Cosmo – Cosmotronic
ETICHETTA:42Records/Don’t Panic!
GENERE:elettronica, synth pop
PROTAGONISTI: Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo.
SEGNI PARTICOLARI: dopo l’inizio carriera alla testa dei Drink to Me e i due album da solista, Disordine (2013) e L’ultima festa (2016), Cosmo ha pubblicato lo scorso gennaio Cosmotronic, preannunciato dai singoli ‘Sei la mia città’ e ‘Turbo/Attraverso lo specchio. L’album, doppio, verrà portato in giro dall’autore in club europei e italiani con un tour (di cui diverse date sono già sold out) che si preannuncia una vera e propria festa.
INGREDIENTI: Cosmo riprende più che mai le varie sfumature della musica elettronica, da quella ormai non più tanto d’élite che si balla al Club To Club e nei locali internazionali più esclusivi (Ivrea Bangkok, 5 antimeridiane) all’italo house da classifica degli anni duemila (Tristan Zarra, Quando ho incontrato te). Da queste intuizioni Cosmo elabora però un genere nuovo, personale e inclassificabile.
DENSITÀ DI QUALITÀ: Cosmotronic è il manifesto ideologico dell’autore, un disco con un intento programmatico e divulgativo dell’identità e del pensiero musicale che Cosmo ha sviluppato dal 2002 a questa parte. Già il titolo è identificativo del regime da clubbing che Bianchi costruisce tutt’attorno alla sua figura, senza tuttavia prendersi troppo sul serio e con poche parole d’ordine e tanti, tanti bassi. Rispetto ai primi due dischi infatti c’è una notevole riduzione per quanto riguarda l’attenzione ai testi, volutamente confusionari, brevi, ripetitivi, spesso formulati con parole molto semplici e quasi scontate che vanno alla ricerca di immediatezza e musicalità piuttosto che di un’elaborata costruzione formale. Bentornato, Turbo e Tristan Zarra sono ben esemplificativi di una sorta di futurismo poetico che accompagna più o meno tutto il lavoro: voci fuoricampo, registrazioni, suoni e versi del quotidiano sono aggiunti alla linea vocale su basi dal ritmo veloce e frenetico. Se però il primo disco si avvicina di più a quello che era L’ultima festa, la persistenza dell’elettronica da clubbing viene esasperata nel secondo, dove sta la vera e propria natura innovativa di Cosmo. La voce è ridotta al minimo, surclassata da bassi persistenti e suoni elettronici misti che creano un’immediata e assurda presa sull’orecchio e sul corpo di chi ascolta. Tracce migliori di questa seconda parte sono Attraverso lo specchio e La notte farà il resto che, nonostante i testi rimangano in italiano, strizzano insistentemente l’occhio al panorama internazionale. Proprio in questo accostamento con artisti del calibro di Jamie XX e Bonobo ma anche del più commerciale e indigeno Gigi d’Agostino sta la grandezza di Cosmo, capace di proiettarsi al di fuori di qualsiasi etichetta predefinita per crearne una personale e unica, così che con il suo non essere prettamente indie (o itpop?) ma neanche commerciale si è ritagliato uno spazio ed uno status tutti suoi nel panorama musicale italiano. È lui stesso a dirlo, ha lottato contro se stesso e ha vinto.
VELOCITÀ: 15 tracce in un doppio disco da un’ora e 14 minuti circa.
IL TESTO: “Ho voglia di ballare, ho voglia di viaggiare / Ho voglia di non farmi più scappare / Capire tutto senza domandare / E riunire dei frammenti tipo questo / Tipo questa mano, questa gente / Questo odore di sudore, questa casa / Questo thè, queste scarpe / Questi bassi” da L’amore.
LA DICHIARAZIONE: “Prima arriva sempre la produzione – dice – e poi in base a quello che mi suggerisce costruisco la voce. Io mi sento prima un produttore e poi un musicista“.