Interview – Primordiale

La storia, la vita personale, le vicende di un’esistenza non sempre facile filtrano tra le canzoni di Primordiale, l’ep che segna l’esordio del rapper genovese Samu L. Anticipato dal video di “Riga Dritto”, il lavoro contiene sei tracce che sono anche sei potenti affermazioni di esistenza e di resistenza. In chiave di conscious rap, ma con stretta parentela con il cantautorato più intelligente e con gli occhi apertissimi sulla realtà circostante.

Primordiale esce per Lilith Label, in collaborazione con Giulio Gaietto che ne ha curato le musiche. Il progetto nasce dalla necessità dell’artista di raccontare il proprio vissuto e la propria storia, per poi allargare la visuale sull’emarginazione persistente verso le persone considerate “di serie B”. 

Ci racconti qualcosa di te?

Sono nato e cresciuto a Genova, ho ventisette anni e sono sposato con un bimbo di cinque anni. Ho sempre usato l’arte per esprimermi e per me è sempre stata una necessità. Ho sempre avuto la musica dentro, ho sempre scritto tanto, ma non ho mai preso sul serio questa passione fino a poco tempo fa. Nel 2018 ho iniziato un percorso di transizione di genere, che ha dato vita un paio di anni dopo al brano Resistiamo, grazie al quale è iniziata la collaborazione con Lilith Label. Da quel momento la musica è diventata una parte imprescindibile della mia vita.

In che modo il tuo percorso di transizione ha modellato il tuo approccio al rap?

Non credo che lo abbia fatto. Il mio approccio è sempre stato uguale, ho sempre usato le parole per scaricare ciò che non potevo o non riuscivo a esprimere in altro modo, e così è stato anche per il mio percorso di transizione. Più che modellato direi che lo ha influenzato, nel senso che nel momento in cui ho iniziato ad apprezzare la mia voce, ho iniziato a cantare i miei testi con più naturalezza, mentre prima tentavo di indurire il mio timbro e renderlo più “mascolino”. 

Come hai scelto il titolo “Primordiale” per l’EP?

In questo termine c’è una dualità di significati: da una parte definisce la mia persona, ho sempre vissuto la mia vita basandomi sull’ istinto, sulle emozioni, su una rabbia che sono riuscito a direzionare in modo costruttivo in questo disco; dall’altra parte indica il fatto che questo è solo l’inizio per me, il primo di tanti progetti che non vedo l’ora di realizzare.

Quanto è importante per te raccontare storie personali attraverso la tua musica?

Credo che le storie personali siano un veicolo tramite cui esprimere dei concetti che le persone possano comprendere. E’ più facile immedesimarsi in una storia, se è basata su fatti reali. Tramite le mie esperienze personali cerco di coinvolgere gli ascoltatori, di farmi conoscere per permettergli di conoscere storie simili alla mia e di riconoscersi.

Come nasce una tua canzone? Qual è il tuo processo creativo?

Di solito ho bisogno di uno specifico stato emotivo, di dover esprimere qualcosa in quel preciso momento. Spesso trovo le parole giuste semplicemente camminando per strada, vedendo immagini anche semplici ma che in quel momento mi danno emozioni particolari che sento il bisogno di esprimere. Allora me le annoto e appena posso prendo carta e penna e lascio che facciano da sole, come in un flusso di coscienza. Spesso non leggo ciò che ho scritto fino al suo completamento, quando revisiono le frasi e gli incastri. Mi piace scrivere sul pianoforte, sulla musica classica, o sul metronomo. Quando finisco un testo sento subito il bisogno di registrarlo e lo faccio sentire a mia moglie, che è il mio primo giudice. Di solito questo processo dura meno di un giorno, il lavoro grosso viene dopo, in fase di produzione.

Qual è il significato della frase “diamo qualcosa a questa gente, siamo il vostro dramma” in “Lasciali Parlare”?

Non amo spiegare il significato delle mie barre perché credo che possano avere un significato diverso per ognuno, dipende da cosa si prova quando si sentono, da ciò che una persona sta affrontando. Per me questa frase è un simbolo di ribellione e visibilità, che è la migliore freccia al mio arco per combattere discriminazione e ignoranza. Tuttavia può avere il significato che ognuno vuole darci.

Pensi che le tue canzoni possano essere d’aiuto e di motivazione per chi vive una storia personale simile alla tua?

Non ho la pretesa o la presunzione di essere d’aiuto per altri, ma sicuramente lo spero. Il percorso che ho affrontato è lungo e complicato, serve pazienza e spesso ci si lascia prendere dalla fatica e dallo sconforto. Ricordo che a me ha aiutato vedere persone più avanti nel percorso che erano riuscite a costruire la vita come la desideravano, e spero che sia lo stesso in questo caso. I miei brani esprimono emozioni anche dure e intense, ma sono tutte cose affrontate a testa alta e spero che sia ciò che traspare dal disco.

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