Interview: Avarello
Abbiamo fatto qualche domanda al cantautore siciliano Avarello in occasione dell’uscita del suo disco d’esordio “Preferirei rallentare“, per Revubs Dischi.
Avarello, è fuori da poco “Mentre ballo mi annoio”. Dicci perché mentre balli ti annoi.
Quando scrissi questa frase, era un periodo in cui ogni qualvolta facevo serata ero sempre preso dalle mie questioni mentali, finivo sempre per estraniarmi totalmente dal contesto e puntualmente appena me ne rendevo conto mi ritrovavo a girovagare per il locale senza una reale meta e quindi va, andiamo a casa che è meglio. Che scene del cazzo. Ma a parte questo può essere intesa in vari modi, come ad esempio il mondo che gira e va avanti e tu ti muovi per inerzia anche se ti stai annoiando malamente.
E’ un disco nato in modo itinerante: sei uno che si sposta molto, e immaginiamo che anche la tua scrittura sia stata influenzata dai luoghi in cui ti sei trovato a vivere. Esiste una “geografia” del tuo disco? Una mappa che colleghi città a canzoni, canzoni a città.
Sì, mi sposto spesso, la mappa può essere la seguente: “Indigestione” è nata a Milano, “Franco” è stato ideato a Milano ma partorito a Perugia, “Universo personale” in Sicilia nel mio paesino e “Preferirei Rallentare” a Licata, “Le cento cose” è nata a l’Aquila in Abruzzo e “Sfumare” nelle Marche a Sirolo. Ecco la mappa geografica.
Se dovessi dire in poche righe (sappiamo che è difficile, altrimenti non te lo avremmo chiesto) ciò che con questo disco volevi dirci, quali parole sceglieresti?
Racconto uno scorcio di questa contemporaneità dal futuro incerto, fatta di giovani sensibili, naufraghi in mare in tempesta e non c’è nulla di dolce… la mia generazione ne fa parte e c’è dentro… È una realtà. Si tocca anche in un certo senso il tema della diversità, sia dal punto di vista negativo della cosa (dove, ad esempio, gli altri si divertono io mi annoio), ma anche da un punto di vista positivo: far vedere che c’è una parte di questa generazione che un po’ dissente e si trova male.
Si potrebbe tracciare un percorso, che in qualche possa collegare i tuoi brani? Perché “Mentre ballo mi annoio” sembra essere, a suo modo, un concept…
Sì, è un concept e il percorso è proprio nella track list dove ho cercato di rispettare una logica. Una cronologia di fasi e momenti.
In che cosa Avarello è ancora troppo “lento”, e in cosa dovrebbe rallentare?
Non saprei sinceramente. Son comodo per adesso, faccio un sacco di cose e va bene cosi, per adesso… non mi piace questa domanda.
Tra i nuovi brani, convince “Le cento cose”, che in qualche modo sembra essere un elenco di vite in potenza, inespresse. Sei convinto, come Voltaire, che questo sia comunque “il migliore dei mondi possibili”?
Sì, son d’accordo, penso che non sia il migliore dei modi possibili però.
Cosa vuol fare Avarello da grande? Perché ormai la musica ti sta mettendo alle strette, e il primo disco è un traguarda importante…
Quando si diventa grandi? In futuro spero di continuare e di esprimermi sempre meglio con la mia musica. Ho in mente tante cose, pian piano le farò tutte. A meno che non muoia domani.