Giungla – Distractions

ANNO: 2024

GENERE: alt-rock

EITCHETTA: Factory Flaws

PROTAGONISTI: Giungla (Chitarre, Synth), Pietro Vicentini(Batteria)

INGREDIENTI: registrato da Chiara Ferracuti e da Mattia Tavani, mix di Pietro Cavassa (Anything Pointless), master di Nick Powell.

DENSITA’ DI CONTENUTO: Giungla (aka Emanuela Drei) ha una lunga carriera alle spalle infatti anche se con questa sigla ha pubblicato solo un paio di EP e questo album, la musicista oltre essere stata produttrice ha fatto parte, per dirne un paio, dei Heike Has The Giggles e His Clancyness e buon ultima la si è vista(ancora) alle spalle di Myss Keta.

Fin dai primi lavori targati Giungla la chitarra è sempre stata al centro di tutto, strumento suonato in solitaria con un empatia totale, un trasporto che ha cercato di mettere in questo primo lavoro su lunga distanza.

Come dalla copertina la chitarra viene distorta, amplificata, accarezzata in dodici modi diversi che creano un universo grezzo e immediato, come se le registrazioni fossero state in presa diretta, con in mente un preciso sound da palco più ‘aperto’.

Distractions parte con Mouse & Keybord, ipnotica ballad elettronica, forse la meno ‘chitarristica’ delle dodici ma poi si spazia da Limited Edition, cupa e claustrofobica, Distance (la mia favorita) che fa andare lontano e veloci, sognando tra i suoi riff e la voce messa al servizio del muro del suono e la pop song Something, molto orecchiabile. Come la prima anche Tonight ricorda St Vincent.

Forse il brano che più sintetizza il suono della chitarrista è Bad Idea, con il suo procedere su una base di synth ipnotici e con dei decisi innesti di chitarra necessri a spezzare il pathos.

Un album dalle mille, anzi dodici, facce, pieno di tutto quello che ‘Ema’ ha attraversato nella sua carriera rimanendo fedele ad un suono e ad un’attitudine non comune rendendola un’artista unica e necessaria.

Disco dell’anno italiano per quanto mi riguarda.

VOTO: 8/10

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