Vulcani in Pace: Marco Parente e Cattaneo per un dipinto sonoro del futuro

Eponimo questo esordio, inedito (ma neanche tanto) questo duo: Marco Parente e Cattaneo si spingono oltre l’abitudine della forma canzone. Sono frattali, fondali marini inesplorati (modo di dire che nel disco non giunge a caso), sono skyline di eventi futuri che restano in bilico e non si spostano al solo fiato di vento. Sono monoliti che non fanno paura. Canzoni come mantra, suoni come presagi. Il tutto in simbiosi con l’arte visiva e l’ambiente: sa dalla prima abbiamo la grafica presa in prestito dall’artista Jason deCaires Taylor che restituisce sculture ai fondali per denunciarne lo stupro compiuto sulla natura. Dall’altra invece (cito testualmente onde evitare errori), “Vulcani in Pace” è appoggiato nel progetto e negli scopi dalla ricerca condotta in sinergia dal team dell’Università di Milano (Dipartimento di Bioscienze), dell’Università di Padova e dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli – ricercatori coinvolti: Camilla Della Torre e Silvia Giorgia Signorini (UniMi ed associati SZN Crocetta), Marco Munari (UniPd) e Fabio Crocetta (SZN). Mettetevi all’ascolto ma fatelo con l’abbandono e la resa. Canzone d’autore, elettronica, avanguardia e pochissima ansia e ostentazione di risposte e definizioni. C’è molto altro oltre alla canzone da cassetta…

Ha senso chiedervi qual è la vera ragione di questo disco? A quale bisogno sta rispondendo?
La ragione per realizzare un disco è che si creano i presupposti per realizzare un disco: numero di canzoni, forte identità, credibilità, piacere e sorprese nel vedere il risultato scaturito da questo incontro, coincidenze creative, affinità estetiche ecc ecc… Per quel che mi riguarda fare uscire un disco oggi ha una doppia valenza: una romantica, ovvero essere inattuali, l’altra allenare la concentrazione per più di 3 minuti, insomma non accontentarsi di sviluppare una sola frase ma provare a fare almeno un racconto breve.

Il disco si chiude con una confessione di esistenza se… forse l’esistenza dell’amore è un fatto condizionato e non libero?
Qualcuno ha detto che la libertà è una forma di disciplina, di conseguenza l’amore libero è solo una cazzata americana.

“Lo spessore del muro di Berlino”. Questo muro che possiamo solo attraversare. Diviene quasi allegoria dell’orgoglio, troppo spesso un filtro con cui teniamo a distanza la vita… è questo il significato di questa canzone?
Non conosco mai fino in fondo i significati (sempre che ce ne siano) dei miei testi, dunque lungi da me confutare la tua interpretazione, peraltro sensata. Se provo a ricordare quale la scintilla iniziale di quel testo, mi viene in mente solo una canzone sul pudore che dovrebbe avere una canzone. Ecco sì, mi manca molto il pudore nell’arte di oggi, è tutto drammaticamente esplicito.

Il disco dialoga con due fronti assai distanti dal suono e dalla musica. Le opere di Jason deCaires Taylor e le ricerche universitarie sull’ambiente che ci circonda. Perché queste connessioni?
Purtroppo oggi non si può essere solo un artista che lavora semplicemente alla sua opera, bisogna per forza dimostrare altre velleità, specie quelle manageriali. Chi fa l’attore deve anche saper cantare e ballare, chi fa il cantante deve anche saper recitare e un pò ballare ecc ecc (e anche qua un pò di pudore non guasterebbe). Le connessioni di cui parli sono solo il frutto di curiosità e coincidenze creative andate a buon fine, nulla di più, nulla di calcolato o premeditato, proprio come l’incontro tra me e Paolo.

E in generale l’album sembra richiamare il bisogno di altre direzioni dell’arte e dell’espressione: il suono e la parola non bastano, è così?
Al contrario, ce n’è d’avanzo, il suono e il suono delle parole sono esattamente l’ostinata conferma che la forma canzone e più in generale ‘la Musica’ ha ancora molte impreviste possibilità di ricerca e evoluzione. Per avanzare e sopperire all’attuale pigrizia, la musica non ha bisogno di nascondersi dietro altre discipline. La musica come qualsiasi altra forma d’arte deve solo e sempre provare a superare se stessa.

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