una multinazionale che costruisce termometri e convive a Carugate con Eleonora, ex Milanese ormai in provincia, che oltre ad amare i suoi libri fa la logopedista. Tra i banchi dell’università conosce Stefano, anche lui logopedista; vive a Lissone ma è cresciuto con Davide a Carugate e, come Andrea, ama la sua moto (fortunatamente non la stessa).

Come nasce un vostro brano? Aneddoti dallo studio?
Normalmente Eleonora nello scrivere i testi si lascia influenzare dalla propria vita quotidiana e soprattutto dalla marea di libri che acquista e divora compulsivamente. I ragazzi lavorano sulle melodie molto di pancia, trascinandosi in flussi di suoni e ritmi in modo spontaneo durante le prove settimanali. Non è mai successo che ci si sedesse a tavolino per scrivere parti e partiture.

Ipnosi Regressiva è un brano autobiografico? Di cosa parla?
Ipnosi Regressiva parla di inconscio, di rimozione, negazione, desideri e bisogni. C’è molto di Eleonora, ma c’è molto di quello che potrebbe esserci in tutti noi.

Si tratta di un brano che è di fatto un susseguirsi di immagini, ci fate una comprensione del testo veloce che ci aiuti a capire meglio il brano?
Il brano è volutamente spaccato a metà e ricucito, un po’ come può capitare a tutti noi, almeno una volta nella vita.
La prima parte racconta di quello che potrebbe essere un percorso per cercare di stare meglio, affrontato però in maniera totalmente sbagliata: non si possono sotterrare bisogni e pulsioni, cancellare ricordi e sogni, non si può scappare da noi stessi e, anche se la voce narrante nega e rimuove, nei sogni lucidi che racconta esplodono immagini di angoscia e incompletezza.
La seconda parte del brano, quella strumentale, ci incalza e ci ricorda che non si può davvero scappare da quello che siamo.

Perchè ci sono così poche voci femminili nel rock italiano? Ve ne vengono in mente altre, oltre a quella della vostra (bravissima) cantante?
In effetti ci sono poche voci femminili nel rock italiano mainstream, ma nel panorama più indipendente moltissime ragazze si stanno facendo strada con forza.
E’ comunque vero che gli uomini sono ancora in maggioranza, forse perchè permane un po’ di difficoltà – tra il pubblico e gli addetti ai lavori – a riconoscere alle ragazze lo stesso carisma e lo stesso magnetismo di alcuni colleghi del panorama rock.
Ci piacciono moltissimo le fortissime front – woman degli Any Other, del progetto Giorgieness, La Rappresentante di Lista, i Gomma e tante altre.

Quali sono le vostre influenze musicali? E non musicali? Vi influenzate a vicenda?
Siamo sicuramente influenzati da moltissime cose, musicali e non, e conoscendoci ormai da sette anni ci siamo influenzati tra di noi e continueremo a farlo.
Musicalmente parlando, nell’ultimo anno e mezzo ci siamo buttati tutti in ascolti che forse prima non avremmo preso in considerazione: Andrea si è preso benissimo con Bombay Bycicle Club, i PUP, gli Husky Loops (fatti conoscere da Eleonora), War on Drugs, Coma_Cose, Andrea Laszlo de Simone, oltre che continuare a coltivare l’immancabile amore per i FASK; Davide ha apertoall’ascolto dei Coma_Cose, è impazzito per Nick Cave e Tom Waits, stravede per gli Zen Circus e i Gomma, oltre che seguire sempre assiduamente i Gazebo Penguins, i Fask, i Verdena e i Fine Before you Came.
Eleonora ha fatto l’incoerente e ha iniziato a cantare Calcutta sotto la doccia, cosa che prima reputava impossibile. Si è innamorata di Motta, ha consumato i primi dischi dei Fask e perso l’udito sotto il palco degli Husky Loops, oltre che essersi venduta un rene per poter partecipare a due dei tre live di Florence and the Machine in Italia.
Stefano non ha pregiudizi di sorta e ascolta tutto: pur arrivando da una adolescenza hardcore punk, rock e alternative con Minor Threat, Rise Against, Led Zeppelin e Verdena si butta volentieri a piè pari nel rap con Salmo o Uochi Toki, nel math rock degli Zu (Jacopo Battaglia miglior batterista italiano è già stato detto?), passando per i Fine Before You Came, i FASK o Canali e andando oltreoceano con Tom Waits od i TOOL.

Andando oltre le influenze musicali, nella stesura dei testi Eleonora sente fortissima l’influenza dei libri che ama, come quella esercitata dalle opere della sua scrittrice preferita Virginia Woolf, citata direttamente nel brano “Charles”, intitolato a Bukowski e contenente una parte parafrasata di una tra le sue poesie più celebri. Anche nel brano Kintsugi è possibile ritrovare una citazione con licenza tratta dal libro di Bohumil Hrabal “Una solitudine troppo rumorosa”.

E adesso cosa c’è nel futuro dei Before Bacon Burns?
Speriamo di suonare tantissimo, dopo questo intenso anno passato a scrivere, registrare e provare i pezzi nuovi! Ci manca sentire la tensione del live e abbiamo una voglia incredibile di farci ascoltare.

La domanda che non vi ho fatto ma che avrei assolutamente dovuto?
Ci hai chiesto chi sono i BBB quando non suonano. Non ci hai chiesto chi siamo quando suoniamo: il palco rimane sempre il nostro posto preferito.

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