Il Conte Biagio @ Mare Culturale Urbano, 8/10/2020
Mare Culturale Urbano è un grande mistero. Perchè potrà fare anche un freddo cane, come questa sera, e possiamo anche essere tutti avvolti nelle felpe ma, comunque, sdraio, sabbia e birra all’aperto, ci faranno sempre sentire in vacanza, anche in mezzo alla settimana, anche ad ottobre, anche nel pieno di una pandemia globale. E in questa sera atipicamente estiva suona Il Conte Biagio. Occhiali spessi, accento marcato di chi è stato adottato da Milano ma che non si sente ancora propriamente a casa, e quell’aria familiare, come quella di chi abbiamo già visto a mille serate e concerti milanesi, di un tempo passato e decisamente migliore.
Band alle spalle, occhiate tra musicisti come quelle di chi si è ammazzato di prove negli ultimi giorni e una manciata di brani che sembrano quelli di un amico che alla fine di una cena decide di prendere in mano una chitarra, con quella spensieratezza tipica di chi non vuole disturbare. Eppure, a tendere un po’ l’orecchio, si percepirà una malinconia intriseca, di quelle che non è facile scrollarsi di dosso, come quella di chi s’è rassegnato a lavorare tutti i giorni, come ne La mia depressione, o come quella di chi si ferma alle storie di una notte, in Università, l’ultimo singolo.
Integrandosi perfettamente nella cornice di Mare Culturale Urbano, il Conte Biagio (che precisa di chiamari, banalmente, Biagio Conte, e di non avere una grande fantasia per i nome d’arte) ci porta in quella che è una festa tra amici, di quelle dove tutti sanno i brani e non hanno paura a cantarli, e poi ci si ritrova tra vecchi compagni di università a chiacchierare sulle sedie sdraio. Ci voleva davvero, questa estate di una sera sola.