Roccia Ruvida: Gianluca De Rubertis

Sinceramente non so se ho colto l’anima che c’è dietro tutto questo lavoro ma sicuramente penso che un disco come “L’equazione del destino” debba restare a lungo nella memoria delle persone. Ognuno con la sua lettura, con la sua pelle e la sua indispensabile urgenza di dolore. La chiacchierata che segue, nonostante le mie consuete quanto banalissime provocazioni, rivela non solo il carattere ma anche la capacità di andare oltre. Gianluca De Rubertis è inutile presentarlo, lo conosciamo tutti. Ascoltate da vicino il suo disco anche dopo aver riletto queste parole. Ascoltatelo e poi diteci se è giunto il momento di salvare la musica e artisti come lui…

Certamente la tua penna fa la differenza. Ma basta oggi? Come si fa pace con il fatto che di dischi come questo ce ne sono una marea visto che ormai è tutto gratis, anche la fatica, anche il dolore?
Hai ragione, non basta. Questo disco è completamente inutile, come una partita a scacchi, come un goal, come un gesto atletico, tutte cose completamente inutili, eppure non riusciamo a rinunciarci…

Che poi voglio proprio chiedertelo: come combatti contro il fantasma di Faber nell’uso della voce? Te l’avranno detto tutti… è un peso “somigliare”…?
No, somigliare è somigliare, un peso è qualcosa che pesa, sono due cose diverse, somigliare non può essere un peso.

E secondo te avere un linguaggio, come dire, forbito, fa sembrare l’artista meno degno della massa? O forse è vero che l’artista è alla massa che deve parlare? Di che politica sei…?
La politica la disprezzo. Si presume che il mio linguaggio sia forbito solo perché adottato in tempi (questi che viviamo) in cui gli analfabeti dilagano. Io scrivo le mie canzoni, una volta scritte e ufficializzate non le sento più mie, sono di tutti coloro che vogliono farle proprie. Faccio regali.

E anche a te la domanda delle domande. Quanto hai sudato per questo disco? Quanto hai lavorato… quanti soldi hai speso? Eppure anche tu alla fine lo regali alla rete dei clic. Tutti cinguettiamo di diritti e di lavoro ma poi siamo i primi a regalare i dischi. Spotify e YouTube e tanto altro: come se ne esce da questa buca di potenziale?
Appunto, regalo. Ho speso molto, ma il pubblico mi ha anche dato molto e la campagna di crowdfunding con il preorder dell’album è andata molto bene. Per cui alla fine le cose più o meno si bilanciano. Circa Spotify, forse è arrivato il momento di fare davvero qualcosa per arginare questo massacro ai danni degli artisti, ma cosa? Io qualche idea in mente ce l’ho, ma non posso svelarla ora qui.

Chiudiamo ritirando indietro l’ascia di guerra e come sempre grazie di cuore per esserti prestato. Una delle cose che ho apprezzato di questo disco è stato il suono e l’uso dell’elettronica, ingredienti che non hanno codificato tutto in un’opera del futuro quanto invece in un’opera del presente con richiami rispettosi alle radici di ieri. Non so cosa ne pensi di questa mia lettura ma trovo che, in questo senso, “L’equazione del destino” sia un disco denso di rispetto e riconoscenza…
E io ti ringrazio per aver colto esattamente l’anima che sussiste dietro la realizzazione di quest’album…

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