NaNa Bang! – NaNa Bang!
GENERE: Primitive rock’n’roll, lo-fi, indie pop, acoustic
PROTAGONISTI: Andrea Fusari (testi, voce, chitarre); Beppe Mondini (batteria)
SEGNI PARTICOLARI: a differenza di quanto accade nell’industria cinematografica, dove ormai la lunga durata di una pellicola viene di fatto considerata come un requisito necessario per poter dire che un film sia “da oscar”, nella musica si riesce ancora a lasciare un’ottima impressione con un album lungo soltanto 19’36”. Fosse durato il quadruplo, la qualità sarebbe probabilmente risultata diluita e ci saremmo trovati semplicemente di fronte ad uno dei tanti lp usciti a febbraio del 2013. Con questa scelta coraggiosa quanto apprezzata, invece, il duo bresciano proveniente dall’esperienza con la band Gurubanana, verrà ricordato come l’autore di uno dei più interessanti esordi del primo quarto di quest’anno.
INGREDIENTI: nonostante in sette degli otto brani gli unici due strumenti ad essere utilizzati siano chitarra e batteria, siamo di fronte ad un’opera complessa e che necessita una profonda lettura: l’uso del lo-fi e la ricerca della psichedelia sono due fattori che rendono interessante e, almeno per chi vi scrive, irresistibile, quest’album del duo “sciamanico”, aggettivo con il quale amano essere definiti. Gli echi sono quelli del Paisley Underground, uno dei filoni dell’alt rock americano degli 80s recentemente meno battuti, nonostante ci si trovi in pieno periodo revival di quell’epoca, considerata, a torto o a ragione, dorata da molti. L’artwork di copertina invece ci ricorda da vicino un altro disco d’esordio tra i più interessanti degli ultimi anni, quello dei londinesi Yuck.
DENSITA’ DI QUALITA’: nel brano d’apertura, ‘Boomers‘, troviamo l’unica deroga strumentale al binomio chitarra-batteria: è infatti presente e vividamente partecipe un organo, suonato sapientemente da Andrea Rovacchi. Le atmosfere (a differenza dei testi, tutti con una vena malinconica attenuata però da un pizzico d’ironia) sono vagamente festose, oseremmo dire “estive”, ma i ripetuti ascolti nei giorni di pioggia che marzo quest’anno non ha voluto risparmiare non ci sono certo risultati indigesti. La scelta della lingua inglese per i testi stavolta ci sembra azzeccata, le liriche risultano comprensibili al primo ascolto così come il senso dei brani, mentre sono assenti cadute linguistiche che troppo spesso siamo abituati a sentire in band che si lanciano in anglofonie dal terribile risultato. ‘While I’m Here‘ è il singolo e il brano ideale per far avvicinare ai Nana Bang! un ascoltatore occasionale, che difficilmente poi li mollerà , volente o nolente, catturato dal ritmo e dalla leggerezza del duo. La longevità di questo lavoro è ancora più sorprendente se rapportata alla sua brevità : raramente singoli o Ep riescono a stare 4 settimane filate nelle nostre cuffie senza che ci arrivi un senso di noia, ma ciò è stato lungi dall’accadere in questo caso. Il brano più lungo (si fa per dire) del novero è ‘Lean‘, malinconica ballata che supera di poco i 3 minuti, riuscendo così nell’impresa di non risultare indigesta a chi, come me, subisce questo genere di brani allo stesso modo in cui il resto della popolazione mondiale reagisce a un’abbondante peperonata. Si chiude con una cover, ‘True Love Will Find You In The End‘ di Daniel Johnston, maestro del lo-fi rock americano del quale il duo bresciano sembra nutrirsi e trarre ispirazione.
VELOCITA’: una media di poco superiore ai 2’30” a brano, ma con un’andatura da podista che ritorna a correre nel parco dopo il letargo invernale.
IL TESTO: ‘True love will find you in the end, you’ll find out just who was a friend. Don’t be sad I know you will, but don’t give up until true love finds you in the end.‘ (tratta dalla cover di Daniel Johnston, troppo bella per non essere menzionata)
LA DICHIARAZIONE: “L’idea è di fare canzoni semplici e ridotte all’osso, con l’esigenza di essere concreti ed essenziali, possibilmente ironici.” (intervista sulla propria pagina Facebook)
UN ASSAGGIO: ‘While I’m Here’
IL SITO: facebook.com/nanabang1