Love The Unicorn – A Real Thing
GENERE: indiepop
PROTAGONISTI: Marco Salah: chitarra e voce, Raffaele Capasso: basso, Riccardo Menghini: chitarra, Lorenzo Zandri: synth e organi, Francesco Martino: batteria.
SEGNI PARTICOLARI: secondo lavoro sulla lunga distanza per la band romana, nata nel 2008 e passata attraverso numerosi cambi di formazione prima di iniziare le pubblicazioni discografiche, con due EP, uno nel 2011 e uno del 2013. Questo primo lavoro sulla lunga distanza giunge dopo ben tre anni ancora per via di un cambio di formazione, con l’abbandono di uno dei fondatori della band e il cambio di ruolo di altri.
INGREDIENTI: il suono e il timbro vocale rimandano a atmosfere autunnali; gli arrangiamenti contengono sempre diversi elementi ma ognuno di essi ha un ruolo sempre ben definito e mai invadente; c’è sempre un senso di rotondità e spaziosità grazie anche allo stile melodico; la varietà è alta, tenendo conto che gli aspetti specificati qui sopra non mancano mai.
DENSITÀ DI QUALITÀ: si tratta di un ottimo disco, per diversi motivi. Innanzitutto, in un ambito che, per sua stesa natura, non ha certo la personalità tra i pregi principali, queste canzoni si pongono come qualcosa di diverso che non somiglia davvero a nessuno. Certo, i riferimenti si sentono, e quando la presentazione del disco racconta che di passa “dal timbro languido di certe chitarre inglesi Anni Ottanta di casa Cherry Red (Felt, Monochrome Set…), alla scrittura classica ed essenziale di nomi più contemporanei come i Girls”, coglie perfettamente nel segno, però c’è un’ottima capacità di utilizzare le fonti di ispirazione per quello che devono essere, ovvero punti di partenza per elaborare un linguaggio proprio, senza limitarsi al copia e incolla. Poi anche la qualità delle melodie, del cantato e degli arrangiamenti è alta: le prime sono di facile ascolto ma per nulla banali o da filastrocca e stimolano l’interesse dell’ascoltatore anche dopo numerosi passaggi; la voce ha un forte potere evocativo e valorizza la parte musicale proprio da questo punto di vista; gli arrangiamenti sfruttano con una buona fantasia l’idea di base di un giro strumentale principale da arricchire con gli altri elementi: la chitarra o, più raramente, la tastiera dettano la via, il resto abbellisce e soprattutto questa cosa viene fatta ogni volta in modo diverso, con differenti tonalità, impostazioni e modalità di integrare i suoni tra loro. Tutte queste soluzioni sono sempre azzeccate e questo disco rappresenta il perfetto esempio di come dovrebbe essere l’indiepop moderno, in Italia e non solo.
VELOCITÀ: media.
IL TESTO: “I just don’t care about what mama says, I’m ready for the weekend” da Weekend
LA DICHIARAZIONE:“Mentre Sports, l’EP precedente, raccontava da vicino la vita di tutti i giorni, con le sue abitudini e le sue coincidenze, A Real Thing prende una piega meno personale, più astratta e libera”