Interview: A Toys Orchestra (per Indie Pride 2016)
Manca ormai poco all’edizione 2016 di Indie Pride, in programma sabato 22 al TPO di Bologna. Si comincia alle 20.30 e la lineup è composta da Nada + A Toys Orchestra – Giorgieness – Fabiano Erio Franovich – La Rappresentante di Lista. Incursioni letterarie di Pierpaolo Capovilla, Garrincha Soundsystem djset (KEATON + TEPPA BROS.), conducono Mc Nilll e Honeybird. Per entrare meglio nel clima dell’evento, abbiamo mandato alcune domande via mail a uno dei gruppi più attesi, ovvero gli A Toys Orchestra. Qui sotto le risposte a cura di Enzo Moretto.
Butterfly Effect è uscito ormai da quasi due anni. Cosa vi viene in mente ora ripensando al percorso che ha portato alla realizzazione del disco e al suo “ciclo di vita”, tour compreso? Vi avevo visti live al Circolone di Legnano e sembravate particolarmente carichi e convinti della bontà di questo disco.
Mi piace suddividere i periodi della mia vita in dischi. E l’era Butterfly Effect è stata un’era molto densa e variegata. In poco più dei due anni che sono intercorsi dalla realizzazione al tour sono accadute tantissime cose che hanno arricchito il nostro bagaglio di esperienze. Trovo che il lato bello di questo lavoro sia proprio l’imprevedibilità. Quel fattore che ti costringe a rimanere sempre sul pezzo e a dare il massimo perché nulla è scontato e ogni traguardo va raggiunto e difeso con i denti dando sempre il massimo. Il non sentirsi mai arrivati. Butterfly Effect oltre ai risultati ottenuti in patria, di cui siamo orgogliosi e felicissimi, ci ha fatto anche guadagnare un passo importante fuori dai confini. Dalle registrazioni in quel di Berlino dove ci siamo soffermati per ben due mesi, cosa che ci ha consentito di stringere nuovi contatti e amicizie, fino a un lungo tour nelle maggiori capitali europee dove ci siamo rapportati con un pubblico nuovo e un modo diverso di vivere il live. Tutte cose che ti costringono a tenere l’acceleratore sempre pigiato, ma anche a mantenere una grande umiltà. Aggiungerei però che il buon esito del ciclo vitale di un disco non può basarsi solo su quanto sudore sia stato versato, ma anche e soprattutto sulle gioie che tale ciclo ha prodotto.. E l’era Butterly Effect sarà per sempre per noi indimenticabile.
Pensando alla storia della vostra band, ci sono stati dei cambi di formazione, come credo sia normale, però non è mai venuto meno un nucleo storico di musicisti e persone, sempre presente in tutto l’ampio periodo di esistenza dei Toys. Vi chiedo di dirmi qualcosa sull’importanza di questo nucleo, che immagino abbia vissuto anche momenti non facili, ma che è ancora qui dopo 18 anni.
Non lo so.. A volte io stesso mi sorprendo nel pensare a con quanta naturalezza abbiamo affrontato miriadi di difficoltà e con quanta audacia e sfrontatezza abbiamo perseguito i nostri obbiettivi. A ben pensarci sembra quasi di aver compiuto tutto ciò senza il minimo sforzo. Le difficoltà o i cambiamenti importanti non ci hanno mai realmente spaventato, anzi li abbiamo sempre interpretati e metabolizzati come un aspetto normale del percorso. Questa forma spontanea di coalizione di fronte agli ostacoli ha cementificato i nostri rapporti ed ha fatto sì che, in maniera quasi inconsapevole, si andasse avanti dritti per la nostra strada. Una strada senza una meta ben definita. Per noi l’importante non è l’arrivo, ma essere in movimento.
