Interview: Wearesynthetic
di Giulio Sacchi
Saltiamo la “solita” domanda sul perché del vostro nome, ma non potete evitarvi questo quesito Marzulliano: vi sentite più sintetici o più eticamente synth?
Possiamo dire in buona misura 50/50. “Less is more”, nel nostro caso diventa “less is synth”.
Avete un sound particolare, apparentemente semplice, ma in realtà stratificato, elettronico ma anche molto “suonato”. Inoltre, ascoltando la vostra musica, è impossibile non pensare anche a scene e a contesti del passato. Secondo voi quali sono quegli aspetti degli anni Ottanta che più servirebbero alla musica di oggi?
La scena musicale degli anni ’80, nell’immaginario di molti, è vista ancora come superficiale e leggera. In realtà si sono gettate le basi per alcune innovazioni stilistiche e tecniche davvero importanti. C’era molta qualità nella scrittura di quel periodo, pensiamo ad esempio a Moroder, Talking Heads, Bowie, Talk Talk e l’elenco sarebbe interminabile. Un aspetto importante che abbiamo a cuore nei nostri brani è l’immediatezza delle linee vocali. Ecco in quel periodo c’era una grande ricerca del groove anche nella voce, ad esempio in brani come Empire State Human degli Human League. Se dovessimo scegliere un aspetto degli ’80 da riattualizzare potrebbe essere proprio “l’appiccicosità” della voce, cosa che ad esempio fanno perfettamente gli Hot Chip e Fujiya & Miyagi.
E quelli anni Novanta?
Gli anni ’90, al contrario del decennio precedente, musicalmente non sono invecchiati benissimo. Ma a pensarci bene c’è un aspetto che da quegli anni è arrivato fino ai giorni nostri. L’approccio lo-fi che ti permetteva di creare qualcosa di fantastico e spontaneo con pochi mezzi. Ad esempio i gruppi della scena di Bristol registravano cose impensabili con semplici 4 piste. Con le dovute proporzioni è quello che avviene anche oggi. Scheda audio, un laptop, 2 casse neutre e chiunque abbia idee valide è in grado di produrre in casa dischi di qualità.
Il vostro Ep si chiama “Ready For Porn”. Titolo curioso. Ci raccontate la genesi che vi ha portato a dare questo nome al vostro lavoro?
Avevamo in ballo 3-4 titoli, tutti in qualche modo collegati ai singoli o ai personaggi di cui si parla nei testi. Alla fine invece abbiamo optato per un titolo aperto, interpretabile. Essere pronti per il porno è una metafora che può significare tante cose. Una di queste è ad esempio il mettersi in gioco, o più materialmente mettersi a nudo. In più si sposava bene con lo spirito leggero di questi brani.

Quanto influisce la scelta della strumentazione nella produzione dei vostri brani?
Sarebbe sciocco dire che non influisce. Ma ancora più stupido è pensare che sia la cosa fondamentale. Certamente le giuste librerie di drum Korg o Novation aiutano. Ma quando al brano manca il tiro giusto non c’è strumentazione che possa fare miracoli.
Voi siete sardi. Vivere su un’isola può essere un limite per un progetto musicale come il vostro?
Quando si ambisce a crescere ampliando il proprio raggio d’azione, ci si scontra con l’insularità. La voglia di fare live fuori dalla Sardegna è ostacolata da tariffe aeree non sempre economiche, orari e coincidenze non proprio comode. Questo comporta tempi più lunghi a discapito della propria occupazione principale oppure rinunce. I rimborsi spese raramente coprono per intero le trasferte oltremare, almeno per band piccole come la nostra. Alla fine se vuoi provare a vivere di musica devi spostarti a Milano, Roma, o altre città del centro-nord. Iosonouncane, che ha costruito la carriera nel suo periodo bolognese, ne è l’esempio.
In un periodo storico come questo, la vostra musica è una ventata di aria fresca che riporta immediatamente a quelle situazioni che purtroppo da un po’ di tempo non viviamo più. Quanto è difficile oggi scrivere musica electro-pop “presa bene” come la vostra?
Eheheheh abbiamo pensato a lungo di convertirci in cover band “presa male” pur di riprendere a suonare (scherziamo). Di certo l’electro-pop da struscio non è stato esattamente il genere musicale più adatto ai club con piccole capienze. Per rispondere alla domanda possiamo dire che su queste sonorità giochiamo abbastanza in casa e dopo 8 anni ci viene naturale comporre brani leggeri, anche se l’universo sembrava incoraggiarci a fare black metal. Ascoltiamo principalmente musica elettronica o post-punk con una forte componente ritmica. Alla luce dei nostri ascolti difficilmente potremmo produrre musica per film di Lars Von Trier.
In attesa dei live, avete nuovo materiale in cantiere?
Si, abbiamo già nuovi brani su cui stiamo lavorando, alcuni sono addirittura già entrati in scaletta live. A dirla tutta non abbiamo mai smesso di comporre cose nuove. Gero è una macchina da guerra e non c’è volta che non porti nuove sequenze elettroniche su cui lavorare. Dopo 2 EP il prossimo lavoro sarà un intero album sulla lunga distanza. Ma senza fretta, perchè ora abbiamo una gran voglia di calcare palchi e suonare ovunque il