Trespasser – Trespasser
Genere: post punk, dark wave, post industrial, techno ambient.
Protagonisti: Yuro Chain (voce, chitarra, synth).
Segni particolari: E’ fatto noto e notorio: la scena berlinese è da sempre all’avanguardia sul fronte del genere elettronica, industrial, post punk, wave. Evidentemente anche Yuro Chain, mente e cuore del progetto Trespasser, deve aver subito influenze importanti durante questi anni nella capitale tedesca. Trespasser è l’omonomo disco di debutto dell’artista italiano residente a Berlino, ed esce per l’etichetta spagnola Vagueness Records. Nei live, partecipano anche August Skipper (ASCETIC) e Roma Fonschechtel (Knigi). Produzione e missaggio sono curati dello stesso Yuro Chain, mentre il mastering è opera di Giuseppe Taibi (Two moons, European Ghost) presso gli A_SandA Studio di Bologna.
Ingredienti: Il viaggio in cui si viene accompagnati in Trespasser è analogo ad un turbine di suoni e parole; queste ultime confuse e prive di una loro razionale logica. Sotto questo profilo, è evidente che ci sia una maggiore cura della parte musicale rispetto a quella lirica. Yuro Chain si definisce “architetto del suono” e non possiamo contraddirlo. Le otto tracce di cui si compone il disco risultano estremamente varie per geometrie e strutture, muovendosi tra post punk e dark wave, industrial e techno ambient, e ad unire il tutto c’è sempre un’aura cupa. E così Rape City Blues guarda a Trent Renznor e ai Nine Inch Nails; in Mercs troviamo una cassa industriale e campionamenti di suoni di armi ripetuti e sovrapposti, ritmi tribali e cori epici; Bury me sono più di otto minuti di pura follia digitale; Downgrade, brano di chiusura del disco, ricorda il reverendo Manson (quello della trilogia – Antichrist superstar, Mechanical Animals e Holy wood, per intenderci).
Densità di qualità: Yuro Chain compie una personale esplorazione di territori sonori sconosciuti, sperimentando nuove soluzioni all’interno di un’ambiente già percorso da altri. Il risultato di questa ricerca è sorprendente e assolutamente non banale. Un ottimo disco d’esordio, che dimostra un altissima capacità creativa e compositiva. Trespasser si caratterizza per un’architettura sonora articolata, basata su consistenti fondamenta digitali e da sovrastrutture di ritmi sincopati ed ipnotici, in grado di catturare l’ascoltatore dall’inizio alla fine. Scenari cyberpunk ed immagini distopiche di un pianeta futuristico abitato da essere ibridi per metà uomo e per metà macchina. Trespasser si presenta così: gelido, pallido e sintetico, ma al contempo in grado di suscitare un freddo tepore. Rapisce, traccia dopo traccia, risultando profondamente viscerale, energico, proprio a causa dell’ampia varietà sonora e alla sezione vocale che non appare mai monolitica (contrariamente a quanto spesso accade). Se il post punk è destinato ad evolversi in queste direzioni, ne siamo ben contenti.
Velocità: un viaggio di andata e ritorno in un mondo avveniristico e surreale, a velocità sostenuta.
La dichiarazione: “Eri dormiente, sognante. Occhi chiusi, pulsanti di attività invertita, orecchie spalancate, vulnerabile come sempre. All’improvviso ti alzi con uno spasmo nell’oscurità – i tuoi occhi aperti, concentrati su cifre fluorescenti dalla macchina del risveglio, Qualcosa è cambiato, una sequenza di suoni, smorzati, senza parole, dalla profondità della camera della gola.” (dal comunicato stampa, 2016)