Green Like July – Build A Fire

GENERE: folk pop

PROTAGONISTI: i Green Like July sono il cantautore Andrea Poggio, il batterista Paolo Merlini, il bassista Roberto Paravia ed il polistrumentista Marco Verna.

SEGNI PARTICOLARI: dopo due album ed un EP i Green Like July rinnovano la formazione e scelgono di dar vita a ‘Build a fire‘ tornando in Nebraska: anche questo disco, come il precedente ‘Four-Legged Fortune‘, è registrato negli ARC Studios di Omaha, con la produzione di A.J. Mogis (Saddle Creek Records); stavolta si avvale anche del prezioso contributo di Enrico Gabrielli, che ha lavorato agli arrangiamenti. A cambiare è pure l’etichetta, visto che ora i ragazzi sono nella squadra de La Tempesta. Resta costante rispetto al passato il contributo di Olimpia Zagnoli, presente pure in questa fatica: la giovane artista ha realizzato la copertina del disco e curato la creazione del video di ‘Moving to the city‘. Ospiti della band sono Mike Mogis dei Bright Eyes e Jake Bellows dei Neva Dinova.

INGREDIENTI: non è difficile individuare il filo rosso che collega i brani dell’album, visto che la parola cambiamento è stata già utilizzata più volte dall’inizio di questa recensione. Di cambiamento, inteso come crescita, ripresa e ridefinizione di sé nel mondo, ha parlato lo stesso Andrea Poggio per presentare il disco, sottolineando la volontà di raccontare in nove episodi diversi il modo in cui vincitori e sconfitti affrontano i loro giorni.
Se questo fattore riguarda i testi, le musiche attingono a piene mani ad una tradizione, quella americana, che per certi versi è parecchio lontana dalla nostra: l’impostazione folk dei brani viene ridefinita dai suoni sapienti di Gabrielli, che regala una “leggerezza” che forse mancava alla band. Un applauso all’eleganza della voce di Poggio, che potremmo ascoltare per ore.

DENSITA’ DI QUALITA’: affermare che questo disco non sembra italiano può essere letto come complimento o come dispregiativo, sta a chi ascolta fare la sua scelta. Però la verità è questa: ‘Build a fire‘ non è un disco italiano. Non lo sono i riferimenti musicali più evidenti, non lo è lo stile compositivo che è alla base dei brani, non lo sono le atmosfere anni Sessanta che inevitabilmente si associano. ‘Build a fire’ è un disco internazionale pop e godibilissimo, che si fa cantare e apprezzare in maniera immediata.
E’ ‘Moving to the city‘, con la sua leggerezza, ad aprire l’album: ritmi e suoni ci intrigano subito, la voce di Poggio fa il resto. Siamo serenamente trasportati altrove, magari dall’altra parte dell’oceano, e il brio di ‘Borrowed Time‘ centra il suo obiettivo. C’è l’America a cui i Green Like July rimandano sempre, ma tutto si rivela personale e particolarmente sentito, quindi assolutamente autentico. La bella ‘Agatha of Sicily‘ è una ballata pop ben suonata e capace di evocare scenari mediterranei e solari, mentre ‘Tonight’s the night‘ e ‘Good luck bridge‘ si fanno più malinconiche e sognanti. Menzione d’onore per ‘Johnny Thunders‘, sicuramente la più ricca di suggestioni e rimandi: mentre il chitarrista che dà il titolo al brano è uno dei simboli di un certo rock (ribelle, americano e idealizzato) qui la voce di Jake Bellows – voce e chitarra dei Neva Dinova – viene a fare da contraltare a quella di Andrea Poggio e regala uno dei pezzi più belli del disco.

VELOCITA’: 32 minuti sono sufficienti per coinvolgerci in un percorso dalle melodie fluide, in cui decine di strumenti si alternano sapientemente per strapparci un sorriso e farci dimenticare dove siamo. Ci sentiamo trasportati in un altro pezzo di mondo, senza neppure capir bene in quale epoca siamo finiti.

IL TESTO: “ You ain’t no Johnny Thunders/ You’re just a big talking man” da ‘ Johnny Thunders‘.

LA DICHIARAZIONE: “ Riesco a descrivere con una certa precisione i singoli elementi che compongono Build a Fire, ma non sono sicuro di avere raggiunto un livello di lucidità e di distacco tale da potermi permettere di definire il disco nel suo insieme. Nel disco ci vedo le camicie sgargianti di Laurie Anderson, gli ambienti di Gianni Colombo e il chiasso della città con le luci al neon, la musica nei locali e le auto che sfrecciano nella notte. Vado avanti? Le strade del West End di Glasgow, Gli Aristogatti di ‘Tutti quanti voglion fare il jazz’ e la barba di Gianni Marchetti.” da un’intervista a picomag.it.

UN ASSAGGIO ‘Moving to the city’

IL SITO: greenlikejuly.com

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