Interview: Nicolò Piccinni

Nicolò Piccinni è un personaggio eclettico: musicista,attore, autore. Il suo secondo disco uscito in un periodo difficile è variegato e ricco di idee, non potevamo perdere l’occasione di parlare con lui di AUTREMENT e ovviamente di tanto altro.

IR: Il teatro è una parte importante nel tuo percorso artistico, trovi che fare una performance teatrale ed esibirsi suonando live siano due forme di recitazione distinte o hanno parti in comune?

NP: Sono entrambe forme espressive che si basano sul momento performativo. Condividono lo stesso rito, cioè lo scambio tra un pubblico e chi esegue il gesto creativo. Per me spesso si mescolano insieme, l’una si svolge nell’altra. Bazzico il palcoscenico teatrale da quando sono bambino, all’inizio suonare le mie canzoni era tremendo, mi sembrava di essere indifeso, completamente esposto, perché invece che interpretare un personaggio mi sembrava al contrario di denudare le mie emozioni più intime e personali. L’errore era pensarle come due esperienze diverse, forse lo sono superficialmente, ma l’anima che le fa vibrare è la stessa. Essere autentici sul palco è la chiave, ma non è scontato, sia nella musica che nel teatro. 

IR: La composizione di AUTREMENT ha richiesto molto tempo?

NP: In realtà sono canzoni venute fuori in modo molto spontaneo. Avevano dentro fin da subito un presentimento di arrangiamento. Sono nate con il bisogno di essere sviluppate da altre mani e da altre intenzioni che non fossero solo le mie. Infatti Gli Internauti le hanno plasmate splendidamente credo. Le hanno fatte crescere.

IR: Gli internauti, il tuo gruppo, come li hai incontrati? Sono una formazione fissa o cambia a seconda dell’esigenza?

NP: Sono una band di musicisti ben precisi: Francesco Cornaglia, Michael Pusceddu, Federico Bertaccini, Gabriele Prandi e Angelo Mossi. Ci conosciamo da molti anni, ma questa è stata la prima uscita ufficiale con il nome Gli Internauti. Abbiamo un altro album in produzione, che in realtà è antecedente a Autrement, che spero possa vedere presto la luce.

IR: I diversi stili presenti nei brani sono stati dettati dalle situazioni contingenti o si adattavano bene al testo che volevi cantare?

NP: Ogni canzone ha la sua anima, più o meno manifesta fin dal momento in cui le ho composte. Sapevo che la band avrebbe trovato la strada giusta per far sì che ognuna avesse il suo stile e la sua atmosfera. Si passa dalla ballata acustica all’acid surf, dal rock alle sonorità sud americane. Un pasticciaccio equilibrato di tutte le nostre ossessioni sonore.

L’autocarro

IR: Visto che siamo nei dintorni dell’anniversario della nascita: ho sentito l’estro del primo Dalla nelle tue scelte musicali più per il coraggio che per assonanza. Ti ci ritrovi?

NP: Lo accolgo come un bellissimo complimento, grazie. Lucio Dalla è certamente uno dei miei punti di riferimento, inarrivabile come giusto che sia. È un artista che ha sempre fatto ricerca, su tutti i livelli possibili. Un’ispirazione per non smettere mai di cercarsi e di perdersi ciclicamente.

IR: Ho trovato originale la conclusiva Briciola, come è nata? Sembra un brano molto spontaneo.

NP: È nata in macchina. Abbiamo arrangiato e registrato tutto l’album in sei giorni in una mansarda tra le colline torinesi. Facevo avanti e indietro da casa a lì, era finito da qualche mese il primo lockdown e stavo vivendo un grande scambio di energia con la band. Improvvisamente in uno dei tragitti è uscita dal nulla questa melodia, prepotente e viscerale come un canto popolare. Tornato a casa non avevo strumenti, così l’ho registrata con un microfono di fortuna, sovrapponendo un po’ di voci. Alla fine abbiamo deciso di lasciarla nuda, così com’era nata.

IR: Pensi di portare in tour i brani che hai composto?

NP: Abbiamo già iniziato a suonarli in giro, a Torino e Milano. I prossimi passi spero possano essere in altre città, da solo, in duo o in trio o con tutta la band se ci saranno le giuste occasioni. Sono canzoni nate per essere suonare dal vivo. E non possiamo che assecondarle con piacere!

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