Al di là di questo tour con Nada, ho sempre avuto l’impressione che i Toys come band e anche i musicisti singolarmente siano particolarmente aperti a collaborazioni e a lavorare con altri, e trovo che, purtroppo, quest’attitudine sia merce sempre più rara nella scena musicale italiana. Avete anche voi quest’impressione, o in realtà c’è molta più comunanza rispetto a quanto appare da fuori?
Effettivamente esiste una certa ritrosia, anche se poi alla fine per fortuna le collaborazioni tra artisti non sono poi così rare. Personalmente non riesco a vivere questo lavoro in maniera possessiva e/o auto-contemplativa. Non ho mai pensato che fare musica o far parte di una band debba significare rientrare in circuito a numero chiuso. Ho sempre accolto con entusiasmo la possibilità di interagire con altre realtà. Così come nei Toys c’è sempre stata una sedia libera. Anzi, la nostra stessa natura è fondata su questo modo di relazionarsi, e la nostra storia parla chiaro. L’ interscambio, l’empatia.. sono tra gli aspetti più entusiasmanti del fare questo lavoro. E non vedo perché mai dovrei privarmene.
Quando ho saputo del tour con Nada, ho pensato che in fondo avete almeno una cosa in comune con lei, ovvero il non essere mai rimasti fermi su un unico stile durante le rispettive carriere. Vi ritrovate in questa similitudine che mi è venuta in mente?
Assolutamente si. Ed è uno dei motivi per cui questa collaborazione è andata in porto. Con Nada abbiamo un modo molto simile di intendere il nostro lavoro, anche con le ovvie differenze che contraddistinguono i rispettivi progetti. Ed è proprio questo modo comune di interpretare la musica che fa si che tali differenze non diventino un ostacolo, bensì un valore aggiunto al significato intrinseco di collaborazione.
Pensando a quanto vi ho chiesto sopra, immagino che per questi concerti non vi siate fossilizzati su un unico modo di interpretare le canzoni, ma che invece abbiate avuto voglia di cambiare un po’ le carte in tavola nel corso del tour. È così?
Abbiamo reinterpretato il repertorio di Nada a modo nostro. Talvolta calcando un po’ la mano e in altre essendo più aderenti all’originale. Cercando sempre di agire in maniera rispettosa, intelligente e funzionale. Se non ci fosse stato margine di intervenire allora questa collaborazione non avrebbe avuto alcun senso. A fare i turnisti non abbiamo né la capacità né l’ambizione. Ma come ho già detto c’erano tutti i presupposti per mettere in piedi un progetto basato sullo scambio e l’interazione. Nada ci ha voluto proprio per questo.
Parlando dell’Indie Pride, trovo molto azzeccata la frase degli organizzatori che dice “Sono passati 5 anni dalla sua prima edizione, ma nel 2016 c’è ancora bisogno di un evento che parli di lotta all’omofobia e che sensibilizzi su un problema, purtroppo, sempre attuale”, perché dice senza retorica né vittimismo la pura e semplice verità. Vi chiedo se volete aggiungere una vostra riflessione in merito.
Credo ci sia poco da aggiungere, anche perché il rischio di banalizzare un tema così importante è reale. Purtroppo per quanto sia un dato svilente ed anacronistico, l’omofobia è un problema tangibile dei nostri giorni. Un infame paradosso che va combattuto e ostacolato con ogni mezzo.
Perdonate la chiusura scontata, ma ammetto che sono comunque curioso di sapere ciò che sto per chiedervi. Cosa prevede il futuro per voi? State già componendo e/o registrando cose nuove?
Al momento ci sono diverse cose che bollono in pentola. Personalmente sono impegnato nella produzione artistica del disco di una band bolognese. Un lavoro che mi piace e mi coinvolge moltissimo, motivo per cui sarò in studio con loro per qualche tempo. Non posso negare però di aver scritto tanto nuovo materiale per i Toys che non vedo l’ora di testare. Di certo da qui a breve ci riuniremo per cominciare a lavorare a quello che sarà il nuovo disco.