Verdena – Wow
[ha collaborato Mino Speranza]
Due dischi. Ventisette canzoni. Un’ora, ventitre minuti, dieci secondi. Disorientamento. Focalizzazione. Presa di coscienza. Sgomento. Meraviglia. Time Out. Sono questi nell’ordine i dati e le sensazioni che si succederanno di fronte all’ascolto di ‘Wow‘, la quinta monumentale doppia fatica in studio dei Verdena.
Poi certo, possiamo anche fermarci a pensare che ne è già stata prodotta molta di musica nella quale le caratteristiche di base sono le stesse o quasi. Linee melodiche compatte ma non particolarmente sviluppate e che paiono fatte apposta per appoggiarci alla perfezione un lavoro sul suono e sulla ritmica che invece è approfondito e curato. Una serie di sguardi che si incrociano andando in direzioni diverse ma contigue: l’onirismo, la pischedelia, la ruvidezza, l’adrenalina, gli squarci di luce. Di descrizioni di questo tipo ne abbiamo già sentite e lette a decine, soprattutto quando ci imbattiamo in monografie di artisti che hanno avuto il loro momento di gloria qualche decennio fa.
Nonostante ciò, non solo i due recensori che scrivono ma anche gran parte del pubblico ascoltante con una discreta cultura musicale, devono confessare che trovare dei precedenti a cui paragonare questo lavoro è qualcosa di assolutamente improbo. In primis, perché di doppi album interessanti usciti in Italia e all’estero nell’ultimo ventennio se ne trovano, certo. Ma molti sono raccolte di B-sides, ‘best of’, live. E anche questi stanno scomparendo. L’aspetto più importante è però il pressoché inesauribile torrente di idee esplosive da cui i tre di Bergamo si abbeverano per alimentare queste composizioni. In meno di un’ora e mezza di musica, infatti, i Verdena non smettono mai di cercare e trovare soluzioni diverse tra loro in ogni aspetto del loro lavoro.
Per prima cosa questo avviene dal punto di vista prettamente ritmico, con linee di batteria e di basso dotate di un estremo dinamismo ed accompagnamenti esterni che riescono a conferire ulteriore vitalità senza snaturare l’anima rock del gruppo. E’ poi importante la voglia di allargare gli orizzonti per quanto riguarda la parte vocale, anche qui non solo con un aumento del numero di registri tenuti da Alberto Ferrari, ma anche con l’utilizzo di seconde voci e veri e propri momenti corali per i quali valgono gli stessi rilievi positivi degli accompagnamenti alla sezione ritmica. Ultimo in ordine di menzione, ma ovviamente non meno importante, il vero e proprio scheletro sonoro delle canzoni, per il quale il modo migliore di descrivere la strabiliante ed incessante varietà è quello di elencare i risultati a cui esso porta, ovvero le direzioni dei diversi sguardi accennate sopra, ribadendo che ‘Wow‘ è un disco visceralmente rock, che sa raccogliere le diverse lezioni di molti grandi del passato, sintetizzandole al meglio in una visione d’insieme unica ed articolata allo stesso tempo. Partendo dai Beatles del ‘White Album‘ e da Syd Barrett, passando per i Grateful Dead, continuando con Sonic Youth e Motorpsycho ed arrivando alla ricerca sonora di Radiohead e Arcade Fire, il disco lancia strizzatine d’occhi ad ognuno di questi numi tutelari della musica senza davvero ricordare nessuno di essi e nemmeno qualunque altro nome che possa venire in mente.
Si potrebbe appuntare che tra i ventisette momenti – come detto, tutti sostanzialmente arrangiati, suonati e cantati in modo diverso – qualcuno (non più di quattro) a fronte di una ferrea analisi avrebbe potuto restare fuori dalla scaletta definitiva senza che il disco rischiasse di risentirne in qualità e quantità . E’ però altrettanto vero che, in definitiva, è più corretto esulare da tali critiche per riconoscere l’impressionante e miracolosa coesione del lavoro, la puntualissima e intelligentemente bilanciata compilazione della scaletta e il magnetico coinvolgimento di quello che – scomodando paragoni letterari – è definibile a tutti gli effetti come un Flusso di Coscienza dotato di colonna sonora.
Cosa accomuna questi Verdena del 2011 con quelli che, giovanissimi, fecero tremare MTV con le sporche e disincantate partiture di hit ormai storiche come ‘Viba‘ e ‘Valvonauta‘ ? Con quelli che due anni dopo lanciarono una sfida ai piani alti dell’indie-rock italiano? Con quelli che hanno affermato il loro dominio con un disco perfetto quale ‘Il Suicidio Dei Samurai‘(2004)? Con quelli che con ‘Requiem‘ (2007) hanno espanso i loro interessi verso lidi ancora sconosciuti? Poco, pochissimo. ‘Wow‘ conserva l’amore per racconti sospesi tra sogno, realtà e delirio, per assonanze che ai più risulterebbero impossibili solo da pensare, per i titoli delle canzoni che regalano ad ogni lettura, ad ogni ascolto e ad ogni momento delle interpretazioni differenti. Ma il disco, in se, viaggia in iperspazi mai come adesso tremendamente intimi, personali, talvolta gelosamente inaccessibili.
‘Wow‘ con un pizzico di fascino per l’insolito, ci piace immaginarlo come un disco d’esordio. Perché molti registri stilistici sono, a loro modo, inaspettati. Raffinatezze pop, controtempo freak, giochi vocali spiritati, synth, passaggi che suonano come un industrial-umplugged. Per poter svolgere al meglio un lavoro del genere non basta avere una buona cultura musicale, utilizzandola per un calligrafico collage, ma è necessario far passare il tutto attraverso il filtro di una marcata personalità . Per questo motivo ‘Wow‘ non può e non deve essere visto come un lavoro passatista, ma come un importante passo in direzione del futuro. Sarà impossibile per chi verrà dopo non pensare a quest’opera, proprio perché mostra, più chiaramente che mai, che la presenza della suddetta personalità fa sì che ogni eventuale accostamento con altri artisti non possa mai essere visto come mero citazionismo.
Inutile e pretestuosa, la scelta di un brano preferito. O il consiglio da parte nostra ad orientarsi verso alcuni pezzi, piuttosto che verso altri. Perché la scelta di una canzone o un gruppo di canzoni favorite, è questione di gusti. Se vi piace il pop-rock astrale c’è ‘Sorriso In Spiaggia Parte 2‘, se, invece, preferite l’acustica da camera c’è ‘Razzi Arpia Inferno E Fiamme‘ Se adorate il rock tirato da arena c’è ‘E’ Solo Lunedì‘, se il vostro credo è la sperimentazione oltre ogni cosa avrete ‘A Capello‘ e ‘12.5 mg‘, e nel caso in cui, infine, vi piaccia il cantautorato italiano degli anni 70 c’è ‘Tu E Me‘. Vanno poi menzionati i due brani che probabilmente possiedono l’appeal necessario per arrivare ad un grande numero di persone: parliamo di ‘Loniterp‘ e di ‘Miglioramento‘, più canzoni in senso propriamente inteso rispetto alle altre tracce, rispetto alle quali non rappresentano comunque un calo qualitativo, anzi.
E’ probabile che ‘Wow‘ ai posteri suonerà come un lungo, lunghissimo impasto asimmetrico e indecifrabile, frutto di scomposte divagazioni colte. Ma noi siamo il presente, e nel presente ‘Wow‘ suona come un qualcosa di necessario, vitale alla sopravvivenza dei sogni e degli incubi.