Life in the Woods: il rock… quello vero.
È un esordio… ma ha la pelle dura di dischi navigati. È un esordio di questo futuro delle macchine a firma di ragazzi di questo tempo… eppure sembra provenire dalle pagine ormai antiche di generazioni che hanno segnato stili e mode consegnate poi ai libri di storia. Si, forse sto un poco esagerando, ma il primo impatto con la potenza sonora di “Looking for Gold” mi ha lasciato questo effetto: sono i romani Life in the Woods, trio romano che stiamo conoscendo oggi grazie a questo vinile che porta anche la firma in copertina di un grande come Mark Kostabi, quello dei dischi dei Guns tanto per capirci. Insomma, Maneskin e mode mercantili a parte, fermatevi e fate girare questo disco di rock… quello vero.
Lasciatemi partire da “Fistful Of Stones”. Perché? Beh perché ho trovato le radici di Jeff Buckley. Non so quanto possa essere fuori pista ma ecco trovo che quella dimensione, per la vocalità di Logan, sia davvero una celebrazione. Cosa ne pensate col senno di poi?
Non sei affatto fuori pista. Jeff Buckley è una pietra miliare attorno alla quale la maggior parte delle band del genere e non ruotano. Però in “Fistful Of Stones” crediamo ci siano un sacco di influenze anni 90, non solo Buckley. Ovviamente non ci siamo messi a tavolino a voler scrivere una canzone in stile anni 90, è stato piuttosto un processo spontaneo che ha portato al convogliarsi di tutte quelle influenze, che possono essere i Soundgarden come gli Alice In Chains, in “Fistful Of Stones”.
Come dentro “Hey Blue” c’è lo spettro di Nick Drake. Etichette a parte, penso che nei momenti più sospesi sia più apprezzabile un controllo e un potere di sintesi davvero interessanti. Cosa ne pensate?
Hai ragione, essere appesi nell’aria richiede leggerezza ed essenzialità.
Quanto avete prodotto live in studio? Quanto avete scritto anzitempo, quanto editing c’è? Le voci sicuramente penso… quante linee di chitarre?
80 % suonato live in studio, 19,8 % sovrainciso e 0,2 % editato. La voce non è stata editata. La maggior parte delle canzoni erano già composte e semi arrangiate da prima che entrassimo in studio. Con l’unica eccezione di “When The Dawn”, che è stata interamente arrangiata il giorno stesso della registrazione.
Se “Manifesto” chiude in delirio del viaggio onirico di questo disco, se da sogno si sprofonda all’inferno, dunque non avete trovato la tanta agognata ricchezza?
Bellissima osservazione, non ci avevamo proprio pensato. Beh, sentire di aver trovato l’oro al primo disco è forse pretenzioso, infatti lo stiamo ancora cercando e chissà se mai lo troveremo. Intanto però continuiamo a lavorare.
“Last Man Standing”: mi piace particolarmente. La sua evoluzione molto “Lynkyn Skynyrd” con le dovute virgolette. Di cosa parla il brano? Un ultimo uomo sopravvissuto all’apocalisse?
“Last Man Standing” parla di solitudine, estremizzando nel testo l’ambientazione e le gesta di chi ne è “vittima”.
E invece ho gradito di meno “Mad Driver”. Per il mio ascolto risulta un vero “fuori pista” anche dal punto di vista sonoro (forse meno di quel che sembra in realtà). Scusate la domanda provocatoria: sembra più una dimostrazione di forza che di arte. Cosa ne pensate?
“Mad Driver” è in realtà la primissima canzone scritta insieme, e quindi sicuramente un po’ di sana strafottenza adolescenziale. Proprio per questo è entrata nel disco, perché a un certo punto serviva una sferzata del genere. È tutta salute.
Disco che troviamo in vinile. Sono questa è la sua dimensione fisica? Nel vinile ci sono tutti i pezzi che troviamo in rete oppure è una release che ci regala sorprese?
Nel vinile si trova esattamente ciò che c’è nel CD o in streaming, anche se sarebbe stato divertente giocare un po’ con il formato LP inserendo qualche chicca. Magari al prossimo.
L’America è vicina? Cosa bolle in pentola…?
L’America è vicina ma prima in linea d’aria ci sono Spagna, Portogallo e l’Oceano Atlantico. Lavoriamo per avere presto abbastanza carburante per fare la traversata.