Interview – Niahm

Arrivano al quarto album i Niamh: la metal band pubblica “People of the Underworld”, un energico concentrato delle virtù di un gruppo capace di rimanere coerente con se stesso pur cambiando all’interno dello stesso album. 

La band, che in passato ha aperto live anche per i Soulfly, Enter Shikari, Lacuna Coil, Placebo, Arch Enemy, Dark Tranquillity, Chemical Brothers e molti altri, si prepara a portare il disco nuovo sui palchi, e nel frattempo risponde ad alcune domande che abbiamo rivolto loro. 

Ciao ragazzi, raccontateci quali sono gli elementi nuovi che hanno contraddistinto questo album rispetto alle lavorazioni dei precedenti

[Teja] Per la prima volta, abbiamo lavorato molto individualmente; abbiamo composto separatamente, finalmente anche con un batterista fisso nella band. Sorprendentemente, lavorando così abbiamo avuto ancora più coesione, forse sentendoci più liberi di dare sfogo alle ispirazioni e agli ascolti personali.

Come descrivereste l’atmosfera generale di “People of the Underworld”?

[Colli] Cupa, introspettiva. Un urlo di disperazione che cerca di venir a galla per farsi ascoltare in un mondo fatto di stereotipi e clichè.

Quali sono le vostre influenze musicali per questo album?

[Mike] Sono davvero eterogenee fra di loro, sono pochi i gruppi che ci mettono d’accordo e tendiamo ad avere preferenze diverse e particolari. Credo che sia anche il bello dei Niamh, sentire dentro i brani tante influenze diverse, stili particolari e opposti fra di loro. Personalmente mi piacciono molto gli Electric Callboy, i Suicide Silence e anche qualcosa di grindcore. Si risentono queste influenze nel disco? No 😀

Come vi sentite riguardo alla vostra crescita come band?

[Mike] Se mi guardo indietro, mi sembrano passati eoni, invece in realtà non è passato così tanto, ma quando fai tante esperienze, tutto sembra dilatato. Le soddisfazioni sono state tante: bei festival, canzoni che ti fanno sentire fiero, sempre più ragazzi che ti seguono, nuove esperienze, nuove situazioni. E più vai avanti, più ne vuoi di nuove.

Qual è stata la traccia più difficile da scrivere e perché?

[Colli] Di impatto, ti direi Seek & Destroy. Tutti gli amanti del genere la conoscono e la linea tra far un bel lavoro ed un lavoro mediocre è veramente sottile.

Qual è la vostra connessione con la fanbase, che di solito con le band metal è sempre attenta e partecipe?

[Mike] Abbiamo un sacco di foto con tutti i nostri followers, ci piace molto confrontarci con chi ci segue e ci conosce. Se con le critiche ci aiutano a crescere, i complimenti sono quello che ci sprona ad andare avanti e dare sempre di più. Siamo in contatto con tantissimi ragazzi conosciuti ai concerti, ci informiamo come stanno (abbiamo suonato spesso in Ucraina e ci seguono in molti da quell’area), chiediamo loro pareri. 

I social per una band sono un mezzo molto importante, ma non per mettersi in mostra, piuttosto per continuare a mantenere rapporti altresì difficili, a coltivare le relazioni con chi ti supporta e stima artisticamente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *