Bud Spencer Blues Explosion – Vivi Muori Blues Ripeti
Etichetta: La Tempesta Dischi
Genere: electric blues, alternative rock
Protagonisti il nucleo base dei Bud Spencer Blues Explosion è composto da Adriano Viterbini (voce/chitarra) e Cesare Petulicchio (batteria). Inoltre figurano importanti presenze che hanno contribuito alla realizzazione del disco: Marco Fasolo dei Jennifer Gentle l’ha prodotto, Umberto Maria Giardini è autore di ben quattro testi e voce in tre brani, Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti firma altri quattro brani ed è alla voce in Io E Il Demonio, rivisitazione in italiano del brano Me And The Devil di Robert Johnson
Segni particolari: torna carico come sempre il duo romano con la quinta fatica discografica a distanza di quattro anni da BSB3 (42Records)
Ingredienti: molteplici sono i motivi per cui farsi ammaliare da Vivi Muori Blues Ripeti, vuoi perché di base c’è sempre l’ormai usuale voglia di fare blues o perché nonostante proprio tale voglia preveda una quasi totale rottura col passato, quindi un sound che mette da parte i chitarroni alla White Stripes, il risultato è soddisfacente come nei vecchi step. Il disco si apre con E tu?, primo singolo d’anticipazione in circolo sul web dal 9 marzo. Nel testo c’è un verso, “noi in due suoniamo come in dieci”, che colpisce in quanto rappresentativo non solo dell’anima dell’album in questione ma anche per il temperamento dei Bud Spencer Blues Explosion in generale: a fare da sottofondo ci sono basso, organo, pianoforte e glockenspiel, il tutto senza avere attorno ulteriori presenze oltre il duo stesso che abbraccia con l’ormai solita eleganza i propri strumenti, chitarra e batteria. Di grande fascino sono anche Coca e Allacci e Sleghi, nel primo caso a colpire sono le ritmiche funkeggianti insolite per il duo romano ma che comunque risultano piacevoli e scorrevoli, nel secondo invece si passa alle sponde a cui i BSBE sono affezionati ma che sembrano navigare altrove rispetto a dove si è andati in passato. Il connubio di chitarra e batteria, in particolare nel ritornello, trasuda la rabbia e la voglia di sperimentare alla maniera dei più recenti Verdena. I Queens Of The Stone Age, invece, appaiono come un ologramma nell’ipnotico brano di chiusura, Calypso, in cui l’intreccio delle proverbiali chitarre stoner e la perenne voglia di esibire la propria desertica indole blues (in modo particolare nella seconda metà) si uniscono confluendo in sei minuti di bellezza pura
Densità di qualità: il sodalizio tra Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, ormai decennale, continua a dare ottimi risultati nonostante gli impegni in cui i due nel tempo si sono imbattuti. Viterbini, per esempio, ha appena archiviato un tour con Nic Cester, leader dei Jet che ha da poco intrapreso la carriera solista, anche aldilà dei confini nazionali e ha collaborato in tempi non remoti con Raf, Fabi-Silvestri-Gazzè, Bombino e Tre Allegri Ragazzi Morti. Senza contare la piccola parentesi solista dello stesso, da cui sono nati due dischi, che ha ulteriormente confermato il livello della sua preparazione. Detto questo, si può dire che Vivi Muori Blues Ripeti è un tassello, l’ennesimo, che va ad aggiungersi all’avviatissima carriera dei due giovani romani tingendola ulteriormente di bellezza e dandone la meritata luminosità nell’ambito dell’electric blues. Anche la scelta di farsi fiancheggiare da personaggi di spicco, tali Davide Toffolo e Umberto Maria Giardini, per la stesura di alcuni dei brani arricchisce nel complesso la qualità del disco, si ha come risultato una tracklist che oscilla fra la notoria capacità descrittiva che emerge dalle storie di Giardini e la sempre piacevole semplicità testuale di Toffolo. Il tutto a suon di un piacevolissimo blues. La morale? I Bud Spencer Blues Explosion, ancora presi dal vortice dell’energia e della capacità espressiva che li contraddistingue da circa dieci anni or sono, riescono sempre a meravigliare e a concretizzare l’idea che la buona musica viene prodotta, pur non avendo l’onore di essere trasmessa in radio, basta cercarla
Velocità: è un disco veloce e lento a tratti alterni. Dei brani in questione non colpisce tanto la velocità quanto la qualità degli stessi
Il Testo: “la nullità fiancheggia accanto alla mia tenda / le gambe vanno via in vacanza / è lunedì e credo che il mio tempo non finisca qui / il mondo cade dalle scale e si fa male”, da Allacci e Sleghi
La Dichiarazione “il titolo del disco voleva rappresentare quelle che sono per noi delle cose importanti e soprattutto ricordare quanto abbiamo a cuore le cose semplici. E anche la sorpresa con cui ogni volta riprendiamo a fare dei dischi. Ogni volta si rinnova l’entusiasmo. La musica che facciamo noi ha bisogno di una sorta di comfort, di comodità, di premesse che possano garantire poi che la musica rispecchi la sincerità, la genuinità con cui avevamo cominciato. Quindi volevamo anche un titolo che potesse essere invitante e al tempo stesso anche un po’ simpatico, e sentiamo che questo trasmetta il messaggio giusto”, da un’intervista rilasciata a XL Repubblica