Roccia Ruvida: Frank Bramato
Sinceramente da Frank Bramato mi aspettavo risposte velenose e non solo intelligentemente modificate ad arte per la battuta sottile che capiranno pochi o per messe in piega di stile tanta da sembrare e non far sembrare. E come al solito, cambiando uccello cambia cinguettio ma sempre uccelli sono e, uccello facendo, si sorvola sulle cose senza mai affrontarle. E questo da una mente brillante che ha scritto un disco come “Non essere” e che oggi torna con il nuovo lavoro di inediti “Suoni Crudi” (secondo me un uccellino sotto di qualità e ispirazione ma comunque acido e politicamente scorretto), mi sarei atteso RISPOSTE da stamparmi in casa. E invece… si sorvola… come si sta su SPOTIFY alla fin della fiera… tutto questo è assai crudo. Frank Bramato torna in scena con un disco “americano” nei toni e nei modi, italiano e pop nel suo solito modo di provocare e di svegliare coscienze e consapevolezze. Si però poi alla fine… sempre che si sorvola, uccellino mio…
Un disco di un cantautore. Ancora. Ma quanti!!! Ma non è che ci sta un abuso di cantautori? Forse nella vita dovremmo avere più artigiani, più maniscalchi o robe simili… invece suoniamo tutti… ma che senso ha tutto questo rumore di fondo?
Dio Santo quanti! Immagina che l’altro giorno mentre portavo fuori l’indifferenziata mi sono accorto che la vicina ne aveva accumulato e poi gettato un sacco intero. Non ce l’ho fatta, ho dovuto aprire quel sacco! Sono scappati fuori correndo all’impazzata. Nel trambusto sono riuscito a distinguere alcune figure, la maggior parte di loro erano “singolisti” cioè tutti quei cantautori che si ritengono tali dopo aver pubblicato tre singoli in tre anni (di cui una cover ri-arrangiata), singoli molto spesso con lo stesso testo. Il resto era formato da rapper/trapper che intanto avevano copiato i testi dei primi, solo che invece che cantarli li biascicavano con un aggeggio che, se non mi sbaglio, si chiama Autotune. Il restante erano bassisti. SI, hai ragione! Siamo in carenza di artigiani, maniscalchi, camerieri (soprattutto) e credimi ci ho provato, ma puntualmente sono stato licenziato. Così da vent’anni mi sono dato a questa forma di lavoro che consiste principalmente (ancora una volta dici bene) nel produrre rumore, e credimi, è l’unica cosa che mi riesce meno male delle altre.
Che tutti a cinguettare contro la società dei consumi… è assai comodo cinguettare… realizzare un disco, il commercio della musica e tutto quel che c’è attorno, non è per caso aderire al sistema che tanto si cinguetta?
Il cinguettio dipende dall’uccello che lo produce, che lo crea…anzi che lo genera. La maggior parte sono tutti sullo stesso albero e, beati loro, se ne infischiano del sistema, nel senso che ne fanno completamente parte e cantano felici ad esso. Poi ci sono alberi più piccoli, isolati, mezzi arbusti dove il cinguettio è differente. Mai come in questo periodo storico i due rumori si allineano fino a formare un unisono di nulla. Poi se qualcuno pensa di NON essere parte del sistema, beh, credo che stia sbagliando qualcosa, percheé è impossibile. L’unica cosa che mi sento di dire è
che bisogna cambiare uccello ogni tanto. Ci hai mai provato?
E poi ancora: parli molto di omologazione. Ma un artista come te che fa l’iter promozionale che fanno tutti, i canali digitali, le interviste come queste… non è un’omologazione anche questa? Forse se dovessimo dare sostanza e coerenza alla lotta contro l’omologazione, non dovremmo omologarci per farlo… non trovi?
Nascere è il primo atto di omologazione totale! È paradossale ma anche quello avviene in maniera del tutto gratuita. Due individui si incontrano, decidono di copulare ed eccoti immerso, senza volerlo, nella prima play List della tua vita. Magari ti fa schifo, magari ti piace, chi se ne frega, passerai il resto della tua esistenza in una o più liste illudendoti di poter switchare a tuo piacimento. Nel primo disco la parola d’ordine di ogni recensione era: “fuori dagli schemi”! Lo ammetto, “fuori dagli schemi” è solo una frase; “facente parte dell’indifferenziata” è un dato oggettivo!
E qui ti voglio. Sappi che nessuno mi ha soddisfatto nelle risposte in quasi due anni di questa rubrica. SPOTIFY: di nuovo caro Frank Bramato, parli tanto di omologazione e poi come tutti finisci dentro Spotify. Ma la domanda principale è: lotta contro l’omologazione, contro le abitudini, contro la società dei consumi e poi tu come tutti siete i primi che di tasca loro fanno finire il frutto di un lavoro dentro contenitore che rendono gratis tutto quel che hai fatto. E tutto questo perché? Per esserci come gli altri? Poi cinguettiamo anche di come la musica non sia più un lavoro e di come i dischi non si vendano… come ne esci da questa enorme contraddizione?
Cosa vuoi che ti dica? Spotify si? Spotify no? È utile? È inutile? Con la società? Contro la società?
Lanciamo un’invettiva ai danni del sistema capitalista? Vogliamo davvero continuare a spendere altri soldi in psicoterapia spicciola per cercare di arrivare a una soluzione che non esiste? Devo continuare ad interpretare il ruolo di antieroe che cerca di cambiare il mondo attraverso il suo modo di fare “sopra le righe”? Questa merda appartiene alla Marvel, a Disney Corporation, alla Paramount, a tutto quello che ci hanno inculcato e dal quale non si può uscire se non con una convinta e sana ritirata sulla cima di una montagna a meditar su sto c…. Chi nega il progresso è uno stupido, col progresso (questo) siamo tutti più stupidi. Del resto mi auguro solo di morire in pace…ma è difficile, dalle mie parti non ci sono neanche montagne!
Chiudiamo come sempre abbassando l’ascia di guerra. Anzi grazie per aver partecipato. Quanta America dentro questo disco. Sai come l’ho letta? Come la nostalgica visione di una terra promessa, dei tempi in cui avevamo davvero (o almeno così sembrava) il polso sulle nostre scelte… avevamo i miti e le terre promesse… che ne pensi?
Si, l’America come esempio classico di una società occidentale che poteva ma ha fallito. La mia, anzi la nostra, insieme a Luca nutricati, un altro pazzo affine al mio modo di impazzire, col quale ho prodotto il disco, è semplicemente un’azione nostalgica fatta con tutto quello che è il rumore (insieme a molti altri dello stesso periodo) più vicino alle nostre corde. Chiuderei facendoti i complimenti per le domande, e sarebbero complimenti sinceri, ma così facendo incrementeremmo un sistema che… ecc ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. a proposito: (leggi con il piglio del conduttore radiofonico medio) ASCOLTA IL MIO ULTIMO DISCO “SUONI CRUDI” SU SPOTIFY!!!