Roccia Ruvida: Cris Tyler

Certamente le linee guida sono quelle di sempre, quelle di moda, quelle della trap o del rap – chiamiamole come vogliamo tanto l’omologazione impera. Eppure, nonostante il sempre visto e sentito, dentro questi sentieri battuti ci sono persone che hanno una consapevolezza matura e ben formata. È il caso di Cris Tyler che torna in scena dopo 10 anni circa con un disco manifesto di se e del proprio vissuto: “Numero 10” suona come ci si aspetti che suoni… eppure, nonostante il mondo badi ai numeri, lo diciamo anche ora: ascoltate il resto senza quel pregiudizio che macchia e confonde.

Ormai il Rap va di moda… ormai tutti fanno rap. E la radice di strada, la dannazione quasi blues, il precariato di vita? Le abbiamo dimentica tra le storie di Tik Tok? Si ormai il Rap, o Trap, chiamiamola come vogliamo, va di moda soprattutto tra i giovani. Personalmente sono uno che proprio si scorda di usare i social, e negli ultimi anni questo è un male perché tutto gira intorno post & stories. La mia esperienza di vita (e mi viene da dire: “Per fortuna!”) non viene dalla vita di strada che spesso viene raccontata nei testi di questo genere. Io parlo di tutt’altro, di ciò che ha caratterizzato il mio modo di essere e cerco di portare all’ascoltatore la versione più vera di me senza strumentalizzarla ( può piacere o non piacere).

Musica lasciata in sospeso tanto a lungo. La domanda vera è: perché tornare a farla? Sono tornato a fare musica quasi per caso. Un giorno, dopo tanti anni lontano dai testi, mi sono messo a scrivere un brano dedicato ad un caro parente che era da poco scomparso durante la pandemia e da quel giorno mi si è riaccesa la vena creativa e ho deciso di comporre un nuovo album di brani inediti (tra cui il pezzo che mi ha fatto tornare a scrivere, che si trova nel disco, titolo “Indelebile”).

Fare musica per passione ma poi impegnarsi ad apparire… il mestiere si confonde con il piacere. Significa che se va bene è stato un bel lavoro e che se va male tanto volevamo solo divertirsi? È inutile negare che se il proprio lavoro finisce male, nel profondo ci si sente insoddisfatti del risultato e non ha alcun senso “nascondersi” dietro un: “Ma si, tanto l’ho fatto solo per divertimento”. O per lo meno, io non sono fatto così, preferisco ammettere la mia insoddisfazione. Però è anche vero che già chiudere un progetto e renderlo udibile a tutti è già un piccolo grande traguardo personale.

Che poi non riesco a capire una cosa: parliamo tanto di personalità ma poi alla fine tutti i rapper si muovono tutti allo stesso modo. Una contraddizione o sbaglio? Si è vero, molti artisti utilizzano le stesse parole (c’è però anche chi è più intelligente e inventa nuovi slang) e le stesse movenze. La cosa più complessa, infatti, in questo periodo musicale, è diversificarsi dalla massa ed essere unico in qualcosa, e non è affatto semplice.

E come sempre chiudiamo abbassando l’ascia di guerra. Grazie per essere stato al gioco. Insomma questo disco segna un ritorno e da un ritorno ci chiediamo sempre quale scenario ha ritrovato tornando. 10 anni fa l’Italia e la musica (non solo il rap) erano di ben altra natura. Oggi invece cosa vedi attorno? Hai trovato quel che ti aspettavi? Dopo 10 anni di inattività mi sono trovato catapultato in un mondo musicale completamente diverso da quello che avevo lasciato. Infatti mi sembrano passati 50 anni, non 10. A me sembra che ormai contano più numeri che tutti possono visualizzare sui digital stores (ascolti) e sui social network (numero di seguaci, interazioni etc), piuttosto che i contenuti che l’artista propone.Il Rap si è solo uniformato a tutti gli altri generi, ormai conta solo fare la hit e generare numeri su numeri, poi fa niente andando a leggere bene i testi di queste canzoni troviamo solo baggianate senza senso o, ancora peggio, incitazioni alla malavita.

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