Interview – May Gray
In procinto di pubblicare il nuovo album, “Fragili“, i bolognesi May Gray ci hanno rilasciato questa intervista, anche per raccontare l’ultimo singolo, che si intitola “Qui, resta qui“. Trio che propone un rock cantato in italiano, influenzato dai Foo Fighters e da altre suggestioni d’Oltreoceano, si propongono con grande sincerità e senza troppi filtri, alla ricerca di un romanticismo forse ormai svanito. Ecco le loro risposte.
Qual è la connessione tematica tra il singolo “Qui, Resta Qui” e il resto dell’album “Fragili”?
Da questo nuovo singolo, abbiamo proprio estrapolato il titolo del disco, quindi la connessione è forte, direi cruciale: la fragilità ed insicurezza che dominano il nostro quotidiano e la ricerca costante di un appiglio ha l’intento appunto di “dare luce ai nostri giorni spenti e fragili”. L’interlocutore diventa un punto di riferimento che possa consolarci e, allo stesso modo, conciliare la nostra essenza con mancanze quotidiane.
In che modo la vostra esperienza live influisce sulla vostra musica in studio?
Cerchiamo di essere più autentici ed immediati possibile. L’intento è di riproporre e rimarcare su disco l’energia che proviamo a sprigionare e che più ci caratterizza dal vivo.
Cosa vi ha spinto a intraprendere la carriera musicale e chi sono stati i vostri principali mentori?
Suoniamo fin da bambini e da tale epoca la musica per noi ha sempre rappresentato un bisogno, una necessità espressiva vera e propria, l’unico canale attraverso cui esternare il nostro mondo interiore.
Abbiamo sempre stimato e considerato i nostri mentori quegli artisti con qualcosa da dire, con un percorso che ci possa aver stimolato a creare il nostro. Primo su tutti, Mr. Dave fuckin’ Grohl, ma ce ne sono tantissimi altri. Amiamo la costanza, ecco.
Come è nata la vostra collaborazione artistica con Marco Bertoni e in che modo ha plasmato il vostro suono?
Marco lo abbiamo conosciuto diversi anni fa, direi 2013, tramite il Centro Musica di Modena e al progetto Sonda, grazie a cui viene tuttora fornito supporto e spazio a band emergenti. Con lui è stato amore a prima vista, possiamo dire una sinergia molto potente. Ci ha prodotto il primo album e per quest’ultimo volevamo un ritorno alle origini, diciamo. Essere a proprio agio in studio è fondamentale e con lui ci si può sentire a casa. Grazie a lui, siamo riusciti a mantenere quel sound ruvido e autentico che più ci caratterizza, ma strizzando l’occhio a sonorità più moderne, in particolare le voci e le batterie.
Che aspettative avete nei confronti del nuovo album in arrivo a breve, “Fragili”?
La speranza è sempre quella di suonare live il più possibile e racimolare sempre più seguaci, anzi come li chiamano oggi, followers. Scherzi a parte, il nostro obiettivo è quello di ritagliarci una fetta sempre maggiore nel marasma e caos totale nel panorama musicale italiano, sgomitando e macinando chilometri solo grazie alla nostra musica.