Intervista – Nomera

In occasione dell’uscita del loro ultimo disco, “Atti Osceni”, abbiamo deciso di fare qualche domanda alla band di Carrara Nomera. Buona lettura!

Nomera, dietro il vostro nome sembrano celarsi riferimenti multipli: anche il titolo del vostro disco, “Atti osceni”, alimenta il fascino di un progetto che quanto meno possiede una bella abilità nello scegliere nomi di canzoni e band. Vi va di spiegarci un po’ meglio entrambe le scelte? Da dove derivano? 

Per quello che riguarda il nome della band ci sono tante storie dietro: c’è chi pensa che derivi da vette nepalesi, chi pensa che abbia origine russa e chi sostiene che sia l’eredità lasciata da dei Nomera già esistenti nel passato.

I titoli delle canzoni nascono da soli, risentono molto delle influenze che ci pervadono in un determinato periodo della nostra vita, non sono decisi a tavolino.

Ma come nascono i Nomera? Quali sono le radici della vostra band?

Il progetto Nomera nasce, come accade spesso, tra i banchi di scuola dove un gruppo di ragazzi con la passione per la musica decide di unirsi per provare a dire qualcosa di nuovo. E’ l’esigenza espressiva di chi vuole dare voce a qualcosa che ha dentro che ci muove costantemente, nonostante le difficoltà che ci sono per le band emergenti.

Crescete e vivete a Carrara, nella provincia toscana. L’indie di oggi ha rivalutato la vita di provincia, rendondola quasi più “romantica” di quella metropolitana. Voi alla vostra città avete dedicato un brano che non usa parole “gentili” per raccontare come la vivete. Insomma, i vostri natali sono spinta o freno?

La provincia ha i suoi pro ed i suoi contro. Chiaramente siamo molto legati a Carrara, è casa nostra e sempre lo sarà, tuttavia sentivamo l’esigenza criticare anche ciò che opprime l’espressione dell’arte nella nostra provincia: la difficoltà nel trovare spazi e possibilità per mettersi in gioco, il conflitto latente che c’è tra artisti e le difficoltà nell’uscire dal proprio territorio.

Ci ha colpito anche “Arida”, brano che fonde insieme sonorità più autorali ad armonie che ricordano gli anni Sessanta e il Brit-rock. Buona occasione, questa, per parlare delle vostre principali influenze musicali!

Arida è sicuramente uno dei nostri brani più riusciti, ci è piaciuto molto giocare con questa figura inesistente che racchiude una pluralità d’individui contro i quali ci siamo scagliati senza pietà.

Le influenze musicali sono infinite: dai Beatles agli Oasis, dai Led Zeppelin ai Pink Floyd. In territorio italiano possiamo citare sicuramente gli Zen Circus, Motta, Giorgio Canali e tutto il classico cantautorato italiano.

All’interno del disco, si cela anche un trittico particolare, che invece pare essere ispirato agli scritti di Kerouac… Come mai questa scelta?

Nessuna presunzione o incauto paragone. Il trittico iniziale banalmente utilizza, rielaborando in chiave moderna, un arco narrativo auto conclusivo per raccontare delle esperienze personali attraverso quello che potrebbe essere gioco di luci e ombre, di vissuto e di immaginario. 

Anche “Woodstock” certifica la vostra ossessione per gli anni Sessanta/Settanta. Eppure le sonorità del disco ricordano molto gli Ottanta. Come collocate la vostra musica nel panorama nazionale?

Sinceramente non ci siamo mai chiesti come collochiamo la nostra musica, anche perché non saprei collocare neppure me stesso nel mondo, figuriamoci un prodotto astratto della nostra mente. Per quanto riguarda le influenze certamente ha avuto un ruolo fondamentale la produzione di Altrove, che ha influito non poco nelle sonorità del disco, aggiungendo sinth e tastiere, cose che durante le performance live non ci appartengono, contribuendo a creare questa fusione di influenze tra anni sessanta, settanta e ottanta ma con la volontà di creare un album che suonasse comunque fresco ed immediato. 

A questo punto non resta che attendere l’estate per sentirvi dal vivo. Avete già qualche data in previsione?

Niente di serio ancora in agenda ma ci stiamo adoperando per portare gli ATTI OSCENI il più in giro possibile, sempre e comunque lontano da scuole, chiese ed uffici pubblici. 

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