Interview: Riviere
In occasione dell’uscita del suo singolo per Revubs Dischi, abbiamo fatto qualche domanda al cantautore Riviere.
Benvenuto su Indieroccia, Riviere. Prima domanda utile a spaccare il ghiaccio: da dove deriva il tuo nome d’arte?
Ciao! Spacco il ghiaccio rivelandovi che l’episodio che mi ha suggerito il nome d’arte è stata la lettura di una meravigliosa poesia di Montale, celeberrimo poeta ligure, chiamata appunto “Riviere” che è componimento di chiusura della raccolta “Ossi di seppia”. Tutta la raccolta è pervasa dal rapporto ambiguo del poeta con il paesaggio costiero pieno di contraddizioni. In “Riviere” sembra tuttavia esserci una conclusiva identificazione di Montale con quella parte della sua terra. Ha ancora per me aloni di mistero questo componimento ed è forse questa la vera forza della poesia, soprattutto di quella montaliana.
Partiamo da principio. Come ti sei avvicinato alla musica per la prima volta? Raccontaci un po’ del tuo percorso fin qui: dietro la tua canzone d’esordio, si legge una consapevolezza che sembra aver radici lontane.
La Musica (parola che tendo sempre a scrivere con la M maiuscola) è per me una forma magia antichissima e sono onorato di poterla maneggiare; fin da bambino ogni suono mi ha sempre affascinato e portato dolcemente in una dimensione in cui ancora, a volte, faccio fatica a orientarmi. Scrivo canzoni dall’età di 16 anni ma dopo la maturità, vuoi per chissà quale “senso di responsabilità”, ho deciso di iscrivermi a Filosofia. Non lo reputo un errore, perché penso che ogni esperienza serva ad arricchirsi, quanto più un incidente di percorso: dopo un anno e mezzo ero spiritualmente disidratato e, dopo essermi confrontato coi miei genitori, ho trovato al CPM di Milano un porto sicuro in cui pian piano sono stato con cura “annaffiato” dai miei insegnanti, che ringrazio di tutto e saluto con affetto. Ora studio al Conservatorio di Genova e non potrei essere più stimolato e felice.
Se dovessi pensare alla cosa per te più importante, quale sarebbe? Ciò che per te più ha valore.
Sicuramente il riempire la giornata: non riesco a pensare a un giorno in cui non fare nulla escluso la domenica, che per la mia storia familiare ha un valore sacro a cui rimango saldamente affezionato. Lo studio come i lavori in casa o perfino uscire a camminare anche senza una meta precisa sono azioni che riempiono l’anima, che portano via i pensieri e ci fanno bene in generale: ognuno ha le proprie e trovarle è un grosso regalo che possiamo fare a noi stessi.
“Quando parlano di te” è una ballata leggera, con un assetto leggero che si tiene in bilico tra tradizione e modernità. Quali sono le principali influenze del tuo pensiero musicale?
Comincio col dire che il pezzo nasce nel 2016, durante il mio primo anno di università. I miei riferimenti a quel tempo erano Frank Turner e gli Zen Circus, che alternavo ossessivamente durante i lunghi viaggi in bus insieme a spruzzate di Mumford & Sons e l’appena uscito album “Aurora” de I Cani, opera secondo me magistrale su ogni aspetto musicale e testuale. Col tempo e con lo studio le mie influenze si sono aperte a ogni linguaggio, di cui cerco di capire la bellezza e la funzione e non mi stanco mai di ascoltare nuove ondate: la Musica è una sola ed è universale.
Cosa vuol dire essere “supereroi” oggi? Qual è l’ancora di salvataggio da questo inferno dei viventi che ci strapazza da una parte all’altra delle nostre domande?
Bellissima domanda. Essere “supereroi” oggi, per me, significa prendere le proprie passioni, inclinazioni naturali e pensieri e farne cardini della propria forza. Ci ho messo tanto tempo e fatica solo per provarci, probabilmente sarà una prova continua in quanto la vita ci porrà sempre davanti a miriadi di situazioni sconosciute, le quali ci sembreranno scogli enormi ma che sorpasseremo, in un modo o nell’altro. Ci faremo sempre domande: chi si fa domande non è insicuro. Chi si fa domande vuole scoprire il mondo e non si ferma davanti a niente.
Qual è la domanda che Riviere si fa più spesso?
“Ma sono scemo io o è così davvero?” – inserire situazione paradossale.
E ora? Quando ti rivedremo?
I brani che appartengono all’esperienza di scrittura di “Quando parlano di te” verranno pubblicati sicuramente insieme, in base alle idee e le opinioni che io e chi mi segue ci scambiamo quotidianamente. È questione di poco tempo ma ci rivedremo presto. Grazie!