Zen Circus – La Terza Guerra Mondiale
Protagonisti: la voce, la chitarra e i testi di Appino, il basso di Ufo e la batteria di Karim.
Segni particolari: nono disco in studio per una delle band che meglio rappresenta la scena indipendente italiana e che porta alto il nome dell’underground. Il successore di Canzoni Contro La Natura (2014, La Tempesta Dischi) è stato registrato e mixato da Appino presso il 360 Music Factory Recording di Livorno e masterizzato presso l’Eleven Mastering.
Ingredienti: sono dieci le tracce che compongono il nuovo lavoro del circo Zen, ognuna delle quali, come in ogni disco, racchiude in sé un mondo che vive di vita propria. Sembra come se la linea seguita dalla band toscana sia la medesima, perlomeno tendenzialmente, quella caratteristica e che tanto piace agli amanti del trio. Non Voglio Ballare, Pisa Merda e San Salvario ne sono la conferma, quei soliti giri di basso ben intersecati con le pelli delle percussioni al limite tra l’eleganza e la rabbia che creano quei riff stilosi firmati Zen Circus. Si fa eccezione, però, per i primi due singoli estratti, Ilenia e L’Anima Non Conta, il primo colorito dalle sfumature pop che deviano un po’ la direttiva che da anni la band segue e il secondo che rende increduli per quello che riesce a far maturare, un pezzo romanticissimo che porta dall’immedesimazione derivante da ogni singola parola del testo alla riflessione. In La Terza Guerra Mondiale non sono solo i suoni a destare interesse ma anche le tematiche che spaziano alternando brani come la title-track d’apertura dove ogni verso insiste sullo sfacelo generale a cui il titolo per l’appunto allude e di cui è emblematica la copertina del disco (“adesso sono dentro a un treno, guardo gli altri passeggeri e penso che sarebbe bello chiacchierare ma tutti han sempre da fare. Alcuni guardan il cellulare, altri fan finta di dormire e io vorrei vederlo deragliare cosi potremmo tutti urlare), ed altri come l’elettricissima Zingara – Il Cattivista in cui il termine razzismo prende forma toccando sia l’emergenza sociale dell’immigrazione e mettendoci di mezzo la nondimeno piccante questione dell’omofobia (“se siete ancora qui è colpa dei buonisti, idioti che votano PD e comunisti. Negri, marocchini, rumeni e musulmani, lesbiche, froci e tutti gli altri sovrumani”).
Densità di qualità: diciott’anni fa veniva pubblicato il primo lavoro in studio di questa band il cui nome è l’unione dei titoli di due dischi degli Husker Du, Zen Arcade e Metal Circus, ma che musicalmente si rifaceva molto più ai Violent Femmes (chiaramente agli esordi, molto meno adesso). Insomma, un bel connubio. Ad oggi questi tre bravi ragazzi provenienti chi da Pisa chi da Livorno rappresentano una delle colonne portanti della scena tanto amata, e malgrado tutto non altrettanto nota, indi(e)pendente. La Terza Guerra Mondiale è il risultato del raggiungimento della “maggiore età”, un disco piacevole all’ascolto, celere, impulsivo e ,come già detto, riflessivo, capace di far si che gli amanti storici della band non abbiano dubbi sulla validità della stessa e, al contempo, che chi si approccia solo adesso alla musica del circo Zen non resti deluso.
Velocità: veloce-lenta, goduriosa-riflessiva.
Il testo: “maledetto il giorno in cui mi sono fidato di questo paese lurido, sperduto, imbarazzato, freddo, grigio, solitario, disastrato dove ho creduto di esserti vicino ma vicini erano solo i guai”, da L’Anima Non Conta.
La dichiarazione: A proposito del brano di cui sopra, la band ha dichiarato: “Narra di avvenimenti realmente accaduti all’interno di varie storie di vita (nostre ma non solo), storie che hanno avuto come luogo di partenza la nostra provincia, ovvero l’asse Pisa-Livorno, dove si snodano le immagini del video. Suggestioni relazionali, presa di coscienza del fatto che bisogna tuffarsi da molto in alto ed essere pronti a nuotare a lungo, senza preoccuparsi troppo dell’anima”, estratto da Sentireascoltare.