Be Forest @Circolo Ohibò – Milano – 7 febbraio 2019

Sono già le undici passate quando il terzetto di Pesaro sale sul palco dell’Ohibò al limite del sold-out introdotti da Until the sun explodes dei The Pains of Being Pure at Heart. Il giorno dopo (quindi dopo un’ora scarsa) vedrà la luce l’ultima fatica di Erica Terenzi(batteria), Costanza Delle Rose(voce e basso) e Nicola Lampredi(chitarra) dal titolo Knockturne che arriverà a tre anni dal singolo Glow e cinque dal full album Hearthbeat.

Il lungo tour, che porterà il gruppo anche negli USA, al SXSW di Austin tra l’altro, che ne accompagna l’uscita è alla seconda data, quindi la concentrazione è massima vista anche l’importante venue.

Le luci cupe al solito avvolgono i tre lasciano intravedere le loro sagome e poco più mentre si lanciano nei nuovi brani, eseguiti in sequenza come nell’album. Si parte quindi con la strumentale Atto I, la cupa Empty Space e la profonda Gemini, primo singolo uscito come preview del nuovo lavoro. I suoni sono più diretti rispetto al risultato da studio che sembra sempre vederli trattenere l’energia, invece dal vivo anche K punteggiata dalla chitarra di Nicola riesce ad essere ficcante come lo deve essere un brano shoegaze (o dark o come diavolo lo si vuol chiamare). La lunga Sigfrido che tanto deve al basso di Simon Gallup intervalla la sinuosità della voce di Costanza al dialogo basso chitarra rimanendo sospesa nell’aria fino alla fine.

L’altro singolo che aveva anticipato Knockturne è stato Bengala, brano tra i migliori scritti dal gruppo che unisce le atmosfere cupe strumentali (ottimo il lavoto di Erica) e con quelle evocative della voce, sempre nascosta dietro agli strumenti, accessoria ai suoni e non protagonista. Con You, Nothing si conclude la prima parte del concerto che riprende dopo qualche minuto con l’acclamata Ghost Dance dal precedente album, Glow e la finale distorta e caustica Buck & Crow.

Forse la brevità del set non ha esaltato tutto quello che poteva e puntando sull’ultimo lavoro si è perso il quadro generale del suono del gruppo che pur rimanendo strettamente legato ad un ben preciso genere, in tre album è riuscito a spaziare tanto da crearne una personale visione che dal vivo riesce ad essere più convincente che da studio e questo live lo ha confermato pienamente.

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