ZU – Cortar Todo
GENERE: Metal, Math, No-Wave, Noise, Elettronica.
PROTAGONISTI: Gabe Serbian – batteria; Massimo Pupillo – basso; Luca T Mai – sax baritono.
SEGNI PARTICOLARI: molto significativo il titolo Cortar Todo in spagnolo (tagliare tutto o con tutto). Il disco è un concept album che va a chiudere una trilogia sulla guerra, iniziata con l’EP Goodnight Civilization, seguita da The Left Hand Path (con Eugene Robinson degli Oxbow) e terminata con l’album in questione.
INGREDIENTI: il basso è devastante, distorto, probabilmente accordato in DO o SI per renderlo più cupo e cattivo, batteria lineare e pestata da Gabe Serbian batterista grind dei “The Locust” che sostituisce in via definitiva Jacopo Battaglia, il sax è ossessivo, pungente e sperimentale; ci sono anche piccole incursioni di elettronica sparse nell’album e collaborazioni con Joey Karam(The Locust) alle tastiere e synth, Stefano Pilia (Massimo Volume) alla chitarra e contrabbasso e Lorenzo Stecconi alla chitarra in “Pantokrator”; nell’insieme ne viene fuori un impasto distorto, martellante, una vera e propria deflagrazione che lascia stonato l’ascoltatore. Questo disco, edito per Ipecac Recordings (label di Mike Patton), è istintivo e brutale: dopo l’introduzione con qualche frammento di elettronica in The Unseen War, esplode l’album con Rudra Dances Over Burning Rome a tratti anche con qualche richiamo jazzcore, (forse brano migliore dell’album). La title track, è un insieme di metal e oscurità che inizia a dileguarsi ed impregnare tutto l’album; brani quasi regolari se paragonati agli ZU di qualche anno fa, sicuramente il cambio batterista è stato decisivo stilisticamente ed anche nella composizione del disco. Dopo un attimo di riflessione caratterizzato da Serpens Cauda con i suoi tappeti di suoni elettronici, si riparte con lo scontro, nervi tesi e un metal noise sperimentale fino alla distruzione totale.
DENSITA’ DI QUALITA’: album più compatto rispetto all’EP Goodnight Civilization del 2014, ma gli ZU continuano a non convincere, forse è facile cadere nel confronto (a mio avviso sbagliato) con album come Carboniferous o Igneo capolavori assoluti; alla lunga i brani di Cortar Todo risultano monotoni; sicuramente da vedere live.
VELOCITA’: 10 brani per un totale di 40 minuti
IL TESTO: l’unico brano cantato è Pantokrator traccia che chiude l’album, una marcia iniziatica cantata da Gilberto Mauha sciamano/curando indigeno conosciuto durante un esperienza di Luca e Massimo in Amazzonia. “dopo la deflagrazione, dopo il taglio, dopo il cratere, l’unica ripartenza possibile per l’umanità passa dalla conoscenza ancestrale”
LA DICHIARAZIONE: “Concept album su un conflitto invisibile, ma non per questo meno presente nelle nostre vite, e indica chiaramente la volontà di tagliare con il passato, il rifiuto della realtà imposta da un principio acritico di autorità, la necessità di un rinnovamento totale, anche passando per la distruzione del mondo per come lo conosciamo” dal comunicato stampa Ipecac Recordings