Mathì – (In)Quiescenza

GENERE: Post-Rock

PROTAGONISTI: Francesco De Simone (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica), Antonio Marano (piano elettrico, glockenspiel, synth), Gennaro Raggio (chitarra elettrica), Raffaele Manzi (basso), Gennaro Coppola (batteria, percussioni).

SEGNI PARTICOLARI: Autori dell’EP ‘Petali Ridenti‘ nel 2011, i napoletani Mathì proseguono il lavoro con un album d’esordio prodotto dalla Controrecords. ‘(In)quiescenza‘, uscito il 3 Maggio, è un concept album che ha come linea portante lo stato di quiete apparente che viene interrotto dall’energia interiore, che sopraggiunge improvvisamente e sconvolge lo stato precedente.

INGREDIENTI: Post- rock di ottima fattura e dai richiami nord- europei negli arrangiamenti e nel cantato (ImmanuEl, Jeniferever) si unisce a pura poesia, tutt’altro che immediata e perfetta espressione del progetto. La commistione è senz’altro particolare per l’accostamento tra il genere e l’originalità della tematica e dello stile di scrittura, quasi un azzardo, se ci si rifà alla brutta abitudine di fermarsi ad ascoltare senza sentire. Tra gli strumenti spicca il glockenspiel, che crea meravigliose combinazioni sonore con le chitarre. La voce, flebile e sottile, è tutt’altro che portante, eppure fa della sua espressività una qualità fondamentale per la compattezza dell’insieme. Del tutto personale è la considerazione che per quanto il progetto sembri così lontano dalla tradizione musicale della loro città d’origine, i Mathì fanno rivivere in ogni brano una parte di Napoli, nella sua versione notturna, riflessiva, metropolitana, che può ben conoscere chi ci ha passato degli anni sentendo musica e solcandone i vicoli, osservandone i monumenti, frequentandone i locali e le piazze, respirandone e assaggiandone l’aria. Un ingrediente aggiunto, se così si può dire.

DENSITA’ DI QUALITA’: impossibile negare a questi ragazzi il riconoscimento della bellezza della composizione. Vi è originalità , ricercatezza, pathos, laddove i tratti filosofeggianti del lavoro diventano un modo raffinato per parlare di interiorità . E tra le atmosfere fragili, rarefatte, eteree, la poesia porta in viaggio chi le presta attenzione. Serve più di un ascolto per apprezzare appieno i testi, complice un linguaggio colto e lontano dalla modernità , eppure così adatto alle tematiche trattate. La parte musicale non è mai trascurata e fornisce incastri perfetti. Il tutto risuona di una delicatezza di facciata che riesce però a veicolare una varietà di modi di sentire che spazia dalla dolcezza alla disperazione, dalla speranza alla delusione, dalla gioia al dolore. Le immagini di un’anima alla ricerca del rapporto col divino riecheggiano nel brano ‘ La mano di Dio sulla mia schiena e subito ci si trova di fronte a qualcosa di rarefatto e inusuale, che si ripete nei pezzi successivi stupendo sempre di più. ‘ La Serpe ‘, a metà del lavoro, rompe con il tutto e inizia a trapelare la pura inquietudine favorita dal ritmo incalzante e dalle immagini offerte dalla poesia. ‘ Segue La Notte sfiora la perfezione con la sua dolcezza spiazzante che quasi commuove nell’incontro con l’immensità di un cielo notturno. I Mathì riescono a tentare un’impresa che porta con sé il rischio del distacco dall’ascoltatore per l’originalità del canale comunicativo e a riuscire nel migliore dei modi, rendendosi coinvolgenti come pochi.. Lavori così belli fanno desiderare inevitabilmente una continuazione o un maggior numero di brani e tuttavia danno un senso di completezza già dalle prime battute.

VELOCITA’: Il ritmo è lento per far gustare ogni attimo dei 6 brani che allietano l’ascoltatore.

IL TESTO: ‘Avvinghiato al collo molle,aspide cariata pronta a mordere,tremante mi offrii folle per il desiderio di contendere. Abbandonate le fedeli catene, maciullerò la tua testa, dimenticando le mie pene,sarai la mia tela mesta.‘ da ‘La Serpe‘.

LA DICHIARAZIONE: ‘In realtà Mathì significa metafisica, oltre la materia. Nel nome stesso è insita l’idea generale del progetto che vorrebbe occuparsi di una narrazione che vada a toccare temi surreali, assolutamente astratti e per nulla inerenti al mondo fisico. Un abbandono della realtà attraverso la creazione di una meta-realtà immaginifica ove i personaggi sono eroi, fate, esseri solitari e spesso oggetti antropomorfizzati e resi viventi in cornici pittoriche.‘ da un’intervista a stereoinvaders.com

UN ASSAGGIO: ‘Segue la notte’.

IL SITO: MathìBand

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