Concerti vari @ Milano e dintorni
L’offerta nei dintorni di Milano Nord durante la settimana appena trascorsa, era costituita da un insieme di concerti di prestigio e spessore da godersi nel giro di pochissimi giorni. Un’opportunità che non potevo farmi sfuggire. Ecco com’è andata.
Colapesce, concerto disegnato – Parco Tittoni, Desio (MB) – 06/09/2016
Questa era l’ultima data di un lunghissimo tour, realizzato da Colapesce con Alessandro Baronciani, il quale realizzava dei live painting mentre Lorenzo Urciullo suonava in solo le proprie canzoni. Su disco, le canzoni del musicista siciliano possono vantare, tra i punti di forza principali, un’ottima costruzione del suono, che qui, ovviamente, non può esserci. Si dice sempre, però, che quando una canzone è buona, può essere suonata anche solo voce e chitarra, infatti la resa dei brani è splendida anche in questa veste spoglia, e il lavoro di Baronciani aggiunge una fortissima dose di fascino e suggestioni. Allo spettatore sembra davvero di vivere ogni brano e l’evoluzione delle sensazioni che hanno portato Colapesce a scrivere le canzoni proprio così. Molto azzeccati anche gli intermezzi fatti di leggerezza, in cui i due si prendono bonariamente in giro l’un l’altro, in modo da stemperare un po’ la tensione emotiva senza che venga persa la grande forza poetica dello spettacolo. Ce ne vorrebbero di più di proposte così, però non dev’essere certo facile trovare due artisti così talentuosi nei rispettivi campi capaci di trovare un’intesa del genere.
Iosonouncane, Mandria Tour – Carroponte, Sesto San Giovanni (MI) – 07/09/2016
Dopo aver visto due volte, a diversi anni di distanza, Iosonouncane da solo che armeggia con tutte le proprie diavolerie elettroniche, ero molto curioso di godermi la sua musica col suono di una band. Il quintetto sfodera una performance di alto livello, che dà una nuova dimensione alla proposta dell’artista sardo, senza snaturarla. Il suono è ricco di sfumature, avvolgente e affascinante, e questo vale anche per le canzoni del primo album, per le quali la differenza rispetto al disco è più marcata rispetto ai brani di Die. Certo, è un fascino diverso, perché in cinque è necessario avere comunque una certa struttura prestabilita, per poter andare bene insieme, quindi vengono a mancare un po’ quell’estro e quella sana e lucida follia che caratterizzano i live di Jacopo Incani da solo. Va benissimo così, comunque: sarà bello, anche in futuro, assistere a concerti che puntano su aspetti diversi, a seconda che siano in solo o con band, ma che sanno dare lo stesso livello di soddisfazione agli spettatori.
Verdena + Giorgieness, Endakenz Tour – Parco Tittoni, Desio (MB) – 09/09/2016
All’ennesima apertura di prestigio, i Giorgieness non solo non perdono un colpo, ma ogni volta aggiungono qualcosa in termini di energia, compattezza e carisma, un aspetto, quest’ultimo, di cui la musica indipendente italiana soffre terribilmente l’assenza negli ultimi anni. 25 minuti di fuoco, con una Giorgie D’Eraclea sempre più inarrestabile e una band che continua a crescere dal punto di vista della sensibilità interpretativa e della personalità. Esecuzioni di grande impatto emotivo e allo stesso tempo studiate nei dettagli, con i musicisti che si impegnano a suonare facendo qualcosa di più di un semplice lavoro di accompagnamento, mettendo in scena arrangiamenti dinamici, che rendono ogni canzone ancora più intrigante. Sempre più bravi.
I Verdena avevano deciso di celebrare degnamente il loro ultimo album con una serie di date nelle cui setlist ci fossero solo canzoni tratte da esso. La scelta porta necessariamente a estremizzare le caratteristiche dell’album che lo differenziano rispetto agli altri. Endkadenz ha un suono mediamente più potente e decisamente più rumoroso rispetto al resto del repertorio della band, quindi, le canzoni dal vivo suonano particolarmente violente, sporche e cattive. I quattro si divertono molto sul palco e stasera non è una di quelle sere nelle quali Alberto trova sempre qualche motivo di essere insoddisfatto: tutto fila via liscio come un treno in piena corsa, forse anche troppo, dato che la fine arriva dopo poco più di un’ora e mezza, un po’ poco per gli standard della band. Alla fine, i commenti a fine serata non sono tutti positivi, però secondo me, a parte la durata, è stato un grandissimo concerto, che ha dimostrato come Endkadenz sia il disco da live per eccellenza della band, ovvero molto più adatto a essere ascoltato dal vivo rispetto alla sua versione in studio. Un insieme simile di potenza, ruvidezza e allo stesso tempo piacevolezze tecniche e cura dei dettagli non è certo roba da tutti i giorni.
Daniele Silvestri + Afterhours – 40 anni di Radio Popolare, Carroponte, Sesto San Giovanni (MI) – 10/09/2016
Mi sento fortunato a essere stato tra gli spettatori di questo concerto, non solo per aver speso meno della metà di quanto mi sarebbe costato andare a vedere i due nomi coinvolti separatamente, ma perché gli stessi si sono sforzati di rendere la serata un evento unico, con incursioni nei rispettivi set e un finale pirotecnico.
Gli Afterhours sono in un momento da vero e proprio stato di grazia. Questa nuova formazione ha realizzato un disco di alto livello e porta in giro un live eccellente, che dà lustro al significato del nome Afterhours nella musica italiana. Manuel Agnelli è in gran forma dal punto di vista vocale e il resto della band sa riprendere sapientemente tutti i diversi aspetti del sound che ha caratterizzato la storia del progetto, dando a ognuno di essi una nuova linfa. Non c’è solo perizia tecnica, che ovviamente non manca, ma c’è anche la sensazione che questo sestetto creda fermamente in ciò che sta facendo e nel nome che sta rappresentando.
Anche Daniele Silvestri ha messo in piedi uno spettacolo di alto profilo. Si sa che il suo repertorio è capace di portare l’ascoltatore con disinvoltura dal ballo all’introspezione e dalla spensieratezza alla riflessione su temi importanti, e la resa live di queste importanti qualità è davvero ottima, almeno qui. La voce del leader è perfetta e ha una naturalezza quasi disarmante, la sezione ritmica è particolarmente vitale e fantasiosa, il resto della band si muove tra tantissimi strumenti diversi, sempre con grande efficacia e con un suono di enorme bellezza estetica.
Sarebbe anche bastato assistere ai due live separatamente per uscire estasiati dal Carroponte, ma le band coinvolte sono andate oltre. In ognuno dei due set è stata suonata una canzone dell’altro, con tanto di incursioni, e alla fine tutti i musicisti sono saliti sul palco per eseguire due canzoni a testa dal repertorio di ognuno più la cover conclusiva di Heroes di David Bowie. Il numero di persone presenti sul palco era altissimo, ma il sound non ha risentito di alcun sintomo di confusione o mancanza di intesa. Sembrava che tutti questi artisti suonassero insieme da tanto e conoscessero perfettamente ognuno il repertorio degli altri. Un finale per il quale non esistono iperboli adatte a descriverlo: se c’eravate lo sapete, altrimenti chissà, magari i video che inevitabilmente usciranno renderanno l’idea.