Mancino: il tempo nuovo delle cose che amavo
È bello questo nuovo disco di Mancino, pulito, semplice, pop dal suono sicuro e deciso. Il cantautore partenopeo torna con un lavoro di inediti dal titolo “L’allergia alle cose che ho amato” uscito per Disordine Dischi. Si toccano con mano quelle visioni romantiche che ci rimandano al modo napoletano di guardare alla vita. E poi si va a largo… con liriche quotidiane e scrittura acustiche decisamente valide. Tanta personalità nel breve volgere della semplicità.
Acustico o prodotto magari con suoni anche digitali? La tua vera dimensione?
Vesto le canzoni con molta libertà, sicuramente la mia dimensione di partenza è il mondo acustico. In questo disco non ho trovato l’esigenza compositiva di raccontare con suoni distanti da questo. Sono ancora analogico nonostante i miei 26 anni ed una generazione sempre più digitale. Capire che sound si vuole avere è uno dei lavori più grandi e interessanti per un disco,creare una riconoscibilità attraverso un sound non è facile. Io parto dal mondo acustico ma vorrei arrivare a farmi contaminare da ogni dimensione sonora, chissà il prossimo lavoro potrebbe essere l’opposto di quest’ultimo.
Nel disco alla fine ti lasci andare al dialetto campano… napoletano… cercavi di evitarlo?
Non lo evito, è una scelta artistica quella di inserire “Sciulea” alla fine della tracklist . Il lasciar scivolare inesorabile un amore,un cuore verso l’infinito e non verso una fine. Infondo penso sia uno dei compiti della musica,portarci oltre,anche oltre le lingue poi.
E in generale che rapporto hai con il dialetto?
lo parlo e penso ogni minuto in Napoletano, anche se sono della provincia, esattamente dei Campi Flegrei,sono un cantautore Flegreo e ci sono sonorità differenti,addirittura parole che nel napoletano classico non ci sono,ma la lingua è in continua evoluzione. Nonostante ciò scrivo poco in dialetto ho constatato che lo faccio nei momenti più difficili della mia vita, è come togliere un filtro,mi sento più diretto, ancor più vero.
Hai un suono e un modo che durante l’ascolto pensavo: secondo me arriverà Gnut a fare una compassata… ci hai mai pensato?
Ho avuto il piacere di aprire un paio di concerti di Gnut oltre ad averlo ascoltato innumerevoli volte,e trovo il suo cantautorato e la sua poetica sicuramente un punto di riferimento importante per me. Al sound di questo brano oltre a me ci ha lavorato il polistrumentista Bruno Tomasello che ha scardinato a mio avviso certi ritorni storici di una canzone classica napoletana andando su altri lidi e questa cosa mi piaceva.
I riferimenti di questa canzone sono vari,da Tom Waits a John Frusciante a Emma Peters,ma anche Murolo, Avitabile,Rosa Balistreri ch’è Siciliana,insomma di certo non volevo nascondere il Sud ma nemmeno farne una cartolina.
Nota curiosa: “Menomale”… hai mai sentito “Meno Male” di Piermattei?
Purtroppo non ho mai ascoltato questa canzone, lo farò subito dopo questa intervista ma esistono tante altre canzoni con questo titolo o che contengono temi simili, ognuno poi ha il suo modo di raccontare.
Io cerco d’esprimere il concetto d’importanza di chi c’è accanto, di chi ci allevia il dolore e ce lo sottrae semplicemente perché ci vuole bene.
È una cosa banale mi dirai, ma che trovo potente nel momento in cui noto che è più facile dare per scontato la vicinanza di qualcuno che l’importanza che essa ha per noi.
Perché si è allergici al passato delle cose che si amano?
Inevitabilmente nella vita si va avanti, trascinando con noi tante esperienze e persone. Interiorizziamo e andiamo avanti. Ma alcune di queste cose ci toccano talmente tanto che dobbiamo allontanarci, attivare un meccanismo di difesa come un antistaminico per l’allergia. Possiamo essere allergici ai fiori anche se li amiamo. Nella vita un antistaminico non c’è,e spesso scegliamo la via più facile che è allontanarsi. Essere allergici alle cose che si amato però non vuole dire odiare ciò che si amato,ma aver vissuto tanto quell’amore, quell’esperienza, tanto da dover ad un certo prendere una decisione, perché è inevitabile ciò che si avvicina troppo a noi ci toccherà facendovi capire cose. Nel bene e nel male.
E noi possiamo decidere come lenire il nostro animo,se andando via,o sapendoci convivere, perché ripeto, essere allergici metaforicamente alle cose che si è amato non è odio.
E perché il mare ovunque? Ho come l’impressione che significhi anche rinnegare origini e punti di partenza…
Il mare è casa mia, vivo a pochissimi metri dal mare. Non posso che amarlo. Tante idee che ho messo nel disco sono venute fuori guardandolo, passeggiandoci vicino. Il videoclip di “Una verità” che ha anticipato l’uscita del disco è stato girato esattamente sotto casa mia ,nel porto,proprio per far capire l’importanza da dove vengo. Rinnego un po’ il lavoro sul mare, poiché gran parte della mia famiglia ha lavorato e lavora nel campo marittimo e forse avrebbero preferito che io prendessi una strada più simile a quella piuttosto che la musica. Corsi e ricorsi storici, è un classico della cultura Italiana il “prendi l’arte e mettila da parte”. Quindi,dei rinnegamenti ci sono,ma mi piaceva far sentire il mare perché io scelto di lasciarmi ispirare da lui piuttosto che navigarci, perché ce l’ho costantemente negli occhi.