Interview – Trespasser

Trespasser è il progetto di Yuro Chain, artista italiano, da anni a Berlino. Esce questo giugno 2016 il suo disco di debutto (Vagueness Records). Noi di Indie – Roccia lo abbiamo ascoltato e recensito, ed essendone rimasti particolarmente colpiti, abbiamo voluto scoprire di più di questo suo progetto. Ecco cosa ci siamo detti in questa interessante chiacchierata via e-mail.

La domanda può sembrare banale, ma credo sia utile per conoscerti meglio: come è nato il progetto Trespasser?

 È l’ennesimo cambiamento di nome, avvenuto l’anno scorso, che ho dato alla mia urgenza di fare qualcosa con la musica da qualche anno a questa parte, ma sono abbastanza positivo che questo nome rimarrà invariato per un bel pò.

 Il fatto di abitare a Berlino, città da sempre ricca di stimoli dal punto di vista musicale, ti ha influenzato? Se sì, in che modo?

  Assolutamente sì. In genere credo di aver sempre avuto una sensibilità diversa da quella media italiana, anche nell’ambito underground. Pur avendo abitato in città più aperte come Roma e Bologna, mi son sempre sentito come un pesce fuor d’acqua, ho sempre portato con me un inspiegabile senso di frustrazione e insoddisfazione a livello estetico, culturale e di attitudine, cosa che invece a Berlino é sparita sin quasi dal primo giorno in cui ho messo piede. Lì mi accade spesso di ascoltare e apprezzare selezioni di musica anche in generi che normalmente non seguo, e la qualità é alta anche in eventi economicamente e socialmente accessibili, cosa che in Italia é spesso relegata a eventi estremamente costosi, con in piú spesso la piaga di pretenziositá e/o tamarraggine  a far da padrone.

 Credi che sarebbe mai nato il progetto Trespasser se fossi rimasto in Italia? O lo stesso avrebbe assunto connotazioni diverse?

Non saprei dirti, prima di Trespasser producevo giá, ma nella situazione descritta sopra é sempre stato piú frustrante che soddisfacente dopo l’entusiasmo iniziale.

 Dietro il progetto Trespasser c’è Yuro Chain, musicista che al contempo lavora nel campo delle arti audio visive. Esiste un collegamento tra queste due forme d’arte nella tua musica? Se si, in che modo?

 Fare fotografia o grafica con Kongregant Studio sono esperienze e potenzialitá di esplorazione ed espressione diverse ma in qualche modo molti lavori, in origine slegati dal concetto Trespasser, sono finiti per rientrare nel lato visuale del progetto quando é stato il momento di sviluppare artwork e video.

I pezzi che compongono il disco sono abbastanza diversi, anche se uniti tra di loro da un’aurea cupa. Risulta difficile ricondurre la tua musica in un genere musicale ben preciso, proprio perché ho potuto notare contaminazioni diverse. Vuoi dirci qualcosa di più al riguardo?

 Questo é un bel complimento, perché era proprio l’intento iniziale, ed é uno dei motivi per cui ho deciso di chiamare sia la band che l’album ‘Trespasser’. Non sono mai stato interessato ai generi e a rientrare in essi, anche se ovviamente ho le preferenze, le nicchie e le influenze in cui inevitabilmente mi rispecchio. Sono sempre stato interessato a chi spontaneamente e implicitamente trasmette un feeling, un concetto, una visione, una condizione, un desiderio di originalità piuttosto che l’esecuzione di qualcosa piú o meno standardizzato – quando sento gente descrivere quello che hanno intenzione di fare con un genere perdo interesse tempo zero, é giá tutto cosí prevedibile.

 Ascoltando i diversi brani ho notato che c’è una maggiore cura della parte musicale rispetto a quella relativa ai testi, i quali passano in secondo piano. E, in effetti, l’ascoltatore è portato a farsi travolgere dalla musica piuttosto che prestare attenzione alle parole…

Non ci sono testi. Nonostante il mio inglese sia piuttosto buono, non sono madrelingua e non pronunceró né scriveró mai come tale. Il 95% della musica che ascolto é anglofona (quando ci sono le vocals) ma il 90% dei testi era ed é per me tuttora oscuro – questo non mi impedisce di apprezzare ció che mi piace e mi cattura al 110% e non ho dubbi di non essere l’unico. Il mio é un inglese espressionista, futurista, e scoprire che tale formula ha funzionato meglio che altrove in un live a Manchester é stato il via libera definitivo. Sento che comunque arriverà il giorno di esplorare a fondo il mondo dei testi.

Rispetto alla  dimensione live, in occasione di questi collaborano con te August Skipper (ASCETIC) e Roma Fonschechtel (Knigi). Per quale motivo la scelta è ricaduta su di loro? E’ stata una scelta precisa o frutto del caso? E il fatto che non abbiano preso parte all’ideazione e realizzazione del disco incide in qualche modo sulla resa dei live?

 Roma me lo sono trovato che provava con un altro progetto nella sala prove dell’atelier in Kreuzberg in cui vivevo, mi interessava quello che sentivo da fuori, sono entrato con la scusa di prendere un cavo e mi sono trovato questo spilungone rasato, emaciato, occhiali, sigaretta in bocca e cosa importante sample pre-registrati mandati ed effettati dal vivo – é stato immediato, ho pensato “é lui!”. August lo conosco tramite una ragazza che abbiamo entrambi frequentato e dal calcare la stessa scena, siamo diventati ammiratori l’uno della musica dell’altro, una volta mi disse che andava cercando altre band in cui suonare il basso: non mi sono lasciato sfuggire l’occasione. Al momento credo di lasciare la collaborazione con loro ai soli live anche perché sono entrambi coinvolti full-on nei loro progetti..ma ‘tutto é divenire’.

Hai in programma tappe in Italia?

Niente di fissato al momento, ma la macchina delle proposte si rimetterà in moto molto presto per  arrangiare qualcosa dall’autunno a venire. Per chiunque fosse interessato ad averci nella loro zona: contatti e social sono su www.trespasser.co , don’t be shy.

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