Interview: The Last Confidence
Sette pezzi tutti in italiano, sull’onda dell’indie ma con le chitarre e spiccati influssi del loro (recente) passato punk: così si presenta Dove Sei Ora, il nuovo album dei bergamaschi The Last Confidence. I riff memorabili e le melodie sognanti fanno il paio ai testi “da diario di scuola”, ricchissimi di potenziali frasi a effetto. Ecco cosa ci hanno raccontato i quattro ragazzi di Cortenuova a proposito del disco!
Dove sei ora è il vostro primo album interamente in italiano. Da dove nasce la decisione di abbandonare la lingua inglese?
I fan più attenti sapranno che abbiamo sempre inserito un pezzo o soltanto una frase in italiano nei nostri lavori precedenti. Passare al cantato totalmente in italiano non è stata una decisione presa a puntino, è stato un passaggio del tutto naturale. Sentivamo di esprimere la nostra musica più sinceramente, piuttosto che nasconderci dietro a frasi fatte in inglese.
Che differenza c’è fra il comporre canzoni nella propria lingua rispetto a comporle in inglese? Cambia anche il vostro approccio alla scrittura della musica o solo a livello di testi?
Ci siamo accorti che scrivere in italiano per noi è molto più semplice che scrivere in inglese. La differenza sostanziale sta nel fatto che cantando in inglese puoi dire “stupidate” che se fossero tradotte in italiano non avrebbero molto senso. Le persone abituate ad ascoltare canzoni in italiano solitamente non accettano parole senza significato ed è importante riuscire a trasmettere un messaggio. Per quanto ci riguarda, cerchiamo di comunicare con un linguaggio abbastanza naturale, senza abusare di metafore.
Il vostro sound ha delle tendenze indie ma anche una buona base di punk: credete che la musica italiana possa evolvere verso questa direzione nei prossimi anni o le chitarre continueranno ad avere un ruolo per lo più marginale?
A prescindere da quello che succederà nel futuro, noi continuiamo a fare quello che ci è sempre piaciuto e a crescere parallelamente con la nostra musica. L’utilizzo del computer ha facilitato la scrittura della musica ed è logico che sound pre-prodotti si facciano spazio maggiormente rispetto al suono ricercato col sudore della sala prove.
Qual è l’obiettivo principale che vi ponete con l’uscita di Dove sei ora?
Riuscire ad arrivare a più persone possibile, facendo più live possibile. E questo è anche il motivo per cui suoniamo in una band: il nostro obiettivo è sempre stato lo stesso. Ci siamo resi conto che non ci interessava più essere ascoltati al di fuori dei confini italiani ma volevamo portare la nostra musica nel nostro paese.
Se vi chiedessimo di scegliere una canzone dal disco e raccontarci un aneddoto curioso in merito, quale scegliereste e che cosa ci raccontereste?
Una volta mentre ridevamo e scherzavamo a cena a casa di Hélio, il nostro bassista brasiliano, sua madre ci disse che la scopa-amicizia in Brasile si chiama “amizade colorida”. Questo modo di dire ci sembrava un ottimo spunto musicale e da lì è partito tutto.
Con quale artista italiano vi piacerebbe condividere il palco in questo momento e perché?
Il sogno fin da ragazzino del Cose, il nostro cantante, è aprire a un concerto dei Derozer. Spostandoci più sull’”indie” del giorno d’oggi ci piacerebbe condividere una serata con Generic Animal perché ha il merch dei Title Fight.
Il nuovo disco è appena uscito, ma se doveste pensare a qualche pubblicazione futura pensate di perseguire questo sound o avete in programma qualche altra evoluzione?
Ci stiamo ancora godendo l’uscita, non abbiamo in cantiere nessuna demo. Dove Sei Ora è un disco che rispetto a quelli precedenti ci ha dato molto da fare e sarà sicuramente un’ottima base di partenza per spingerci oltre.