CABLE 21 – SIMBOLATRIA
Genere: rock/new wave/dark
Ingredienti: Elementi sonori elettrici e spesso molto oscuri, distillati in modo generoso da una band che si era persa nei meandri del tempo e che si è ritrovata, pur suonando a distanza. Da non dimenticare vaste manciate di simboli, religiosi e non, che sono utilizzati in modo consistente all’interno dei testi. Da non trascurare un’attitudine post punk che a volte sfocia apertamente nella dark wave, sconfinante nei territori dei primi Cure, dei Joy Division e di Siouxsie, ma anche delle loro controparti italiane.
Protagonisti: Dopo che molti anni fa le esigenze di una vita da costruire avevano spento le luci sul gruppo originario, due dei componenti, Gazza e Orlenz, si sono incontrati di nuovo e, pur vivendo in luoghi molto distanti tra loro, hanno deciso di rimettersi a fare musica. Da quel momento è stato subito chiaro che le vite e le esperienze alle spalle trovavano nella composizione dei pezzi il modo migliore di esprimersi, l’urgenza di dare suoni e parole a quello che circonda per entrare più profondamente dentro di sé e nel mondo. Le composizioni si sono susseguite di getto. Poi c’è stato l‘incontro con Zilva, bassista e appassionato di mixing e con lui il gruppo ha trovato un’altra sponda per avere un feedback su ciò che si produceva e la tecnica necessaria per completare i pezzi.
Densità di contenuto: La dark wave ritorna oppure non è mai andata veramente via? Boh. Fatto sta che gli umori cupi di questo genere sembrano particolarmente adatti ai tempi meschini che stiamo vivendo oggi. Quindi si perdona facilmente qualche risonanza che sa d’antico a una band oggettivamente non in fasce. Anche perché tale risonanza arriva accompagnata da esperienza, scelte intelligenti e un senso di prospettiva che sembra voler trascendere il troppo contingente. C’è perfino qualche sorriso in pezzi come “Censimento del tempo”, pur malinconica, ma singolare nella burocratizzazione della vita è dell’amore.
Voto: 7/10